Il 3 marzo scorso il Consiglio regionale ha approvato il Piano regionale per la non autosufficienza (Prina) rivolto agli anziani non autosufficienti e ai disabili adulti e minori. C’è da essere soddisfatti? Certamente. Ma con molta moderazione. Per diversi motivi. Primo. L’approvazione è tardiva. Stante gli accordi stipulati con le parti sociali, il Fondo regionale per la non autosufficienza (istituito con legge regionale n. 9 del 3 giugno 2008) e il relativo Prina dovevano entrare in vigore il 1’gennaio 2008. Infatti erano stati stanziati circa 32 milioni di euro che non sono stati spesi nel 2008.Secondo. Nonostante l’approvazione, passerà ancora del tempo prima che il Prina diventi operativo.
Diversi altri provvedimenti debbono essere adottati. Prima di tutto il Regolamento di attuazione della legge istitutiva del Fondo, che dovrebbe fissare, tra le altre cose, i criteri di compartecipazione al costo delle prestazioni dei soggetti interessati. Regolamento appena preadottato dalla Giunta regionale e ancora da discutere. Poi è previsto che i diversi Ambiti territoriali integrati (Ati) debbano approvare il rispettivo Prina territoriale, che diventerà operativo dopo il visto di congruità della Giunta regionale. Infine i Distretti sanitari e gli Ambiti territoriali sociali dovranno definire il Programma operativo del Prina. Facendo i conti (supposto che ciascuno rispetti i 30 giorni a disposizione) il Prina diventerà operativo tra non pochi mesi. Terzo.
Il Prina è fondato sull’effettiva attivazione dei Piani assistenziali personalizzati (Pap) riguardanti i non autosufficienti e dei relativi Patti di cura. Ciò presuppone: a) sapere quanti siano i non autosufficienti in Umbria, ripartiti per Ambiti territoriali. I dati dell’Indagine multiscopo sulle famiglie dell’Istat, presi a riferimento per censire i disabili, sono solo indicativi (non contemplano peraltro la fascia d’età 0-6 anni). Sarebbe necessario attivare un apposito Osservatorio regionale, articolato per Ambiti territoriali; b) che la Giunta regionale, con proprio atto d’indirizzo, stabilisca i criteri di composizione e il funzionamento delle Unità multidisciplinari di valutazione (Umv) della non autosufficienza, da istituire presso i Distretti sanitari, e individui i diversi livelli di gravità della non autosufficienza (necessari per la stesura del Piano di assistenza personalizzato). Quarto. Per una effettiva e organica politica d’integrazione socio-sanitaria, il Prina va visto contestualmente al nuovo Piano regionale sanitario, attualmente all’esame del Consiglio regionale, e al nuovo Piano sociale regionale per la cui stesura, a circa dieci anni dal precedente, siamo appena agli inizi. Si va avanti invece in modo disarticolato.
Infine un’ultima considerazione. Se si vogliono mantenere nella nostra regione i livelli delle prestazioni socio-sanitarie (in un quadro di ridotte risorse economiche) è necessario rendere effettiva la sussidiarietà orizzontale. Riconoscere cioè il ruolo importante delle organizzazioni sindacali e dei soggetti sociali operanti in ambito socio-sanitario ed affermare la volontà di adottare la concertazione come metodo di confronto e di partecipazione. Uno dei punti critici è a livello territoriale: il Tavolo alto della concertazione, gli Accordi di programma, la co-progettazione, i Comitati consultivi degli utenti devono coinvolgere in modo serio e continuativo i soggetti della società civile. Altro punto critico è a livello regionale. Non basta prevedere che gli Uffici regionali svolgano una funzione di regia. Occorre un Gruppo regionale consultivo permanente con compiti di monitoraggio, verifica e programmazione che veda coinvolti, insieme agli Uffici, anche l’Anci, le Asl e rappresentanti del terzo settore.
“È giunto il tempo che le volontà politiche comincino a manifestarsi concretamente su questo terreno, valorizzando l’appartenenza alle reti sociali, accrescendo il capitale sociale, che non è solo la quantità di persone disponibili per un servizio improntato alla reciprocità e alla gratuità, ma piuttosto prodotto delle relazioni fra attori sociali e tra questi e le istituzioni in un clima di stima e di fiducia” afferma Pasquale Caracciolo presidente Associazione cristiana residenze anziani e disabili dell’Umbria (Acradu).
I sindacati: futuro incerto
Il Consiglio regionale approva il Piano regionale per la non autosuffcienza (Prina) ed i sindacati Cgil, Cisl e Uil parlano di “grande successo”, anche se “si poteva fare meglio e prima”. Alla stampa, incontrata mercoledì, è il segretario regionale Cisl Umbria Claudio Ricciarelli ha detto che nel Prina ci sono “32 milioni di euro per aiutare circa 24 mila famiglie, 18 mila anziani e 6 mila giovani-adulti, attraverso quattro tipologie di intervento: aumento dell’assistenza integrata, rafforzamento del numero delle residenze diurne per servizi semiresidenziali, erogazione di aiuti economici per supportare costi necessari quali quelli per una bandante, incremento del numero di posti nelle residenze protette e in quelle assistite per quanti non hanno una famiglia. Riguardo a quest’ultima tipologia di supporto, si prospetta un aumento di mille posti nel 2009 e un adeguamento tariffario del 5 per cento per le rette”. “E nel 2010 cosa accadrà?” è stato il pesante interrogativo dai sindacati, che hanno ribadito come il Governo centrale non abbia previsto alcun finanziamento per dar seguito nel tempo al Fondo per la non autosufficienza.