8 marzo Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/8-marzo/ Settimanale di informazione regionale Wed, 08 Mar 2023 15:24:16 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg 8 marzo Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/8-marzo/ 32 32 8 marzo, il Monastero di Santa Rita da Cascia a sostegno del progetto per i diritti delle donne afghane https://www.lavoce.it/8-marzo-il-monastero-di-santa-rita-da-cascia-a-sostegno-del-progetto-per-i-diritti-delle-donne-afghane/ Wed, 08 Mar 2023 15:17:47 +0000 https://www.lavoce.it/?p=70766 sostegno donne afghane

"Questo è il modo in cui, a nome di tutti i devoti, voglio esprimere la concreta carità cristiana incarnata da Santa Rita a sostegno dei diritti negati delle donne afghane, in rappresentanza dei loro diritti in ogni parte del mondo: dall’Iran, dove si stanno verificando sospetti avvelenamenti delle studentesse, all’Ucraina in guerra, fino alle donne migranti e a tutte quelle vittime di violenza".

Così suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del Monastero di Santa Rita da Cascia, commenta la donazione, e quindi il sostegno concreto da parte della sua comunità, al progetto di scolarizzazione in favore delle bambine e delle ragazze afghane, promosso dal quotidiano Avvenire, in collaborazione con la Caritas, all’interno di una campagna per accendere i riflettori sul regime di oppressione che le donne stanno vivendo dopo il ritorno al potere dei talebani, in occasione della Giornata internazionale della donna dell'8 marzo.

Una questione di giustizia sociale

"Considero la difesa dei loro diritti -ha continuato la Madre Priora- una questione di giustizia sociale, per garantire le condizioni che consentono alle associazioni e agli individui di conseguire ciò a cui hanno diritto secondo la loro natura e la loro vocazione, come dichiarato nel catechismo della Chiesa Cattolica. Inoltre, rivedo in queste donne il coraggio di Santa Rita, che scelse di rinunciare alla vendetta per la morte di suo marito, contrariamente allo spirito dei suoi tempi. O quello di Beata Maria Teresa Fasce, che ha dato voce alle donne, non solo religiose, in un tempo in cui erano abituate a tacere".

Madre Fasce è stata la badessa del monastero di Cascia per ventisette anni (1920-1947), diventando la Madre per antonomasia e diffondendo il culto di Santa Rita nel mondo, oltre a trasformare il volto del borgo umbro, fino ad allora un paese sconosciuto.

Una donna, proveniente da una famiglia borghese ligure, innamorata di Rita e della vita contemplativa, eppure estremamente concreta, determinata e lungimirante, che per tutto il tempo del suo operato, difese con forza i suoi diritti e quelli delle monache, con uomini di varia estrazione. E che il 2 giugno 1946, quando si svolsero le elezioni per l’Assemblea Costituente e referendum istituzionale tra monarchia e repubblica e le donne italiane andarono per la prima volta al voto, dopo quarant'anni di clausura, uscì dal monastero per esercitare il suo diritto.

Il coraggio di Santa Rita esempio per le donne

"Il coraggio di Santa Rita -conclude Suor Maria Rosa- non rappresenta altro che la messa in pratica della parola di Dio e così è anche per quello della Beata Fasce.  Nella Genesi si legge infatti Dio creò l’uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina. Ciò significa che uomo e donna hanno pari dignità. Senza dimenticare che Maria dice sì ad un Angelo, decidendo di disporre del proprio corpo, senza chiedere il permesso a suo marito, come avveniva all’epoca. Così come le donne vengono scelte da Dio come prime messaggere della Risurrezione. Impariamo, quindi, da Dio la strada del rispetto e della parità. E impegniamoci, concretamente, per la libertà e i diritti delle donne in ogni parte del mondo, a partire dal sostegno al progetto di Avvenire".

E sono sempre le donne che, nel nome della Santa agiscono nella loro quotidianità, le protagoniste del Riconoscimento Internazionale Santa Rita, dal 1988 conferito a donne, di ogni età, condizione, nazione e religione, che incarnano i valori ritiani, facendosi guidare dall’amore anche nel dolore. I nomi delle donne che saranno premiate quest'anno verranno resi noti a breve.

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sostegno donne afghane

"Questo è il modo in cui, a nome di tutti i devoti, voglio esprimere la concreta carità cristiana incarnata da Santa Rita a sostegno dei diritti negati delle donne afghane, in rappresentanza dei loro diritti in ogni parte del mondo: dall’Iran, dove si stanno verificando sospetti avvelenamenti delle studentesse, all’Ucraina in guerra, fino alle donne migranti e a tutte quelle vittime di violenza".

Così suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del Monastero di Santa Rita da Cascia, commenta la donazione, e quindi il sostegno concreto da parte della sua comunità, al progetto di scolarizzazione in favore delle bambine e delle ragazze afghane, promosso dal quotidiano Avvenire, in collaborazione con la Caritas, all’interno di una campagna per accendere i riflettori sul regime di oppressione che le donne stanno vivendo dopo il ritorno al potere dei talebani, in occasione della Giornata internazionale della donna dell'8 marzo.

Una questione di giustizia sociale

"Considero la difesa dei loro diritti -ha continuato la Madre Priora- una questione di giustizia sociale, per garantire le condizioni che consentono alle associazioni e agli individui di conseguire ciò a cui hanno diritto secondo la loro natura e la loro vocazione, come dichiarato nel catechismo della Chiesa Cattolica. Inoltre, rivedo in queste donne il coraggio di Santa Rita, che scelse di rinunciare alla vendetta per la morte di suo marito, contrariamente allo spirito dei suoi tempi. O quello di Beata Maria Teresa Fasce, che ha dato voce alle donne, non solo religiose, in un tempo in cui erano abituate a tacere".

Madre Fasce è stata la badessa del monastero di Cascia per ventisette anni (1920-1947), diventando la Madre per antonomasia e diffondendo il culto di Santa Rita nel mondo, oltre a trasformare il volto del borgo umbro, fino ad allora un paese sconosciuto.

Una donna, proveniente da una famiglia borghese ligure, innamorata di Rita e della vita contemplativa, eppure estremamente concreta, determinata e lungimirante, che per tutto il tempo del suo operato, difese con forza i suoi diritti e quelli delle monache, con uomini di varia estrazione. E che il 2 giugno 1946, quando si svolsero le elezioni per l’Assemblea Costituente e referendum istituzionale tra monarchia e repubblica e le donne italiane andarono per la prima volta al voto, dopo quarant'anni di clausura, uscì dal monastero per esercitare il suo diritto.

Il coraggio di Santa Rita esempio per le donne

"Il coraggio di Santa Rita -conclude Suor Maria Rosa- non rappresenta altro che la messa in pratica della parola di Dio e così è anche per quello della Beata Fasce.  Nella Genesi si legge infatti Dio creò l’uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina. Ciò significa che uomo e donna hanno pari dignità. Senza dimenticare che Maria dice sì ad un Angelo, decidendo di disporre del proprio corpo, senza chiedere il permesso a suo marito, come avveniva all’epoca. Così come le donne vengono scelte da Dio come prime messaggere della Risurrezione. Impariamo, quindi, da Dio la strada del rispetto e della parità. E impegniamoci, concretamente, per la libertà e i diritti delle donne in ogni parte del mondo, a partire dal sostegno al progetto di Avvenire".

E sono sempre le donne che, nel nome della Santa agiscono nella loro quotidianità, le protagoniste del Riconoscimento Internazionale Santa Rita, dal 1988 conferito a donne, di ogni età, condizione, nazione e religione, che incarnano i valori ritiani, facendosi guidare dall’amore anche nel dolore. I nomi delle donne che saranno premiate quest'anno verranno resi noti a breve.

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8 marzo, messaggio della Priora del Monastero di Santa Rita da Cascia https://www.lavoce.it/8-marzo-messaggio-della-priora-del-monastero-di-santa-rita-da-cascia/ Mon, 07 Mar 2022 15:32:01 +0000 https://www.lavoce.it/?p=65468 8 marzo

La madre priora del Monastero Santa Rita da Cascia, invia un messaggio in occasione nella Giornata internazionale della donna che si celebra l'8 marzo; una lettera, con un pensiero diretto alle donne dell'Ucraina.

"Mentre ci prepariamo alla Pasqua -scrive la religiosa- la guerra in Ucraina mette tristemente in luce quanto le donne, protagoniste della storia della Risurrezione, siano invece costrette oggi a fermarsi alla Passione.

Eppure, le loro scelte sono di speranza, perché affrontano l’oscurità, soffrono, rischiano e si privano di ogni cosa per difendere la vita. L'8 marzo, rappresenta una giornata simbolica, in cui celebriamo il coraggio delle donne che anticipano l’alba, paladine della pace che vanno tutelate e dalle quali possiamo imparare tanto. Come le donne che nella prossima festa di Santa Rita premieremo perché sono strade da seguire per un futuro migliore, proprio come Colei che ispira i nostri passi e che preghiamo perché accompagni anche quelli di ogni donna, soprattutto in questi tempi".

