I tagli del Governo hanno fatto temere per la sopravvivenza delle scuole materne non statali, che si sostengono quasi integralmente con le quote pagate dai genitori, nonché sui (sempre pochi, e adesso ancor meno) contributi statali e, dove ci sono, comunali. Per quest’anno, le 82 materne cattoliche riunite in Fism Umbria (Federazione delle scuole materne cattoliche) sono riuscite a non chiudere i battenti mettendo in campo le ultime risorse disponibili, ma restano i timori per il futuro.
Per fare il punto, la Fism il 19 novembre ha tenuto un convegno sul diritto allo studio, al quale era presente la presidente Catiuscia Marini. “È nostra intenzione andare presto ad una riforma della normativa regionale che disciplina il diritto allo studio ed all’assistenza” ha detto la governatrice, assicurando che “nell’ambito di questa riforma saranno previste adeguate forme di collaborazione tra la Regione e la Fism per permettere a questa vostra realtà di poter continuare a svolgere la propria missione, magari cercando anche ulteriori opportunità per estendere il vostro raggio di azione ad altre fasce di età dell’infanzia”.
La Marini ha dato atto alla Fism di svolgere “un ruolo fondamentale che consente all’Umbria di poter coprire il fabbisogno totale di assistenza ed istruzione per i bambini nella fascia di età da 3 a 6 anni”, superando anche la percentuale minima del 25% indicata dall’Unione europea. “Nessuno, ed io prima di tutti – ha aggiunto – ha mai messo in discussione il ruolo di funzione pubblica svolto dal mondo cattolico nell’ambito delle scuole per l’infanzia. Realtà che nella nostra regione è presente in maniera significativa e qualificata, e con la quale le istituzioni pubbliche si sono sempre rapportate”.
Sull’argomento abbiamo sentito Stefano Quadraroli, presidente provinciale di Perugia della Fism, nonché membro del Consiglio nazionale; al convegno svolgeva il ruolo di moderatore.
Questo è il primo incontro ufficiale della Fism con la Presidente della Regione. Che bilancio ne traccia?
“Pensiamo che questo incontro possa aver gettato le basi di un rapporto sempre più serrato e profondo con le istituzioni: abbiamo chiesto alla presidente Marini la disponibilità ad un confronto in occasione dell’imminente ripensamento della legge regionale sul diritto allo studio. La Fism vuole dare il suo contributo a questo progetto, in un’ottica costruttiva di collaborazione, mettendo a disposizione della Regione un’interfaccia unitaria e autorevole, oltre che un’esperienza decennale in ambito di servizi alla prima infanzia. L’educazione e la cura verso la prima infanzia sono ovviamente punti delicati e fondamentali per la crescita di una società: anche rispetto al momento difficile che stiamo vivendo, se affermiamo che la crisi è innanzitutto educativa e culturale, a questo giudizio dobbiamo iniziare a dare una risposta concreta. Siamo contenti quindi, come Fism Umbria, di aver organizzato un dibattito pubblico, perché in un momento così difficile il rischio è quello di subire o ignorare quello che sta accadendo. Invece ci sembrava importante un confronto tra gli attori in campo, anche perché, con ruoli e responsabilità diversi, siamo tutti impegnati ad offrire un servizio alle famiglie e alla società che sia, sicuramente il più possibile di qualità, ma innanzitutto sostenibile. Anche le istituzioni politiche (Stato, Regioni, Comuni), complici alcuni tagli che indubbiamente li hanno colpiti, si stanno rendendo conto di non poter più garantire standard accettabili di qualità a fronte di una richiesta che comunque cresce. O capiamo che la crisi può diventare un’opportunità e ci sediamo intorno ad un tavolo costruendo insieme un vero sistema integrato, che possa rispondere ai bisogni ed alle esigenze delle famiglie; altrimenti siamo destinati ad un impoverimento dell’intero sistema”.
La scuola in generale soffre dei tagli alla spesa pubblica. Quale è la situazione delle scuole materne non statali?
“Il momento è sicuramente difficile, anche se le nostre scuole erano già in crisi da prima della crisi. Il rischio, oggi, è quello di una ‘guerra tra i poveri’: invece dobbiamo unire le nostre forze per costruire insieme percorsi diversi e proposte innovative, il più possibile condivise. L’aspetto positivo, se così si può dire, è quello che la crisi che attraversiamo ci costringe a guardare all’essenziale, ai problemi reali, eliminando quel rischio di contrapposizione ideologica che troppo spesso ha caratterizzato il dibattito pubblico, ed interno al nostro settore, in questi ultimi anni. Quindi, innanzitutto alle nostre scuole, stiamo dicendo che sicuramente, da un lato, è il momento di stringere i denti; dall’altro abbiamo una grande occasione, che è quella di rimettersi in gioco, assumendosi ognuno le proprie responsabilità, disponibili a sedersi intorno ad un tavolo per giudicare ciò che accade e capire cosa fare”.
Il convegno si è aperto con il saluto del vescovo di Assisi, e delegato Ceu per l’educazione e la scuola, mons. Domenico Sorrentino. Oltre alla Presidente sono intervenuti Ugo Lessio e Simone Polchi, rispettivamente presidente Fism Veneto e Umbria. Le cifre in UmbriaIn Umbria la Fism, federazione degli istituti educativi religiosi cattolici, conta 82 scuole materne, di cui 53 a Perugia e 29 a Terni, per un numero complessivo di 4.500 bambini. Sono invece 230 gli insegnanti, ai quali si aggiunge il personale religioso volontario, che garantiscono la funzionalità di 180 sezioni in tutto il territorio regionale. In rapporto al totale delle sezioni di scuole materne dell’Umbria, che sono 508, la Fism copre oltre il 20 per cento. La presidente Marini ha ricordato che l’Umbria è la regione italiana con la maggiore percentuale di copertura di posti di asili nido che, con il 33 per cento, supera la stessa media del 25 per cento prevista delle normative europee.