In questo 2006 la celebrazione della solennità della Beata Vergine Maria madre della divina Grazia, patrona della città e della diocesi, ha assunto un carattere del tutto particolare, dato dalla ricorrenza del settimo centenario dalla costruzione del santuario e dai 550 anni dalla pittura dell’immagine che ha dato poi il nome al santuario stesso. Infatti, l’antica chiesa di Santa Maria dei Servi (questo il titolo originario) cominciò a chiamarsi Madonna delle Grazie dal XVI secolo, quando si diffuse la venerazione per l’immagine dipinta da Giovanni da Piamonte, allievo di Piero della Francesca, nel 1456. Una devozione talmente diffusa da portare il comune, nel 1783, a proclamare la Madonna delle Grazie patrona della città. Con questo titolo la festa è stata mantenuta nel calendario liturgico della diocesi, fino alla redazione del 1967, alla data del 26 agosto. L’attuale calendario, approvato nel 1981, ha modificato il titolo della celebrazione in quello, teologicamente più corretto, di Beata Vergine Maria madre della Grazia divina. Una storia lunga, lunga, fatta della fede di un popolo che da sette secoli si raccoglie in preghiera nella grande chiesa del rione San Giacomo, fino al 1962 sede della comunità dei frati Servi di Maria, poi, dal 1963, chiesa parrocchiale. Ma anche una storia viva, che continua a caratterizzare la religiosità dei castellani. Anche quest’anno la festa è stata preceduta da un triduo di preparazione, animato da alcuni parroci delle parrocchie del centro storico (mons. Torquato Sergenti, mons. Giulio Cii, padre Giacomo Morotti). Domenica 27, poi, il vescovo diocesano, mons. Pellegrino Tomaso Ronchi, ha presieduto la solenne concelebrazione, durante la quale hanno prestato servizio liturgico i Confratelli di Gesù legato alla colonna e di canto la corale ‘Marietta Alboni’, diretta dal maestro Marcello Marini. ‘La Madonna è madre di grazia ‘ ha ricordato il vescovo all’omelia ‘ poiché ha portato nel suo grembo purissimo Cristo, vero Dio e vero uomo. Essa, inoltre, è mediatrice di grazia poiché è stata socia di Cristo nel procurarci la grazia più grande, la redenzione, cioè la salvezza, la vita divina e la gloria che non ha fine’. Nei secoli, i castellani ‘hanno corrisposto all’amore della Madre, soprattutto con l’alimentare nel loro cuore la fede, oltre che costruire questo tempio e abbellirlo di ricchezze artistiche’. Mons. Ronchi ha invitato a guardare a Maria con uno sguardo di speranza: ‘Questo sguardo di speranza a Maria è quanto mai opportuno in un mondo che appare sfiduciato e disperato’.
Storia viva di devozione
DIOCESI. Festa della Madonna delle Grazie
AUTORE:
A. C.