Un pensiero per l'8 marzo non solo per le donne ucraine

Un pensiero in occasione dell'8 marzo, rivolto non soltanto a coloro che stanno vivendo in prima persona il dramma della guerra, ma anche a tutte quelle che custodiscono la vita. Come le quattro donne che il prossimo maggio riceveranno il Riconoscimento Internazionale Santa Rita, dal 1988 conferito a donne, di ogni età, condizione, nazione e religione, che incarnano i valori ritiani.

Le Donne di Rita 

Donne di Rita, così vengono chiamate le donne scelte per il prestigioso riconoscimento, perché come Rita da Cascia a guidare le loro vite, anche nel dolore, è sempre l’amore. Pur vivendo differenti contesti ed esperienze, il loro esempio è universale e dimostra che è possibile percorrere un cammino diverso.

Ecco le quattro donne che, il 21 maggio alle 10 nella Sala della Pace del Santuario di Santa Rita a Cascia, saranno presentate da Luca Ginetto, caporedattore della TGR Umbria:

  • Chiara Castellani, originaria di Parma, è una dottoressa missionaria. Riceve il Riconoscimento Internazionale Santa Rita per aver donato tutta la sua vita ai piccoli e ai dimenticati del mondo. In Nicaragua e in Congo quotidianamente mette a disposizione dei poveri e dei malati la sua professionalità. Con fede e coraggio è impegnata nella formazione di nuovi operatori sanitari attenti allo sviluppo integrale della persona;
  • Concetta Zaccaria, per tutti Tina, di Casalnuovo di Napoli, è una mamma della Terra dei Fuochi che ha perso la figlia Dalia per un linfoma di Hodgkin. Riceve il Riconoscimento Internazionale Santa Rita per aver saputo trasformare il suo dolore in un’opportunità per aiutare gli altri. Con l’associazione Angeli Guerrieri, infatti, aiuta tutte le famiglie della Terra dei Fuochi che combattono contro il cancro e denuncia il dramma ambientale che vivono i cittadini della sua zona;
  • Maria Antonietta Rositani, di Reggio Calabria, che nel 2018 è stata brutalmente aggredita dall’ex marito, salvandosi per un pelo. Riceve il Riconoscimento Internazionale Santa Rita per aver saputo leggere in tutti i momenti dolorosi della sua vita la presenza di Cristo. Anche nel terribile tentato femminicidio ha stretto la mano del Signore che le ha indicato la via del perdono, senza però rinunciare alla giustizia. Con coraggio e determinazione affronta numerosi interventi chirurgici con la consapevolezza di non essere sola, ma sostenuta dalla fede e dall’esempio di Santa Rita che tanto ama;
  • Silvia Battini, di Sesto San Giovanni (Milano), moglie e mamma che dal 2009 affronta la sclerosi laterale amiotrofica come occasione di rinascita. Riceve il Riconoscimento Internazionale Santa Rita per la stupenda testimonianza di amore e di fede che dona a chiunque la incontra e le scrive, insegnando che anche se la carne è debole lo Spirito dà vita e che amare ed essere amati è il senso della vita.
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8 marzo

La madre priora del Monastero Santa Rita da Cascia, invia un messaggio in occasione nella Giornata internazionale della donna che si celebra l'8 marzo; una lettera, con un pensiero diretto alle donne dell'Ucraina.

"Mentre ci prepariamo alla Pasqua -scrive la religiosa- la guerra in Ucraina mette tristemente in luce quanto le donne, protagoniste della storia della Risurrezione, siano invece costrette oggi a fermarsi alla Passione.

Eppure, le loro scelte sono di speranza, perché affrontano l’oscurità, soffrono, rischiano e si privano di ogni cosa per difendere la vita. L'8 marzo, rappresenta una giornata simbolica, in cui celebriamo il coraggio delle donne che anticipano l’alba, paladine della pace che vanno tutelate e dalle quali possiamo imparare tanto. Come le donne che nella prossima festa di Santa Rita premieremo perché sono strade da seguire per un futuro migliore, proprio come Colei che ispira i nostri passi e che preghiamo perché accompagni anche quelli di ogni donna, soprattutto in questi tempi".

Un pensiero per l'8 marzo non solo per le donne ucraine

Un pensiero in occasione dell'8 marzo, rivolto non soltanto a coloro che stanno vivendo in prima persona il dramma della guerra, ma anche a tutte quelle che custodiscono la vita. Come le quattro donne che il prossimo maggio riceveranno il Riconoscimento Internazionale Santa Rita, dal 1988 conferito a donne, di ogni età, condizione, nazione e religione, che incarnano i valori ritiani.

Le Donne di Rita 

Donne di Rita, così vengono chiamate le donne scelte per il prestigioso riconoscimento, perché come Rita da Cascia a guidare le loro vite, anche nel dolore, è sempre l’amore. Pur vivendo differenti contesti ed esperienze, il loro esempio è universale e dimostra che è possibile percorrere un cammino diverso.

Ecco le quattro donne che, il 21 maggio alle 10 nella Sala della Pace del Santuario di Santa Rita a Cascia, saranno presentate da Luca Ginetto, caporedattore della TGR Umbria:

  • Chiara Castellani, originaria di Parma, è una dottoressa missionaria. Riceve il Riconoscimento Internazionale Santa Rita per aver donato tutta la sua vita ai piccoli e ai dimenticati del mondo. In Nicaragua e in Congo quotidianamente mette a disposizione dei poveri e dei malati la sua professionalità. Con fede e coraggio è impegnata nella formazione di nuovi operatori sanitari attenti allo sviluppo integrale della persona;
  • Concetta Zaccaria, per tutti Tina, di Casalnuovo di Napoli, è una mamma della Terra dei Fuochi che ha perso la figlia Dalia per un linfoma di Hodgkin. Riceve il Riconoscimento Internazionale Santa Rita per aver saputo trasformare il suo dolore in un’opportunità per aiutare gli altri. Con l’associazione Angeli Guerrieri, infatti, aiuta tutte le famiglie della Terra dei Fuochi che combattono contro il cancro e denuncia il dramma ambientale che vivono i cittadini della sua zona;
  • Maria Antonietta Rositani, di Reggio Calabria, che nel 2018 è stata brutalmente aggredita dall’ex marito, salvandosi per un pelo. Riceve il Riconoscimento Internazionale Santa Rita per aver saputo leggere in tutti i momenti dolorosi della sua vita la presenza di Cristo. Anche nel terribile tentato femminicidio ha stretto la mano del Signore che le ha indicato la via del perdono, senza però rinunciare alla giustizia. Con coraggio e determinazione affronta numerosi interventi chirurgici con la consapevolezza di non essere sola, ma sostenuta dalla fede e dall’esempio di Santa Rita che tanto ama;
  • Silvia Battini, di Sesto San Giovanni (Milano), moglie e mamma che dal 2009 affronta la sclerosi laterale amiotrofica come occasione di rinascita. Riceve il Riconoscimento Internazionale Santa Rita per la stupenda testimonianza di amore e di fede che dona a chiunque la incontra e le scrive, insegnando che anche se la carne è debole lo Spirito dà vita e che amare ed essere amati è il senso della vita.
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8 marzo: “Senza le donne, non c’è futuro per il Paese” dice la Priora del Monastero Santa Rita di Cascia https://www.lavoce.it/8marzo-priora-monastero-santa-rita-di-cascia/ Sat, 06 Mar 2021 17:36:56 +0000 https://www.lavoce.it/?p=59420 La Priora del Monastero Santa Rita di Cascia, Suor Maria Rosa Bernardinis,davanti all'urna di Santa Rita

La Madre Priora del Monastero Santa Rita di Cascia, suor Maria Rosa Bernardinis, scrive un appello ai Governanti in occasione della Giornata internazionale dei diritti della donna, di lunedì 8 marzo. "La crisi della pandemia -dice- rischia di rendere vani i sacrifici e le lotte per la parità di genere delle donne, che ancora una volta risultano vittime. Penso alle centinaia di migliaia di donne che nel 2020 in Italia hanno perso il lavoro".

Insieme alle mie consorelle -prosegue la superiora - prego ogni giorno il Signore per il nostro universo tutto al femminile, il quale attende ancora una vera rivoluzione sociale, economica e culturale necessaria a raggiungere la parità dei diritti. Una parità non più rinviabile. È per questo che faccio appello ai governanti e legislatori affinché permettano alla donna una reale crescita all'interno della nostra società. Senza le donne non ci sarà alcun salto in avanti per il nostro Paese, perché mancherebbe l'apporto del genio femminile.

Santa Rita, modello femminile esemplare, sostenga la nostra preghiera affinché i governi si adoperino sempre per il bene delle donne. Ne trarrà beneficio anche l'universo maschile. Non dimentichiamo -conclude il messaggio in occasione dell'8 marzo, la Madre Priora del Monastero Santa Rita di Cascia, suor Maria Rosa Bernardinis- che Dio ha creato l'uomo e la donna a Sua immagine e somiglianza. E li ha creati perché aiutandosi a vicenda contribuissero insieme all'opera della creazione".

