Sono 87.715, pari agli abitanti di quella che per grandezza sarebbe la terza città dell’Umbria dopo Perugia e Terni. Sono gli stranieri che abitano accanto a noi, studiano e lavorano con noi e pagano i contributi anche per le nostre pensioni. Sono la linfa nuova della nostra comunità regionale.
Senza di loro, la popolazione dell’Umbria sarebbe in costante calo e sempre più vecchia. Sono infatti soprattutto loro a prendersi cura dei nostri genitori e dei nostri nonni. Sono il nostro presente ed il nostro futuro perché in gran parte giovani. Lo dicono i numeri Istat del 15° Censimento generale della popolazione italiana, esaminati e discussi in un seminario che si è svolto la scorsa settimana nel Centro congressi della Camera di commercio di Perugia.
Al 9 ottobre 2011, giorno dell’ultimo censimento, le persone residenti in Umbria risultavano 884.268, con un aumento di 58 mila (pari al 7,1 per cento) rispetto al precedente censimento del 2001. Una crescita dovuta esclusivamente agli stranieri, che nel decennio sono aumentati di 60 mila, mentre nello stesso periodo gli italiani sono calati. Senza di loro, la popolazione umbra sarebbe infatti diminuita di 2.000 persone, con sempre meno under-40 e sempre più anziani.
I numeri dicono anche un’altra cosa: gli stranieri aumentano in tutte le fasce d’età , ma sono soprattutto giovani (l’età media è di circa 30 anni) e donne. Queste ultime sono il 55,7 per cento, molte provenienti dai Paesi dell’Est Europa. Tra loro ci sono appunto le tante badanti e addette ai servizi domestici nelle nostre case.
La percentuale di immigrati stranieri in Umbria è più alta della media italiana. Nell’ultimo decennio si sono triplicati, passando da 27.266 a 87.715. La gran parte, il 77,66 per cento, abitano in provincia di Perugia. Ne sono stati censiti 68.026, ma probabilmente sono molti di più, considerando i clandestini e quelli che lavorano in nero. In questo caso non ci sono cifre ufficiali, ma alcune stime li calcolano in circa 10.000. Altri indicano numeri ancora maggiori. In provincia di Terni in dieci anni il numero degli stranieri censiti si è addirittura quadruplicato, passando da poco più di 5.000 a quasi 20 mila.
Del “caso Terni” e della straordinaria crescita della presenza di stranieri nella Città dell’acciaio ha parlato la dirigente comunale Simona Coccetta. Nel 1861, nel primo Censimento dell’Italia appena nata come nazione unitaria, Terni era una cittadina di 12.818 abitanti. Il “picco della crescita” – ha detto – si è avuto tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del secolo scorso con l’arrivo dell’industria dell’acciaio. Erano altri tempi, perché allora a Terni il flusso migratorio era da Nord a Sud e le braccia per le nuove fabbriche arrivavano in gran parte dall’Italia settentrionale. Un’altra impennata nella crescita demografica della città c’era stata negli anni Trenta del secolo scorso con le fabbriche di armi. Poi negli anni Ottanta e fino al 2001 c’erano stati due decenni di progressivo calo degli abitanti. “Senza stranieri – ha detto Simona Coccetta – oggi Terni sarebbe una città con meno di 100 mila abitanti”. Ne ha invece più di 109.000, di cui 10.291 stranieri (erano 2.400 nel 2001). La maggior parte, come detto, sono donne dei paesi dell’Est. “In un periodo così breve – ha proseguito la dirigente comunale – una immigrazione così massiccia ha influenzato la vita e le abitudini della città”. Ringiovanendo la comunità. L’ eta media dei cittadini italiani di Terni è di 48,1 anni. Quella degli stranieri di 32,5.
A Perugia invece la presenza di stranieri ha tradizioni più lunghe e consolidate. “Nel nostro Comune – ha detto la dirigente comunale Valeria Tocchi – sono l’11,4 per cento, una percentuale superiore alla media umbra ed a quella italiana. Anche la popolazione di Perugia, oggi 162.449 residenti, è cresciuta soprattutto per la componente straniera, con una forte presenza di giovani”. La comunità più numerosa e quella romena, seguita da albanesi, ecuadoriani, marocchini e peruviani. Anche a Perugia tante le badanti. Nella comunità dell’Ucraina il rapporto – ha detto la dirigente – è di 25 uomini ogni 100 donne. Situazione ben diversa per gli immigrati dei Paesi nordfricani. Nella comunità tunisina, ad esempio, ci sono 228 uomini ogni 100 donne.
Quindi rapporti numerici diversi tra uomini e donne nelle varie comunità, che però sono destinati a cambiare con i ricongiungimenti familiari che si stanno intensificando – anche se un po’ rallentati dalla crisi – con i mariti ed i figli maschi che arrivano dai Paesi dell’Est e con le donne provenienti invece dal Nord-Africa.
Sta insomma nascendo una comunità nuova che richiede anche – ha detto Coccetta – un approccio delle istituzioni diverso, con un nuovo welfare. Una sfida e un’opportunità per tutti: i “vecchi” umbri e i “nuovi” chiamati a condividere diritti e doveri.
I comuni
Il record è a Giano
Giano dell’Umbria, la bella cittadina di 3.826 abitanti contornata dal verde dei monti Martani, è il Comune umbro con la più alta percentuale di stranieri: 193 ogni mille abitanti. In questa classifica regionale precede nell’ordine Lisciano Niccone (186 per mille), Montegabbione (173 per mille) e Fossato di Vico (164 per mille). Una forte presenza si registra anche nel Comune di Perugia (114 per mille), in quelli dell’Alto Orvietano, del Folignate e della zona del lago Trasimeno.
Sono l’8 per cento delle imprese
L’8 per cento delle 83.000 imprese attive in Umbria sono state create e gestite da stranieri. In gran parte si tratta di piccole aziende individuali. È quanto risulta da un’indagine di Unioncamere Umbria relativa alla situazione delle imprese del 31 dicembre scorso. In gran parte (18,2 per cento) quelle gestite da stranieri operano nel settore costruzioni, mentre il 10 per cento in quello del commercio.