Parla di “confusione” Pasquale Caracciolo, presidente dell’Associazione cristiana delle residenze per anziani e disabili dell’Umbria (Acradu) riguardo all’ospitalità di anziani non autosufficienti, portata alla ribalta della cronaca dai recenti controlli dei carabinieri del Nas che hanno fatto emergere, in 10 strutture residenziali dell’orvietano, irregolarità nei requisiti funzionali. Episodi che hanno fatto scattare l’allarme da parte dell’Acradu.
“Nel panorama delle residenze comunitarie e protette per anziani e disabili – ha affermato Caracciolo dinanzi alla stampa convocata per denunciare la situazione – in Umbria si registra oramai un mercato senza regole a causa dell’incapacità delle istituzioni di gestire in modo organico le politiche d’integrazione socio-sanitarie”. Sulla base delle regole previste dal Piano sanitario regionale, l’anziano non autosufficiente viene inserito in strutture con un’adeguata capacità organizzativa come le “residenze sanitarie” o “residenze protette” autorizzate dall’assessorato alla sanità della Regione; le residenze comunitarie, invece, sono autorizzate dai comuni e dovrebbero ospitare solamente persone autosufficienti prevedendo dunque dei livelli occupazionali minimi di tipo socio-assistenziale e non di carattere sanitario.
Ed è proprio su tale differenza organizzativa e assistenziale che richiama l’attenzione l’associazione. “Le verifiche dei Nas hanno portato alla luce non un’eccezione, ma quella che è ormai la regola in molti comuni e cioè che in strutture per soli autosufficienti vengono in realtà ospitati anche anziani non autosufficienti” ha spiegato Caracciolo. “Non va sottovalutato il fenomeno delle badanti, quasi tutte immigrate – ha aggiunto -, che in Umbria sta assumendo dimensioni sempre più ampie” per dare risposta alle esigenze delle famiglie.
Cosa propone, quindi, l’Acradu per uscire da questa “ituazione di confusione”? “Il 20 febbraio i soci hanno approvato un documento che ribadisce la necessità di dare sostanza alla priorità delle politiche sociali rivolte agli anziani e ai disabili, attraverso la ridefinizione del piano sociale e sanitario regionale, la riorganizzazione della rete di protezione sociale – ha affermato il presidente -; è necessario, inoltre, dare attuazione ai tavoli di concertazione territoriale e definire i piani attuativi locali delle aziende ospedaliere ed Usl, attraverso il coinvolgimento delle famiglie e delle organizzazioni sociali”. “Il compito delle istituzioni è di programmare, dare gli standard di qualità e controllare – ha concluso Caracciolo – mentre i soggetti sociali organizzati hanno il diritto-dovere di corresponsabilizzarsi e di mettere a disposizione tutte le loro potenzialità e risorse”.
La proposta dell’Acradu di una redazione, da parte di Asl e comuni, di un elenco pubblico per rendere note quali sono le strutture presenti nel territorio e per quale tipo di servizio sono accreditate, potrebbe già essere un aiuto per il cittadino e una assunzione di responsabilità per gli enti competenti.