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La Priora del Monastero Santa Rita di Cascia, Suor Maria Rosa Bernardinis,davanti all'urna di Santa Rita

La Madre Priora del Monastero Santa Rita di Cascia, suor Maria Rosa Bernardinis, scrive un appello ai Governanti in occasione della Giornata internazionale dei diritti della donna, di lunedì 8 marzo. "La crisi della pandemia -dice- rischia di rendere vani i sacrifici e le lotte per la parità di genere delle donne, che ancora una volta risultano vittime. Penso alle centinaia di migliaia di donne che nel 2020 in Italia hanno perso il lavoro".

Insieme alle mie consorelle -prosegue la superiora - prego ogni giorno il Signore per il nostro universo tutto al femminile, il quale attende ancora una vera rivoluzione sociale, economica e culturale necessaria a raggiungere la parità dei diritti. Una parità non più rinviabile. È per questo che faccio appello ai governanti e legislatori affinché permettano alla donna una reale crescita all'interno della nostra società. Senza le donne non ci sarà alcun salto in avanti per il nostro Paese, perché mancherebbe l'apporto del genio femminile.

Santa Rita, modello femminile esemplare, sostenga la nostra preghiera affinché i governi si adoperino sempre per il bene delle donne. Ne trarrà beneficio anche l'universo maschile. Non dimentichiamo -conclude il messaggio in occasione dell'8 marzo, la Madre Priora del Monastero Santa Rita di Cascia, suor Maria Rosa Bernardinis- che Dio ha creato l'uomo e la donna a Sua immagine e somiglianza. E li ha creati perché aiutandosi a vicenda contribuissero insieme all'opera della creazione".

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8 marzo: “imparità” no ma “disparità” sì https://www.lavoce.it/8-marzo-imparita-no-ma-disparita-si/ https://www.lavoce.it/8-marzo-imparita-no-ma-disparita-si/#comments Thu, 10 Mar 2016 16:49:23 +0000 https://www.lavoce.it/?p=45685 don-paolo-giuliettiLa celebrazione dell’8 marzo è stata quest’anno caratterizzata da un dibattito particolarmente vivace, nella società civile e anche nella Chiesa. Alcune ricorrenze – i 70 anni di voto femminile in Italia – e alcuni avvenimenti – le recenti discussioni attorno alla famiglia, ma anche le bandiere a mezz’asta per ricordare le donne uccise – hanno aggiunto motivi di interesse a una ricorrenza che rischia, ormai, di essere un po’ scontata o di prestarsi a inevitabili commercializzazioni. Al risveglio dell’interesse hanno contribuito, sul versante ecclesiale, le recenti rivelazioni circa la profonda amicizia tra san Giovanni Paolo II e Anna Teresa Tymieniecka, come anche le parole pronunciate a più riprese da Papa Francesco sulle donne e sulla dimensione femminile della Chiesa e in Dio.

Del resto il concetto di misericordia evoca la maternità di Dio, con il suo richiamo alle “viscere” femminile, sede di tale sentimento nel linguaggio e nella mentalità semitica. “Il Signore è misericordioso”: questa parola evoca un atteggiamento di tenerezza come di una madre nei confronti del figlio. “L’immagine che suggerisce è quella di un Dio che si commuove e si intenerisce per noi come una madre quando prende in braccio il suo bambino, desiderosa solo di amare, proteggere, aiutare, pronta a donare tutto, anche se stessa. Questa è l’immagine che suggerisce questo termine. Un amore, dunque, che si può definire, in senso buono, viscerale” (udienza generale del 13 gennaio).

Siamo finalmente usciti dall’epoca delle rivendicazioni ed entrati in quella del ripensamento? Nel primo caso, c’erano da affrontare e superare le molteplici situazioni di im-parità tra uomini e donne che affiggevano la nostra società. Nonostante permangano dislivelli a livello quantitativo, dal punto di vista qualitativo – legislativo, culturale, sociale – moltissime barriere sono cadute. Ciò che oggi siamo sollecitati a compiere è allora un ripensamento, mettendo a fuoco il significato delle ineliminabili dis-parità, legate a ciò che è – e resta – irriducibile del maschile e del femminile.

Può ben spiegarlo una metafora musicale: oggi nessuno parla più di strumenti “maschili” o “femminili”; se certamente sono più comuni i percussionisti e le arpiste, i contrabbassisti e le flautiste, capita di imbattersi anche negli strumentisti di sesso opposto. Anche tra i direttori d’orchestra si fanno largo le donne. L’im-parità è dunque sostanzialmente superata. Rimane la dis-parità, laddove le caratteristiche del corpo maschile e di quello femminile giocano un ruolo centrale: la voce e il canto. Lì la questione non è più quella di rivendicare una medesima possibilità, ma di mettere in campo la differenza come valore, in chiave di reciprocità.

Quest’ultima sfida è culturalmente assai più intrigante, ma anche più complessa. Non si gioca sul terreno delle pari opportunità, dei servizi o delle rivendicazioni. Richiede invece un’investigazione intelligente, libera da pregiudizi, ma anche da massimalismi, di ciò che significano per l’umano il maschile e il femminile, in sé e nel loro essere orientati l’uno all’altro. Nel loro essere determinati dalla corporeità, ma anche nel loro attingere a ciò che la cultura e le civiltà hanno depositato, come una sorta di potente Dna, nel modo di concepire se stessi e l’altro. Nel loro essere costitutivamente orientati alla procreazione, ma anche nella loro irriducibilità a questa – pur decisiva – funzione. Nel loro essere diversi, ma anche nel loro essere uguali, abitati ciascuno da qualcosa dell’altro. Riflessione ardua e necessaria, per condurre al superamento di ruoli preconcetti e a una dis-parità autenticamente reciproca. Anche nella Chiesa.

 

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https://www.lavoce.it/8-marzo-imparita-no-ma-disparita-si/feed/ 2
8 marzo. La Parola alle donne, nella società e nella Chiesa https://www.lavoce.it/8-marzo-la-parola-alle-donne-nella-societa-e-nella-chiesa/ Tue, 08 Mar 2016 16:36:43 +0000 https://www.lavoce.it/?p=45645 La campagna di Amnesty international di denuncia della prassi delle dpose - bambine
La campagna di Amnesty international di denuncia della prassi delle dpose – bambine

In questo inizio di marzo 2016 una buona notizia apre spiragli di speranza per le bambine del mondo. La Corte Costituzionale dello Zimbabwe ha deliberato che nessuno può sposarsi prima di aver compiuto 18 anni, una decisione che dovrebbe mettere fine alla pratica delle spose – bambine. Si stima che nel mondo vi siano 700 milioni di ragazze date in sposa prima dei 18 anni e 250milioni prima dei 15. La notizia è nel supplemento mensile dell’Osservatore Romano “Donne – Chiesa – Mondo”.

Ogni mese il quotidiano del Papa racconta fatti, raccoglie opinioni, fa scrivere donne dai cinque continenti, religiose e laiche. Insomma dà voce a quella parte di umanità che nel mondo è più spesso dalla parte delle vittime che non dei vincitori. E il supplemento di questo mese è dedicato al tema “Donne che predicano”. Un tema forte in una Chiesa che stenta a riconoscere alle donne la stessa dignità battesimale degli uomini, che invece andrebbe recuperata, per uomini e donne, proprio in relazione a questo punto. Lo sottolinea nello stesso supplemento (i testi sono anche online su www.vatican.va) il priore della comunità di Bose, Enzo Bianchi, in un intervento storico biblico, che mostra come non vi siano nel Vangelo ostacoli alla predicazione dei laici e che fin dai primi secoli questa facoltà è stata riconosciuta anche alle donne. “Sarebbe importante – scrive Bianchi – che, senza mutare nulla della dottrina tradizionale, si desse la possibilità a laici, uomini e donne, di prendere la parola nell’assemblea liturgica, ad alcune precise condizioni” e prosegue indicando quali.

In un mondo in cui le donne sono ridotte a corpo da usare (che siano le spose bambine o le vittime della tratta per la prostituzione, o che siano le modelle o le veline delle nostre tv, o le ‘madri surrogate’ o le vittime degli stupri di guerra e tanto altro ancora) è significativo che il giornale del Papa dedichi a questo tema proprio il supplemento che esce prima della Giornata internazionale della donna che si celebra l’8 marzo.

Schiacciato tra il dibattito sul gender e una profonda diffidenza verso tutto ciò che sa di ‘femminismo’ il mondo cattolico italiano non sembra aver compreso quanto il discorso sulla donna possa costituire uno stimolo e una ricchezza per la comprensione stessa dell’uomo, quanto possa far crescere in umanità la società tutta.

