Il pessimismo non si addice al cristiano, che per principio è un ottimista impenitente. Lo è perché da sempre sa che il mondo è già stato salvato, e nel cuore della storia umana è stato deposto un germe di vita resistente a batteri e virus di morte, di qualsiasi genere, indistruttibile; una forza che, proprio perché trascende la storia, ne garantisce l’autentico progresso – che in nuce è quello che il grande Teilhard de Chardin, con la sue categorie paleontologico-filosofiche, chiamava “ominizzazione”.
Questo pensavo quando mi prendeva l’angoscia mentre sentivo snocciolare i nomi dei tanti nostri parlamentari che si dichiarano cristiani, eppure il Parlamento non è mai stato una cloaca a cielo aperto come lo è oggi. Se vogliamo usare uno dei verbi più icastici usati da Papa Francesco, quello che ha utilizzato per la mafia, il Parlamento “spuzza”.
Mi sembrava evidente che la maggior parte di quei signori è interessata soprattutto, o probabilmente in maniera esclusiva, al mantenimento della propria poltrona: l’hanno spalmata di Attak di prima qualità, ma quando qualcuno li “inviterà” ad alzarsi, tirandoli su per le ascelle, il fondo dei calzoni, consumato dal troppo tempo che il proprietario ci è rimasto seduto, reggerà?
È chiaro che anche Renzi e i suoi non disdegnano la prospettiva di passare un qualche altro annetto a passeggiare post prandium nel “transatlantico” di Montecitorio, ma molto di più appaiono interessati ad affondare il barcone dell’ingovernabilità della nostra Italia, che in questo non ha nulla da invidiare ai barconi che partono e partiranno ancora a lungo dalla Libia.
Parlando dell’Italicum, la nuova legge elettorale, mi pare condivisibile la prima preoccupazione di Renzi: quella di permettere ai partiti di garantirsi un capolista di spessore, bloccando certe logiche particolaristiche che possono mandare su ancora una volta qualche piripacchio fantasioso, capace solo dormicchiare a spese nostre. È successo coi pentastellati, dalla cerchia dei quali sono usciti diversi esseri ragionevoli, ma anche qualche orango e qualche sciacquina.
In questa luce, la proposta del “capolista bloccato” e delle preferenze a partire dal secondo eletto non è né uno scandalo morale né un attentato alla Costituzione, come ululano i loro piazzaioli.
Mentre scrivo, non si sa come finirà il braccio di ferro sull’approvazione definitiva dell’Italicum tra il Governo e i suoi contestatori interni. Ma io mi dico: se davvero alla redazione di quel testo di legge sono state dedicate (sommando quelle impegnate di ogni singolo parlamentare ai vari livelli del dibattito) molte migliaia di ore di discussione, tutte ovviamente pagate dal contribuente, ha senso impiegarne altre ancora? E poi, si troverebbe l’accordo con “poche” altre migliaia di ore?
Anche i dissidenti concordano sul fatto che le riforme vanno fatte al più presto, ma poi accusano Renzi di lavorare con il bulldozer. E con che doveva farlo, con il cesello preso in prestito da Giulietto Chiesa, o con il cucchiaio di legno della nonna di Pippo Civati?