Sulla via di Emmaus con le persone disabili

Casa-Emmaus2CMYKcopia-copiaEmmaus, secondo quanto narra il Vangelo di Luca (24,13-35), è un villaggio distante circa 11 km da Gerusalemme. Lì erano diretti due discepoli di Gesù dopo la sua morte. Si allontanano da Gerusalemme, luogo della passione, crocifissione e morte del loro Maestro. Lungo il cammino verso Emmaus il loro volto è triste, sono delusi, amareggiati, sconvolti. Gesù in persona si accosta lungo la via e cammina con loro, “ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo”. Il Risorto si fa vicino ai due discepoli, cammina con loro fino a farsi riconoscere nello spezzare il pane.

La Casa di accoglienza “Emmaus” nasce come opera-segno del Congresso eucaristico diocesano del 1999, allo scopo di sostenere le persone con disabilità e le loro famiglie. Mons. Giacomo Rossi, allora parroco di Sant’Egidio e Lidarno, ne è il primo sostenitore. A lui si affiancano persone di buona volontà della parrocchia e di zone limitrofe, aderenti del Centro volontari della sofferenza (Cvs) di Perugia – Città della Pieve e rappresentanti della Caritas diocesana, allora diretta dallo stesso mons. Rossi. Con essi costituisce un Comitato di gestione della casa e dei suoi spazi. Negli anni gli appartamenti della casa sono stati assegnati a persone con diverse necessità, non necessariamente legate a disabilità, menomazioni e handicap, ma anche a malattie fisiche e a situazioni di temporanea indigenza. È alla spiritualità del Cvs che si ispirò il primo Statuto dell’associazione Emmaus, allo scopo di valorizzare cristianamente la sofferenza nelle sue varie manifestazioni, mentre il Comitato di gestione continuava a coordinare l’uso dei locali della struttura.

Dal 2009 al Comitato si affiancarono due nuove persone, Angela e Lucia, con le quali il salone della struttura e gli altri locali della casa conobbero un rinnovato utilizzo grazie all’avvio di incontri organizzati ogni sabato e domenica insieme a persone con disabilità di età diverse, dall’adolescenza all’età adulta. Gli appuntamenti si sono moltiplicati, il numero di persone è cresciuto, come pure le esigenze organizzative, tanto da sentire necessaria la costituzione di Commissioni di lavoro che affiancassero il responsabile nel coordinamento delle attività e la costituzione di un nuovo Consiglio direttivo per la gestione della casa.

L’anno 2015 è stato per l’associazione un momento importante di riflessione di crescita nella propria identità: l’arcivescovo Gualtiero Bassetti ha infatti approvato il nuovo statuto con il quale l’associazione Emmaus diventa “associazione di fedeli”: ciò vuole sottolineare il suo forte legame con la Chiesa di Perugia – Città della Pieve, nel cui ambito essa si esprime. Allo scopo di realizzare tali finalità, l’associazione si serve della Casa di accoglienza Emmaus di Lidarno, in accordo con la parrocchia (ente proprietario) e di eventuali altre case, attività e proposte che nel tempo potranno sorgere.

L’associazione intende farsi prossima a quanti, per la personale condizione di vita o quella di un proprio caro, si trovano nella posizione dei discepoli di Emmaus. Come Gesù, vogliamo accostarci e camminare con loro, ponendoci in ascolto di ciò che ciascuno vive, sperimenta, per poi raccontare e mostrare che c’è una speranza. L’associazione Emmaus vuole promuovere, stimolare, sostenere, incoraggiare questi atteggiamenti nelle persone con disabilità e loro famiglie, negli associati e in ogni persona che avviciniamo, chiedendo al Signore, di farci crescere e abbondare nell’amore vicendevole e verso tutti (cfr. 1Ts 3,12). Ad attrarre sono la gioia dello stare insieme, la serenità nelle vicende della vita, la vicinanza reciproca, l’aiuto vicendevole, la correzione fraterna, l’amicizia libera e gratuita, fatta di tenerezza e fedeltà, il desiderio di cercarsi, la bellezza del ritrovarsi, la volontà di crescere insieme, il portare i pesi gli uni degli altri, il mettere in comune doni, limiti e talenti. Rafforzati dall’unità di intenti, arricchiti dalla conoscenza reciproca, ammansiti dalla benevolenza donata e ricevuta, ristorati dalla certezza di non essere soli, rassicurati dall’impegno personale e associativo, custoditi dalla protezione amichevole e fraterna, gli associati desiderano donare quanto hanno ricevuto.

L’Anno giubilare della Misericordia segna, in questa prospettiva, un tempo favorevole che ci viene offerto per vivere a pieno tali propositi e per riscoprire nell’amore misericordioso del Padre celeste la fonte di ogni attività a favore dei fratelli.

AUTORE: Angela Ciccolella don Simone Sorbaioli