Un anno fa, il 7 febbraio, Papa Francesco affidava al Pontificio Consiglio per la cultura il compito di “studiare criteri e modalità nuovi affinché le donne si sentano non ospiti, ma pienamente partecipi dei diversi ambiti della vita sociale ed ecclesiale”, ed indicava quattro tematiche su cui lavorare, e concludeva “Non bisogna lasciare sole le donne a portare questo peso e a prendere decisioni, ma tutte le istituzioni, compresa la comunità ecclesiale, sono chiamate a garantire la libertà di scelta per le donne, affinché abbiano la possibilità di assumere responsabilità sociali ed ecclesiali, in un modo armonico con la vita familiare”.

Prendere in mano magistero della Chiesa su questo tema potrebbe essere un modo per celebrare questo 8 marzo.

Maria Rita Valli

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Dove il lavoro è a misura di famiglia https://www.lavoce.it/dove-il-lavoro-e-a-misura-di-famiglia/ Fri, 13 Mar 2015 11:54:01 +0000 https://www.lavoce.it/?p=30896 La premiazione della UmbraGroup
La premiazione della UmbraGroup

Vorrei far passare a tutti la gioia e la felicità, sì, felicità, provata domenica scorsa partecipando nella Sala della Conciliazione, palazzo comunale di Assisi, alla premiazione delle aziende che si sono meritate questo grande e storico premio.

Potremmo parlare di una vera e propria “Rivoluzione copernicana” quella evidenziata dal “Premio Città di Assisi aziende family friendly”, intitolato al grande imprenditore umbro Valter Baldaccini, recentemente scomparso. Questa era la seconda edizione

Ho vissuto un’esperienza unica per la sua grandezza e il suo valore rivoluzionario. Le ditte premiate hanno colpito e fatto gioire perché con dati alla mano hanno dimostrato che più si interagisce con la famiglia e più i dipendenti lavorano con gioia e profitto, aumentando così il fatturato e dando possibilità nuove di lavoro a tanti altri.

Era presente come relatore anche un docente della pontificia Università di Santa Croce (Roma), José Angel Lombo, che brillantemente (come sanno fare gli spagnoli) ci ha spiegato perché dovrà essere così se si vuole ricostruire il Paese partendo anche da una nuova e sana economia.

La teoria dell’homo oeconomicus dopo più di 50 anni è fallita, mentre l’economia nel suo impianto organizzativo copia l’organizzazione familiare l’economia procede, cresce e si sviluppa, creando bene comune, anche promuovendo una società più forte e coesa attraverso la famiglia.

Finalmente abbiamo sentito valorizzata la famiglia senza se e senza ma.

Politici, imparate!

Mi piace ricordare e raccontare alcuni flash, tanto per essere concreta, alcuni particolari raccontati dall’Amministratore delegato della ditta FM di Roma. Questa ditta è partita da subito con un approccio nuovo e rivoluzionario con i propri 5 dipendenti 12 anni fa ed ora sono 250. Non hanno un orario fisso, d’inizio e fine lavoro. I bambini dei dipendenti, in caso di necessità, sono accolti e passano ore nell’ufficio della mamma e del papà, liberi di muoversi e giocare.

Quando nasce un bimbo, fiocco rosa e festa per tutti. Aiuti particolari per chi aspetta un bimbo ed è in difficoltà. E poi tante altre possibilità concrete, perché la famiglia dei dipendenti viene prima della “famiglia lavorativa”. Ora è nato il progetto “Casa al quadrato”: un luogo cioè dove il dipendente non trovi differenza tra casa e lavoro. Un vero sogno rivoluzionario che dovrebbe essere la molla che potrà far partire altri coraggiosi imprenditori italiani e stranieri. E questa non è stata gioia vera per chi ha a cuore l’Italia?

Questa iniziativa, nata grazie alla mente illuminata del presidente del Movimento per la vita di Perugia, Vincenzo Silvestrelli, in sintonia con il Comune di Assisi, è una strada privilegiata di promozione e salvezza della vita umana e della famiglia.

Premio Assisi Aziende family friendly. Tre le premiate: Telecom Spa, Qui! Group Spa, eFm srl

Domenica 8 marzo nel giorno della festa della donna, in Assisi presso la Sala della Conciliazione in Piazza del Comune, sono stati consegnati i riconoscimenti alle tre aziende vincitrici del Premio “Città di Assisi Aziende Family Friendly – Valter Baldaccini” istituito con l’obiettivo di valorizzare e diffondere le azioni di pari opportunità e di conciliazione vita-famiglia-lavoro svolte dalle imprese in favore dei propri dipendenti. La giuria del Premio, presieduta da Beatrice Baldaccini (Direttore risorse umane e comunicazione della “Umbra Group”) ha scelto Telecom S.p.a., Qui! Group S.p.a, eFm S.r.l. che hanno presentato le loro iniziative.

Telecom Italia ha sviluppato e consolidato negli anni numerose iniziative per agevolare l’equilibro tra vita lavorativa e tempo libero, favorendo le esigenze dei dipendenti e delle loro famiglie e per promuovere il benessere-fisico dei colleghi. QUI! Group si è distinta quale azienda virtuosa che opera al fianco delle lavoratrici che rappresentano il 70% della forza lavoro. Numerosi sono gli interventi di conciliazione messi in atto al fine di garantire alle “future madri del Gruppo”, ma anche ai nascituri, il giusto supporto nei periodi pre e post-gravidanza. eFM ha operato sulle modalità organizzative, i tempi di lavoro, i servizi per la famiglia, l’organizzazione degli spazi focalizzandosi soprattutto su iniziative finalizzate a coniugare maternità e carriera. All’incontro sono intervenuti tra gli altri il sindaco di Assisi Claudio Ricci, Vincenzo Silvestrelli presidente del Movimento per la Vita di Perugia, José Angel Lombo della Pontificia Università della Santa Croce, Riccardo Finetti della Scuola di Economia civile, Carla Casciari , vice presidente Regione Umbria, Antonio Lunghi , vice sindaco di Assisi. Ha consegnato i premi Beatrice Baldaccini dell’Umbra Group, presidente di Giuria. Ha moderato Anna Mossuto, direttore del Corriere dell’Umbria.

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8 Marzo in onore delle donne coraggiose https://www.lavoce.it/8-marzo-in-onore-delle-donne-coraggiose/ Fri, 06 Mar 2015 13:05:50 +0000 https://www.lavoce.it/?p=30762 rania-e-samanthaAbbiamo scelto di celebrare l’8 marzo, rendendo omaggio al “genio” della donna, per usare una felice espressione di san Giovanni Paolo II che in questa piccola parola concentra tutto quanto di positivo si possa dire a partire dal riconoscimento della sua dignità.

Siamo ben consapevoli di quanto oggi questa dignità sia negata, e ce lo ricorda Cristiana Dobner con parole nelle quali si sente l’eco del dolore inflitto da tanta assoluta e incomprensibile violenza, ma nelle quali vi risuona anche la forza di cui sono capaci le donne che armate solo della loro dignità lottano per un mondo migliore per tutti.

Le scienziate di cui ci parla Flavia Marcacci raccontano di quanto sia grande il campo nel quale la donna può esprimere il suo “genio”, troppo spesso misconosciuto, se non negato, da una cultura in cui il mercato vorrebbe ridurre tutto a cose, a cominciuare dal corpo delle donne.

M.R.V.

Leggi gli articoli :Chi dice donna dice anche scienza e Donna umiliata. Tutte umiliate

 

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L’8 marzo dura un mese https://www.lavoce.it/l8-marzo-dura-un-mese/ Fri, 06 Mar 2015 12:30:59 +0000 https://www.lavoce.it/?p=30746 L’assessore Edi Cicchi durante la presentazione delle iniziative per l’8 marzo
L’assessore Edi Cicchi durante la presentazione delle iniziative per l’8 marzo

La Giornata internazionale della donna quest’anno in Umbria vedrà una vasta gamma di iniziative, eventi, manifestazioni e appuntamenti. La variegata offerta è nata su iniziativa della Provincia di Perugia, dei Comuni di Perugia – in particolare l’assessorato alle Pari opportunità presieduto da Edi Cicchi – e Terni, e con la partecipazione attiva di molti altri Comuni umbri, nonché della Usl Umbria 1 e di tante associazioni di volontariato e promozione sociale che si occupano in vario modo del mondo femminile.

In un incontro – dal significativo titolo “L’8 marzo, ma la sfida è tutti i giorni” – tenuto nei giorni scorsi con la stampa, le istituzioni capofila del progetto ne hanno illustrato le finalità: primo abbozzo di quella che potrebbe diventare un vero e proprio tavolo permanente di lavoro tra associazioni e istituzioni sul tema della donna. Presente all’incontro, convocato dall’assessore comunale Cicchi, la presidente del Centro pari opportunità della Regione, Daniela Albanesi, che ha ricordato l’imminente primo compleanno dei Centri anti-violenza di Perugia e Terni, nonché del Telefono anti-violenza. Presenti anche il vice sindaco di Terni, Francesca Malafoglia, appartenente anche alla Commissione pari opportunità dell’Anci, nonché Erica Borghesi in rappresentanza della Provincia di Perugia, che ha ricordato in particolare l’incontro del 27 marzo presso la Provincia di Perugia con l’on. Livia Turco, presidente della Fondazione Nilde Jotti, che esporrà ai giovani di alcune scuole superiori “Le leggi delle donne che hanno cambiato l’Italia”.

