di Daris Giancarlini
Hanno fatto bene, i sindacati, a chiamare a Terni i parlamentari eletti in Umbria il 4 marzo scorso. Fa sempre bene, a tutti, ripartire dalle priorità e fare un bagno di realismo, dopo le ubriacature propagandistiche di una campagna elettorale in cui a farla da padrone sono state le sparate senza fondamento. Quella dell’Acciaieria di Terni è più che una priorità: è un’emergenza assoluta. La proprietà tedesca aveva confermato qualche mese fa che l’Ast è in vendita; quindi il futuro del più grande sito industriale dell’Umbria è incerto, insieme a quello delle tante famiglie ternane che da quella fabbrica traggono il loro sostentamento. Occuparsi, da politici e da parlamentari, di un problema come quello del futuro di una fabbrica non rientra quindi nel novero degli impegni che in agenda possono essere posticipati. O cancellati. È dunque lecito domandarsi, da cittadini/elettori, come mai all’incontro di Terni sull’Ast abbiano preso parte soltanto 6 dei 16 parlamentari eletti in Umbria.
Peccato, per chi non c’era. Partire dal lavoro: sarebbe stato un bel segnale.