Una buona notizia: sono più di 80 i Paesi che hanno aderito alla “Dichiarazione politica sul rafforzamento della protezione dei civili dalle conseguenze umanitarie derivanti dall’uso di armi esplosive in aree popolate”. Si tratta delle conclusioni della Conferenza intergovernativa svoltasi a Dublino sulle armi esplosive, che intende introdurre nella legislazione internazionale vincoli molto più ristretti di protezione delle popolazioni civili in tempi di guerra.
“La protezione dei civili – ha affermato la nostra sottosegretaria agli Affari esteri, Maria Tripodi – non può essere limitata alla mera ricognizione degli effetti diretti e immediati derivanti dall’uso di armi esplosive, ma dev’essere tale da considerare i danni che nel medio-lungo termine compromettono tanto il diritto dei singoli a un’esistenza libera e dignitosa, quanto beni di natura collettiva come la salute, l’educazione, uno sviluppo equo e sostenibile”. Ed era esattamente questo l’intento della Conferenza di Dublino, cui hanno preso parte anche alcune reti italiane coinvolte da sempre in questi temi: l’Associazione nazionale vittime di guerra (Anvg), la Campagna contro le mine e la rete italiana Pace e disarmo, che hanno rilanciato in Italia l’iniziativa internazionale sulle armi esplosive con lo slogan “Stop alle bombe sui civili”.