Tra gli eventi più significativi che si svolgeranno da ora ad aprile per tutta la regione, vale la pena ricordare quello del 12 marzo presso palazzo dei Priori su “Impegni e bisogni: la famiglia e l’equilibrio da costruire tra molteplici istanze” a cura del Movimento per la vita di Perugia. Poi, la rassegna cinematografica in corso fino al 31 marzo presso il cinema Zenith “A proposito di donne” (programma su www.cinemazenith.it); il concerto lirico in occasione del centenario della Prima guerra mondiale “Eroine del melodramma nel secondo Risorgimento” l’8 marzo in sala dei Notari; il convegno “Donne e criminalità” che si terrà il 7 marzo a Gubbio in collaborazione con il Comune, patrocinato anche dalla consigliera di Parità della Regione, Elena Tiracorrendo, presente all’incontro assieme alla collega della Provincia perugina, Gemma Bracco, che ha ricordato alcuni eventi riguardanti il mondo dell’arte al femminile.

Il programma completo delle iniziative è consultabile sul sito www.comune.perugia.it.

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L’“altro” 8 marzo, quello del Patrono https://www.lavoce.it/laltro-8-marzo-quello-del-patrono/ Fri, 06 Mar 2015 11:05:36 +0000 https://www.lavoce.it/?p=30697 La basilica di Sant’Ubaldo sul monte Ingino
La basilica di Sant’Ubaldo sul monte Ingino

Domenica 8 marzo la diocesi eugubina celebra con la consueta solennità l’anniversario della canonizzazione di sant’Ubaldo, voluta il 5 marzo 1192 da papa Celestino III. Nella bolla, il Pontefice invita gli eugubini a celebrare annualmente ilariter la festa del Patrono; una sottolineatura nella quale taluni studiosi vedono un riferimento anche alla festa dei Ceri.

Non a caso la ricorrenza (che si svolge nella domenica più vicina alla data della canonizzazione) coincide con una delle tappe più significative che scandiscono la lunga vigilia della manifestazione folkloristico-tradizionale, i cui contenuti e valori si richiamano al culto e alla devozione verso il santo Vescovo. Coincide infatti anche con l’“investitura” del capodieci del Cero di sant’Ubaldo e, sostanzialmente, con la presentazione ufficiale di tutti i “personaggi” del 15 maggio.

Il programma della giornata prevede alle ore 9 il raduno di ceraioli e fedeli in cattedrale, per muovere processionalmente, sotto la guida del Vescovo, verso la basilica sul monte Ingino dove, alle ore 11, sarà officiata la messa solenne. Al termine, come da tradizione, coordinata dal presidente della “famiglia”, Ubaldo Minelli, la cerimonia di investitura del capodieci del Cero di sant’Ubaldo, Andrea Marcheggiani. A quest’ultimo il 1° capitano Piero Angelo Radicchi e il 2° capitano Francesco Ranghiasci, unitamente al suo predeessore Luigi Pierucci, consegneranno lo stemma di capodieci per l’anno 2015, con l’augurio “di poter onorare degnamente il nostro santo patrono Ubaldo”.

Nel corso della cerimonia, ai capodieci, compresi quelli del Cero di san Giorgio, Andrea Tognoloni, e sant’Antonio, Daniele Battistelli, e alle massime autorità della manifestazione, verranno consegnate pergamene con la reliquia del Patrono.

La celebrazione è stata preceduta, il 5 marzo, dal 7° Concerto della canonizzazione, diretto dal maestro Renzo Menichetti e svoltosi nella chiesa di San Francesco con la partecipazione delle corali al territorio del Montefeltro.

Nell’occasione, la famiglia dei Santubaldari ha consegnato a padre Igino Gagliardoni, indimenticato rettore (1989-2002) della basilica di Sant’Ubaldo, per la quale ha speso energie, intelligenza e molteplici attività, l’edizione 2015 del premio “Civis, Pater, ac Pontifex Ubalde”. Come nelle precedenti edizioni, il premio è riservato a quanti si sono segnalati per i loro studi e iniziative per valorizzare la figura e l’opera del Patrono.

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8 marzo, incontri-testimonianze di donne in Vaticano https://www.lavoce.it/8-marzo-incontri-testimonianze-di-donne-in-vaticano/ Thu, 13 Mar 2014 14:55:53 +0000 https://www.lavoce.it/?p=23625 “Voices of Faith” Giovanna Abbiati e Chantal Goetz
“Voices of Faith” Giovanna Abbiati e Chantal Goetz

Abir Hanna era un’archeologa. In Libano, la sua terra, scavava “cercando le orme dell’uomo”. Oggi è una monaca agostiniana e non respira più la polvere dei millenni ammassati pigri uno sull’altro nel deserto: il suo cantiere è la vita interiore, “dove scavo e mi faccio scavare dal mistero di Dio e dell’umanità”.

Suor Abir Hanna è una delle “Voices of Faith” che l’8 marzo si sono raccontate al palazzo San Carlo, in Vaticano, dove per la prima volta, con religiose e laiche, italiane e straniere, è stata celebrata la Giornata internazionale della donna.

Altro che mimose, il fil rouge è l’impegno: contestualmente, è stato presentato dalla Caritas il premio internazionale “Women Sowers of Development”, Donne che seminano sviluppo, dedicato ai progetti “rosa” per combattere la fame nel mondo (info su www.food.caritas.org).

Le parole di suor Abir Hanna riecheggiano nella sala, rincorrendo la metafora stratigrafica del picchetto che, mentre fende la terra, ne estrae i misteri. “Quando scavavo a Beirut – ricorda – i livelli superficiali rivelavano un contesto poco chiaro. Poi, andando in fondo e indietro nei secoli accavallati, emergevano le rovine ottomane, fenicie, ellenistiche, fino al suolo vergine”, la terra incontaminata che parla dell’integrità della creazione e dell’origine.

“E se fosse così anche dentro di noi?”, si è chiesta un giorno suor Abir, con un’intuizione che ha aperto il suo sguardo alla bellezza di ogni essere umano. “Se oltre gli strati della storia e le ingarbugliate pieghe dell’anima ci fosse questo suolo vergine dove Dio è tutto, dove immagine e somiglianza sono rimaste intatte?”. Da lì, un nuovo percorso, una nuova vita e l’esperienza della “maternità universale” nella vita agostiniana.

Con un abito bianco e blu a fantasia, suor Caritas Ifediba si presenta sul palco ballando e cantando. Questo in Italia per lei è il primo viaggio, finora non aveva mai visto nient’altro che la Nigeria, il suo Paese, dove si occupa di poveri, donne accusate di stregoneria e malati. Come quella bambina con il colera alla quale nessuno voleva donare il sangue. E lei ha detto, allungando il braccio: “Prendete il mio”.

Suor Maria Cristiana Dobner, carmelitana scalza e teologa, incanta la platea mentre le immagini scorrono sulle parole inanellate di poeti, scrittori, scienziati, filosofi. Emmanuel Lévinas, Julia Kristeva, Margherita Hack, Boris Pasternak: “Chi crede non è disoccupato, tuttavia non lavora. Questo è il paradosso di ogni vita cristiana”.

Per il suo impegno con l’organizzazione non governativa “Physycian for Human Rights – Israel”, la missionaria comboniana eritrea suor Azezet Kidane ha anche ricevuto un’onorificenza dall’ex segretario di Stato americano Hillary Clinton. Si dedica a chi è passato attraverso guerre, carestie e difficoltà, a chi è stato torturato ma al mondo non importa. “Quando cammino per le strade di Tel Aviv – racconta – vedo donne passeggiare tenendo i figli stretti al petto. Mi dicono: ‘Io non lo volevo, questo bambino. Ma è tutto quello che ho, mi hanno violentata mentre ero bendata, e ora lui mi dà la forza di vedere la luce’”.

Avvolta in un sari color crema, suor Daphne Sequeira viene dall’India rurale e descrive la condizione femminile in un Paese dove si “esiste” solo se figlie, madri, mogli o sorelle di qualcuno. Alle donne ingannate perché incapaci di leggere e scrivere, zittite e sminuite perché ignoranti, con i corsi di alfabetizzazione e le iniziative di microcredito suor Daphne restituisce cultura e impegno.

Era un impegno politico, invece, quello di Jocelyne Khouelry quando, negli anni ‘70, ha imbracciato le armi per guidare un battaglione di donne nella guerra civile in Libano, in difesa dei cristiani. Una sera, sul tetto di un palazzo, oltre ai i fischi delle bombe sente, inspiegabile, il desiderio di pregare la Madonna. Da consacrata, tenta una riforma del fronte militare, con in mano il Vangelo e non i fucili, per spiegare la differenza tra il diritto a difendersi e la violenza gratuita, e nel 1988 dà vita al movimento mariano “La Femme du 31 Mai Libanese”.

