‘Ferma condanna’ verso ‘tutti gli atti di violenza contro le comunità cristiane, ovunque essi accadono’ e richiesta ai Governi interessati di assicurare alla giustizia chi si macchi di tali crimini. Indice puntato anche nei confronti delle innumerevoli ‘forme di discriminazione e intolleranza basate sulla religione o il credo, come pure gli atti di violenza contro tutte le comunità religiose’ nel mondo. Quindi l’appoggio risoluto alle ‘iniziative volte a incoraggiare il dialogo e il rispetto reciproco tra le religioni’. È il senso della risoluzione approvata dall’Europarlamento, riunito la scorsa settimana a Strasburgo per la sessione plenaria. Accordo trasversale. Dopo lunghe trattative tra gli eurodeputati e i partiti presenti in emiciclo, è giunto un accordo tra popolari, socialisti, liberaldemocratici, i gruppi Uen e Indipendenza e democrazia, con adesioni singole di parlamentari di vari gruppi politici. Il testo, piuttosto ampio, fa riferimento a una lunga serie di episodi avvenuti soprattutto in Asia e Africa, di cui sono stati vittime singoli individui o comunità di credenti. Il documento ricorda che l’Ue ‘s’è espressa a più riprese in favore dei diritti delle comunità religiose e per la protezione della loro identità, ovunque nel mondo, nonché in favore del riconoscimento e della protezione delle minoranze religiose, senza distinzioni’. ‘Vivamente preoccupata dal moltiplicarsi di episodi d’intolleranza e di repressione contro le comunità cristiane’, l’Ue ribadisce con tale atto formale (approvato con 2 soli voti contrari e un’astensione) la difesa dei principi di libertà di pensiero, di coscienza, di religione e di culto. Viene quindi sottolineata ‘la laicità dello Stato e delle sue istituzioni pubbliche’ e assegna a queste il dovere di garantire le libertà fondamentali, ivi compresa quella di cambiare religione. I casi all’ordine del giorno. Tra i singoli casi nazionali citati vi è quello dell’Iraq, ‘per i recenti episodi di violenza’, fra cui ‘il rapimento di due sacerdoti cattolici, padre Pius Afas e padre Mazen Ishoa, il 14 ottobre 2007 a Mosul; l’uccisione di due cristiani assiri, Zuhair Youssef Astavo Kermles e Luay Solomon Numan, entrambi membri dell’organizzazione National Union of Bet-Nahrin’, avvenuta a Mosul il 28 giugno; l’uccisione di un sacerdote caldeo, padre Ragheed Ganni, e dei tre diaconi che lo assistevano, sempre a Mosul il 3 giugno. Una specifica nota attiene alle violenze in atto in Pakistan, ‘fra cui l’assalto contro una chiesa cristiana il 10 ottobre scorso a Godwinh, alla periferia di Lahore; la bomba che il 15 settembre 2005 ha seriamente danneggiato una scuola, la Saint John Bosco Model School’, gestita dai missionari nel distretto di Bannu; l’uccisione del vescovo protestante Arif Khan e di sua moglie il 29 agosto di quest’anno a Islamabad. Cina: non solo Olimpiadi. Tra i fatti riscontrati nel mondo, la risoluzione ne ricorda diversi in Turchia, a Gaza (territori palestinesi), in Egitto, Vietnam e nelle Filippine. Un paragrafo si sofferma sulla ‘gravità della situazione delle libertà religiose nella Repubblica popolare cinese, dove le autorità continuano a reprimere tutte le manifestazioni religiose’ e in particolar modo quelle della comunità cattolica, la quale vede ‘numerosi membri e vescovi imprigionati da diversi anni, alcuni dei quali sono persino morti in prigione’. La risoluzione allarga poi lo sguardo per considerare anche altre categorie di persone, come i profughi, gli sfollati interni, i richiedenti asilo, i migranti, le persone private della libertà, le minoranze etniche, religiose e linguistiche che ‘subiscono sempre più di frequente violazioni del diritto alla libertà di religione o di credo’. Ai leader religiosi e all’Ue. A questo punto il testo passato in aula – il primo che dedichi specifica attenzione alle violenze crescenti perpetrate contro i cristiani nei diversi continenti, e che ha sostanzialmente ottenuto l’appoggio unanime del Parlamento Ue – riafferma ‘l’importanza del dialogo tra le religioni per promuovere la pace e la comprensione tra i popoli’, richiamando i leader religiosi all’impegno di contrastare gli estremismi e di promuovere il rispetto reciproco. Un aspetto concreto della risoluzione emerge quando il documento invita le istituzioni Ue a prestare attenzione alla situazione delle comunità religiose ‘in quei Paesi dove sono minacciate nel momento dell’elaborazione e implementazione di programmi di cooperazione e aiuto allo sviluppo’. Ossia assegnare fondi e cooperare con quegli Stati che rispettano le libertà essenziali, fra cui quella di culto. Infine si chiede all’Ue di destinare maggiori finanziamenti all’Alto commissariato Onu per i rifugiati.