Aveva solo tre anni e mezzo, Sonia Reppucci, quando, travolta da un’auto, ha perso le gambe. Suo fratello ricorda solo un pallone che volava. Lei invece non ricorda nulla, “ed è un bene, perché non conosco niente di quello che non posso fare. Amo tutto ciò che è la mia portata”. Tanta forza di volontà, nella vita di Sonia che prende la patente per essere autonoma, va via da una casa divenuta prigione. Finisce in una comunità per disabili mentali, dove si sentiva “diversa tra i diversi”. Alle protesi alterna la sedia a rotelle. Nonostante tutto, vive, studia, confeziona gioielli artigianali. E chiede: “Chi sono io oggi per non essere felice?”.

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8 MARZO. La donna secondo suor Roberta, nel suo nuovo libro https://www.lavoce.it/8-marzo-la-donna-secondo-suor-roberta-nel-suo-nuovo-libro/ Fri, 07 Mar 2014 14:34:14 +0000 https://www.lavoce.it/?p=23333 roberta-vinerba-1La donna come spazio, deserto, speranza. Quale occasione migliore dell’8 marzo, Giornata internazionale della donna, per celebrare l’universo femminile in arte, musica e con le parole del nuovo libro di suor Roberta Vinerba dedicato proprio al gentil sesso, Nel grembo e nel cielo. La donna come spazio, deserto, speranza.

“Una serata sulla bellezza del femminile per comprendere e ammirare pienamente quel capolavoro di Dio che è la donna” sottolinea suor Roberta, parlando dell’evento che si svolge l’8 marzo alle 21 al Centro congressi Capitini, con il patrocinio della Provincia e del Centro pari opportunità di Perugia. Una serata con il trio francescano “Laudar vollio”, composto da fra Alessandro Giacomo Brustenghi, fra Davide Pietro Boldrini e fra Marco Savioli, alla quale saranno presenti il cardinale arcivescovo di Perugia – Città della Pieve, Gualtiero Bassetti, e l’assessore alle Pari opportunità della Provincia di Perugia, Donatella Porzi. Nel suo nuovo libro, suor Roberta esplora il mondo del femminile da un punto di vista femminile. “Racconto la donna – spiega – a partire dalla mia esperienza: dopo aver trascorso la giovinezza nel femminismo, ho trovato nella conversione un nuovo modello con cui confrontarmi, la Vergine Maria. Il libro parte dalla riflessione teologica, rivisitata con gli occhi del mio vissuto. Esploro la donna nelle varie fasi della sua vita, come figlia, sposa, madre…”.

Nel libro, l’autrice presenta il femminile in una triplice dimensione: come spazio, come deserto e come speranza. La donna è innanzitutto “spazio che accoglie, contiene e protegge”, come ben dimostra l’esperienza della maternità durante la quale la donna sa fare posto a colui che è “altro” da lei, diventando “casa accogliente” per il nascituro. “La donna è anche deserto – aggiunge suor Roberta – perché sa affrontare il dolore, di cui il parto è l’emblema, per amore e con grande coraggio. Ma la donna è anche speranza, in quanto ha una capacità unica e particolarissima di non cadere nella disperazione, di continuare a guardare avanti”.

Per suor Roberta il modello per eccellenza resta Maria, prototipo del Cielo, grembo che accoglie tutta l’umanità, “bellezza per eccellenza”. È lei la madre universale, la madre della Chiesa, la “donna del paradiso” nella quale vengono composte in perfetta armonia tutte le dimensioni e anche le contraddizioni di quello che Papa Wojtyla definì il “genio femminile”. In lei, secondo la profezia biblica, il deserto è fiorito.

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8 marzo delle bambine: prevenire matrimoni precoci https://www.lavoce.it/8-marzo-delle-bambine-prevenire-matrimoni-precoci/ Thu, 06 Mar 2014 15:00:20 +0000 https://www.lavoce.it/?p=23313 matrimonio yemen“ Non lasciate sposare le vostre bambine! Le privereste dell’educazione e dell’infanzia”.

Con queste parole Nujood, bambina yemenita, si rivolge ai padri e alle madri che cedono in matrimonio le figlie bambine ad uomini adulti.

La pratica è diffusa nei paesi in via di sviluppo, soprattutto nelle zone rurali e nelle comunità più povere. Ancora oggi la pratica culturale minaccia una bambina su tre, costretta a sposarsi prima dei diciotto anni. Si tratta di matrimoni precoci , fenomeno che interessa molti paesi dell’Asia e dell’Africa. Secondo l’UNICEF, circa “ 70 milioni di donne nel mondo tra i 20 e i 24 anni si sono sposate prima della maggiore età “.

Senza dubbio, si tratta di una grave violazione dei diritti umani che trae origine dalla mancanza di istruzione e dalla segregazione in cui si trovano le bambine che non hanno alcuna possibilità di manifestare una propria scelta di fronte alle decisioni prese dai familiari. I genitori vedono le proprie figlie come una merce senza rendersi conto che l’investimento per la loro educazione potrebbe aprire un cammino di sviluppo economico sostenibile, una comunità ed una famiglia più forte.

La condizione di vita di queste bambine e adolescenti appare particolarmente grave dato che perpetua il circolo vizioso della povertà, le priva del diritto al gioco, all’ istruzione, alimenta la diffusione di gravi infezioni come HIV, Provoca un elevato rischio di mortalità durante il parto e le rende più esposte a violenze ed abusi.

Alcuni studi evidenziano la correlazione tra istruzione e salute, mostrando come la migliore formazione scolastica della madre porta a migliorare lo stato di salute proprio e dei figli posticipando l’età per contrarre matrimonio.

Impedire questa pratica culturale permette di recuperare il protagonismo delle giovani generazioni che possono essere fattore di progresso sociale ed economico. Le ragazze che completano gli studi saranno donne più consapevoli dei loro diritti contribuendo al cambiamento e al progresso della società.

L’UNICEF contrasta i matrimoni precoci favorendo l’accesso all’istruzione primaria, assistendo i governi dei paesi in via di sviluppo nell’elaborazione di norme più rispettose dei diritti delle bambine e delle donne e sensibilizzando le comunità locali.

 

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Festa della donna… o grido? https://www.lavoce.it/festa-della-donna-o-grido/ Thu, 06 Mar 2014 14:57:33 +0000 https://www.lavoce.it/?p=23312 violenza-donneLa festa della donna è occasione per riflettere su ciò che sta accadendo. Assistiamo a forme assurde di autodistruzione. Ogni giorno i sentimenti diventano un inferno, gli uomini e le donne sono vittime e carnefici di quella spirale che non lascia scampo che è l’eliminazione definitiva dalla vita. Una forma di sadismo atroce e un grido disperato. Di che cosa? Un grido disperato, nel senso di ‘senza speranza’, di un disagio profondo che non sa più riconoscere l’‘altro’ come portatore di una propria dignità e unicità. L’abisso dell’angoscia e dell’abbandono prende il sopravvento. Alcune cause possono essere individuate nella difficoltà a confliggere per risolvere le competitività, le delusioni e le amarezze che una relazione, seppure ottima, porta con sé. La “sottomissione della donna”, tanto discussa e combattuta, è oggi drammaticamente presente nelle relazioni familiari anche nelle giovani generazioni. Sparisce giorno dopo giorno la fiducia, la complicità la relazione. La passività e la manipolazione e la mistificazione portano con sé amarezza nel constatare che le antiche forme sociali della solidarietà tra donne, della condivisione delle difficoltà, dell’ascolto reciproco sono solo parole vuote e che appartengono ad altri mondi, perfetti e irraggiungibili! Le ferite profonde che la vita ci procura sono risolvibili solo se chiamate per nome e per cognome. L’apertura alla grazia integrata con la strada della elaborazione psicologica può permettere un cambiamento profondo della propria storia e della propria vita interiore e relazionale. È necessario muoversi per chiedere aiuto. Sempre più uomini scendono in piazza per dire “io no” alla violenza. Oltre ai Centri di aiuto alla donna, ne sorgono anche per aiutare gli uomini che, consapevoli delle loro difficoltà a gestire le proprie emozioni, chiedono aiuto. Si fa strada l’esigenza di prendere più sul serio questo fenomeno sempre esistito, ma mai in modo così feroce e frequente. Non possiamo accettare che sempre più donne e bambini, e a volte uomini, rimangano uccisi dalle persone che amano di più. I superstiti porteranno per sempre quella ferita che la morte non ha risolto ma solo ampliato. La famiglia, da luogo essenziale per lo sviluppo dell’uomo e della donna, non può diventare la loro e la nostra tomba!

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8 marzo, parola alle donne https://www.lavoce.it/8-marzo-parola-alle-donne/ Thu, 06 Mar 2014 14:52:19 +0000 https://www.lavoce.it/?p=23308 madre-figlia-letturaOgni volta che si riflette sulla donna, come in occasione dell’8 marzo, si dovrebbe riflettere anche sul significato della differenza sessuale, per cui ormai si deve tenere sullo sfondo anche la questione del gender. Questa però, che pure è questione antropologica delicata per i contenuti che veicola e per le modalità in cui vuole essere proposta, è stata osteggiata in ambiente cattolico con tali toni da arrivare all’eccesso opposto.

Ma, se è giusto sollevare il dubbio su una concezione della sessualità come quella dell’ideologia di gender, che considera insignificante la corporeità concreta, al punto che il proprio orientamento sessuale viene del tutto sganciato dal corpo in cui il sesso stesso si esplicita, allo stesso modo si deve sollevare il dubbio su una concezione della sessualità che fa della fisiologia l’unico elemento importante, senza dare spazio alla libertà e alla cultura, che sempre inevitabilmente condizionano il nostro modo di essere femmine e di essere maschi. E mentre alcuni cercano di insegnare ai bambini di 3 anni che possono non essere maschi anche se di fatto lo sono, altri cercano di veicolare le “belle idee” di una volta per cui uomini e donne hanno due nature diverse e sono fatti per ruoli ben distinti: cosa pubblica e autorità gli uomini; ambito privato e passività le donne.

Fra questi due litiganti, c’è però un terzo che gode: il maschilismo, perché di nuovo vengono sacrificate la piena emancipazione delle donne e l’autentica valorizzazione della differenza sessuale.

Basta con gli stereotipi!

Possiamo davvero pensare di essere una credibile e gustosa alternativa all’ideologia di gender, se non sappiamo esprimere la bellezza della differenza sessuale in tutta la sua interezza e la riduciamo a fisiologia, retorica e ruoli stereotipati? La ricchezza della differenza sessuale non è solo biologica – anche se sul corpo si fonda e in esso si esprime – e non è mai questione di ruoli o di compiti, perché questi dipendono dall’indole e dalle scelte delle persone, nonché dal contesto culturale.

La ricchezza della differenza sessuale invece sta nella relazione reciproca di uomini e donne, che hanno del mondo e di Dio un’esperienza diversa, ma egualmente ricca. Diversa, perché l’esperienza si fa sempre tramite il corpo e il corpo di maschi e femmine è diverso; egualmente ricca, perché il femminile e il maschile sono le due forme in cui si dà l’unica natura umana, che non è uniforme e monotona, ma duale, rivelando che l’essere umano è anzitutto relazione d’amore: con Dio e con l’altro. L’essere sessuati ci insegna questa verità profonda dell’identità umana: io sono per l’altro da me, per arricchirmi di lui e arricchirlo con la mia diversità, al contrario di ogni discriminazione e di ogni stereotipo ghettizzante.

Gesù non ha avuto timore di vivere questa squisita dinamica, rapportandosi liberamente con amiche e discepole, imparando dalle donne a leggere la volontà del Padre, come di fronte alla cananea che gli chiede di guarire la figlia o davanti alla Madre alle nozze di Cana, affidando alle donne l’annuncio decisivo della risurrezione, parlando con loro di Dio. Seguendo questo Maestro, non dovremmo costruire una Chiesa che sia comunione di fratelli e sorelle reciprocamente in relazione e a servizio? Una Chiesa siffatta sarebbe davvero un segno della comunione che Dio sa realizzare.

Le domande cruciali

La domanda allora è: quando riusciremo a non stare più con quelli che preparano per le nostre bambine un futuro mediocre? Quando ci metteremo dalla parte di quelli che sono felici delle nuove possibilità di vita offerte alle donne e sognano una società in cui la fatica della procreazione venga egualmente condivisa? Quando diremo chiaramente che la promozione delle donne non è una rivendicazione di categoria, ma una risorsa per l’intera umanità?

Io voglio rispondere: presto. Per le bambine agghindate come Veline predisposte a pensare che il proprio valore consista nell’essere sessualmente desiderabili, per le studentesse brillanti che saranno discriminate sul posto di lavoro perché potenzialmente madri, per le piccole lettrici curiose a cui qualcuno, magari durante l’omelia, spiegherà che, a prescindere da qualsiasi cosa vogliano fare, quello che veramente conta è che rendano la casa accogliente e si carichino da sole del peso dei figli; per mia figlia, la mia intelligente e volitiva Caterina, che voleva fare il maschio perché qualcuno le aveva detto che libri e costruzioni sono per i maschi e cosmetici e lavori domestici sono per le femmine e che si è subito pacificata quando le ho detto che poteva essere una femmina e fare quello che preferiva; per Maria Sole che sa rallegrare e far disperare i fratelli con la sola presenza; per Francesca che a 13 anni mi ha chiesto perché gli uomini hanno una vita più facile; per Ester che divora libri e si guarda intorno con gli occhi più grandi del mondo.

Per loro e per tutti, io spero che la Chiesa sappia essere sempre di più, anche per le donne, segno profetico della liberazione e dell’amore di Dio.

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Donne contro …chi? https://www.lavoce.it/donne-contro-chi/ Thu, 10 Mar 2011 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=9209 La festa dell’8 marzo ha registrato in Umbria numerose iniziative segnate dalla difesa della dignità della donna ed alcune sono raccontate anche in queste pagine. Una giornata positiva, se non fosse che in piazza Italia è rispuntato il femminismo della lotta dura e pura per il “diritto” all’aborto, questa volta chimico con la pilola abortiva Ru486, condito, e non poco, da un altrettanto duro e puro anticlericalismo. Si sono chiamate “Assemblea femminista umbra” le quattro associazioni (Sommosse di Perugia, L’albero di Antonia-Orvieto e le due di Terni, le De’genere e Civiltà laica… sì, quella delle campagne contro la Chiesa) che l’8 marzo hanno protestato davanti a palazzo Cesaroni a Perugia “per ottenere l’uso della pillola abortiva Ru486 in regime di day hospital”. Evidentemente sono certe che questo sia il problema numero uno delle donne umbre, e sono altrettanto sicure che “il libero accesso alla pillola abortiva è di fatto ostacolato per fini politici, attraverso un’opportunistica ( = elettorale) obbedienza ai diktat del Vaticano”. Questo hanno scritto nei loro comunicati stampa. Hanno scritto anche che “la forte presenza dei medici obiettori e dei Movimenti per la vita ostacolano la piena applicazione della legge 194”. Forse non sanno che il Movimento per la vita dell’Umbria vorrebbe che la 194 venisse applicata in ogni sua parte, anche in quell’articolo 2 dove è scritto che i consultori familiari assistono la donna in stato di gravidanza, “contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza”. Le femministe hanno “preteso” un incontro con la presidente della Regione Catiuscia Marini, che nel frattempo era ad un convegno “Con le donne” (questo il tema) con Miriam Mafai e Cristina Montesi, in cui hanno ragionato delle donne, delle loro difficoltà a essere valorizzate nel lavoro, nella società, nelle istituzioni. Questioni concrete ed urgenti anche in una società, la nostra, che per la seconda volta ha eletto una donna al vertice della Regione. Anche qui discorsi piuttosto segnati, però, da una visione parziale della donna, immaginata come una entità astratta rispetto al contesto di vita, la famiglia, che è la condizione più comune. E si sa bene che le difficoltà della famiglia ricadono tutte sulle donne, e viceversa. Dato di non poco conto considerato che siamo in attesa del regolamento di attuazione della Legge regionale sulla Famiglia. Comunque, la Presidente è uscita, ha incontrato le femministe che protestavano assicurandogli che “entro marzo si procederà alla pronuncia sul protocollo” di utilizzo della Ru486 “in base al parere dei medici” ed ha accettato di incontrarle il 15 marzo, “per discutere le proposte avanzate nel corso di questa mattinata”. Intanto a poca distanza, in piazza della Repubblica, altre donne manifestavano, quelle delle piazze del “Se non ora, quando”. Appunto: se non ora, quando sarà possibile vedere insieme donne diverse confrontarsi senza pregiudizi per un progetto comune nel vero interesse delle donne?

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Festa della donna. Iniziative in Umbria, anche dopo la data dell’8 marzo https://www.lavoce.it/festa-della-donna-iniziative-in-umbria-anche-dopo-la-data-dell8-marzo/ Thu, 03 Mar 2011 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=9168 “Il loro valore è per sempre”: questo il titolo dato alle varie iniziative promosse da molte istituzioni ed associazioni umbre in programma dal 7 marzo al 14 giugno, che avranno come protagonista la donna in onore della sua Giornata internazionale, l’8 marzo, che in questo anno coincide con l’ultimo giorno del carnevale. Perugia, Orvieto, Terni, Narni, Amelia e Città di Castello: un’intera regione unita attraverso dibattiti, proiezioni di film ed incontri con personalittà importanti del mondo della cultura per un unico scopo, quello di parlare della donna. Per tutta la giornata dell’8 marzo le panetterie del capoluogo distribuiranno sacchetti per il pane con messaggi personalizzati sul connubio donne e ambiente. L’iniziativa che prende il nome di “Ecologia sostantivo femminile – Le donne fanno nascere, le donne fanno rinascere” è stata promossa da Gesenu igiene ambientale, Gest Ambito territoriale integrato 2, Comune di Perugia – assessorati alle Politiche ambientali ed energetiche e Pari opportunità. Anche il ministero per i Beni e le attività culturali, in collaborazione con il Patrimonio culturale italiano, in nome dei principi della non discriminazione e delle pari opportunità, ha deciso di festeggiare la figura femminile attraverso il binomio donna e arte per valorizzarne il suo ruolo di Musa ispiratrice, ma anche per non dimenticare i talenti artistici che hanno saputo superare pregiudizi ed ostacoli sociali. Le donne potranno accedere gratuitamente a tutti i musei statali. A Perugia saranno offerte visite guidate al Museo archeologico nazionale, con accento sulle opere a tema femminile. L’origine di questa festività internazionale celebrata in molti Paesi non è ancora certo. La vera e propria ricorrenza sembra sia nata uffcilamente per ricordare la prima manifestazione delle operaie di Vyborg (Pietrogrado) l’8 marzo 1917 che diede l’avvio alla rivoluzione di febbraio. Nel giugno 1921 la seconda Conferenza internazionale delle donne comuniste, che si tenne a Mosca, adottò formalmente quella data come “Giornata internazionale dell’operaia”. Nel dopoguerra tuttavia cominciarono a circolare versioni fantasiose secondo le quali l’8 marzo avrebbe ricordato la morte di centinaia di operaie nel rogo di una fabbrica di camicie a New York. Altre versioni citano la repressione poliziesca di una presunta manifestazione sindacale di operaie tessili sempre a New York, e altre ancora riferiscono di scioperi o incidenti verificatesi a Chicago e Boston. Molte e diverse anche le teorie che rimandano alla scelta della mimosa come fiore simbolo di questa giornata… ma ciò che rimane certo, come ci ricorda il titolo dell’iniziativa umbra, è il valore delle donne, che sarà per sempre.

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L’8 marzo del dizionario https://www.lavoce.it/l8-marzo-del-dizionario/ Thu, 04 Mar 2010 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8288 Il Vocabolario avrebbe più di qualcosa da farsi perdonare dalle donne. È passato il tempo, oltre un secolo fa, quando il Vocabolario di Pietro Fanfani edizione 1905 dava per dottoressa la definizione: “Donna addottorata; donna savia e dotta; donna saccente, donna che parla con una certa presunzione di ciò che non sa e non intende. Far la dottoressa, vale sdottoreggiare”. Fortunatamente molte cose sono cambiate. Zingarelli è stato tra i primi. Garzanti è il più “aperto” a questa piccola rivoluzione linguistica, estendendo al femminile parole – ad esempio camerlengo, vescovo – da altri dizionari ritenute ancora “intoccabili”. Ma tuttora resistono nelle pagine del Vocabolario definizioni ed espressioni improntate a una certa forma di sessismo a senso unico che, anche nella lingua, è difficile a morire. Quando continuiamo a leggere, alla voce genere, definizioni di genere umano come “l’insieme degli uomini”, viene spontaneo domandarsi: e le donne? Non fanno parte del genere umano? Lo stesso per umanità. Zingarelli, bontà sua, solo nella ristampa 2009 ha integrato le definizioni relative a queste due voci con l’aggiunta delle donne, finalmente “ammesse” – alla buon’ora! – a far parte del genere umano e dell’umanità insieme agli uomini. La colpa, ovviamente, non è del Vocabolario. I vocabolari, finora, sono stati concepiti dagli uomini, intendendo per “concepimento” quello originale, l’idea di partenza, anche se poi – specialmente nell’epoca attuale – molte sono le donne che “fanno” il Vocabolario. Però, ecco, se qualche donna, tra le linguiste, e ce ne sono di veramente brave, prendesse il coraggio a due mani e si decidesse a concepire ex novo un Vocabolario della lingua italiana, forse chissà, si farebbe un passo avanti nella “pari opportunità” anche nei confronti della lingua, eliminando quella punta di sessismo che ancora serpeggia nei vocabolari. Senza contare che il Vocabolario concepito da una donna – non certamente solo per le donne ma per tutti – potrebbe essere una novità tale da costituire un successo editoriale. Nonostante le trasformazioni del costume e della società, c’è ancora resistenza da parte di molti ad accettare la declinazione al femminile di mansioni e professioni una volta esclusivo appannaggio degli uomini. Più che una regola, si segue l’impressione personale, a seconda che il femminile “suoni” bene o no: accettiamo tranquillamente professoressa, maestra, infermiera e così via. Ma il nostro orecchio ancora non è abituato a soldata, sindaca, ingegnera, vescova (nel caso di Chiese protestanti), ministra. Parole pure “autorizzate” dai vocabolari. Gli equivoci, gli errori di concordanza nel discorso causati da questa ostinazione a privilegiare il maschile al corrispondente femminile, quando si parla di una donna, sono all’ordine del giorno. Ricordiamo, uno per tutti, il “ministro turco” (letteralmente così per chi ascoltava), che altri non era se non l’italianissima Livia Turco, la quale appunto per evitare fraintendimenti con la Turchia desiderava essere chiamata ministra. Ma a chi lo andava a dire? Se anche le donne, molte volte, preferiscono il maschile al corrispondente femminile. Chiamate direttrice una donna che dirige un giornale, ed è il caso che si offenda. L’8 marzo è la festa della donna. Le donne hanno dovuto affrontare battaglie coraggiose per vedere riconosciuti alcuni loro diritti. Ma le battaglie si combattono anche sul fronte della lingua. Viva tutte le donne che hanno il “coraggio” di chiamarsi e farsi chiamare ministre, deputate, avvocate, procuratrici e direttrici senza nascondersi e nascondere la propria identità dietro un sostantivo al maschile! L’8 marzo sarà veramente la festa della donna anche quando “ministra” sarà accettato da tutti e non suonerà strano per nessuno, uomini e donne.

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Otto marzo, festa della donna https://www.lavoce.it/otto-marzo-festa-della-donna/ Fri, 07 Mar 2008 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=6503 In Umbria le istituzioni e gli uomini hanno uno speciale debito nei confronti delle donne. La propensione delle donne di prendersi cura degli altri è particolarmente evidente nella nostra regione ove la cura dei genitori da parte dei figli rimane la forma più rilevante (74,8%) e alla donna, e quasi solo a lei, spetta non solo la cura dei figli e del marito, ma anche quella dei propri genitori, dei propri suoceri e a volte anche di altri parenti.

Questo costringe le donne in molti casi ad abbandonare il lavoro dopo la nascita del primo figlio o nel caso di malattia grave e prolungata di congiunti e parenti. Questo evento è anche conseguenza della mancanza di una adeguata organizzazione del lavoro: in Umbria il ricorso al part – time è minimo, solo il 14% degli occupati contro il dato nazionale del 21%. Non meraviglia allora il rapporto problematico della donna con la maternità con il tasso di natalità tra i più bassi in Italia. Anche le problematiche legate all’occupazione sono caratterizzate al femminile più che in altre regioni.

Il tasso di disoccupazione femminile (8,3% contro il 2,6% di quello maschile) è il più elevato tra regioni del Centro – Nord. Le donne, inoltre, risultano percentualmente più occupate nella classe media impiegatizia (38,6%) mentre le libere professioni o a capo delle imprese anche come dirigenti sono in gran parte maschili (87,1%). Altro fenomeno rilevante della condizione della donna in Umbria è il rapporto tra immigrazione e famiglia. L’indice di vecchiaia in Umbria è del 192,1%, notevolmente superiore al dato nazionale che è al 150%. Le persone con più di 65 anni sono circa il doppio di chi ha meno di 14 anni e le più longeve sono le donne.

La stragrande maggioranza dei 16.000 anziani che hanno bisogno di assistenza é donna. Donne aiutate da donne prevalentemente immigrate che rappresentano il 70% delle 12.000 colf e badanti regolari che lavorano in Umbria. Purtroppo l’Umbria non è estranea a fenomeni criminosi che coinvolgono esclusivamente le donne, come la riduzione in schiavitù, la tratta di esseri umani, l’induzione e sfruttamento della prostituzione. Da quanto illustrato emerge con evidenza l’urgenza di ottenere dappertutto l’effettiva uguaglianza dei diritti della donna.

Il ruolo della donna, distinto e diverso eppure in uguaglianza con l’uomo, appare evidente e di altissima dignità. Come risulta evidente la preziosità della presenza sociale della donna che contribuisce a far esplodere le contraddizioni di una società organizzata su puri criteri di efficienza e di produttività e costringerà a riformulare i sistemi a tutto vantaggio dei processi di umanizzazione delle relazioni personali e sociali.

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