La Camera di commercio di Perugia il 4 e 5 aprile u.s. ha tenuto un convegno sull’Economia civile. Un eventum albo signandum lapillo. Traduco per gli indòtti: da sottolineare a due mani, con un gessetto bianco grosso come una salsiccia. Nel convegno sull’Economia civile allestito dalla Camera di commercio di Perugia si è parlato di come possano (e debbano) rapportarsi, su un piano paritario, due mondi che sembrerebbero strutturalmente non comunicanti: il mondo dorato del Profit, di chi, apparentemente in piena irrazionalità, investe capitali per ricavarne capitali da investire, e il mondo scalcagnato del Non Profit, di chi, apparentemente in piena irrazionalità, investe brandelli si se stesso nei poveri, con la sottaciuta speranza di ritrovare se stesso, intero.Ci è stato detto: il mondo del Profit ha bisogno di voi del mondo del Non Profit. Parbleu! Cos’è successo? È successo che la massimizzazione del profitto puro ha cominciato a ingenerare conati di vomito in chi pensava di poterla perseguire impunemente come il tutto della propria vicenda terrena, personale e imprenditoriale. Oggi l’imprenditore chiede all’operatore sociale di aiutarlo a produrre vita, e non soltanto contenitori in tetrapak o cemento 425; o, meglio, di aiutarlo a produrre vita anche attraverso la produzione di contenitori in tetrapak o di cemento 425. Fra Profit e Non Profit occorrono sinergie che vadano al di là della beneficenza, incrementata in anni recenti dalla possibilità di scaricarne in parte gli importi nella denuncia dei redditi. Loro parlano e tu resti a bocca aperta, e rifletti. Poi prende la parola Stefano Zamagni, e sono subito fuochi d’artificio. Zamagni è un minatore travestito da docente universitario. Un cristiano che con la luce del Vangelo ha scandagliato la condizione umana. Paziente. Tenace. Come i minatori che una volta si calavano nelle viscere della terra con il lume a petrolio incastonato nel casco di protezione. E nella condizione umana il minatore Zamagni ha trovato sorprendenti istanze che al Vangelo chiedono salvezza, cioè motivazione ultima e stabilità inconcussa. E le ha trovate proprio nel settore teoricamente ad esse più ostico, il settore della produzione dei beni necessari alla vita, un settore’nel quale la logica giusta sembrava quella dello scannamento ad oltranza fra capitale investito e lavoro necessario per farlo fruttare. 4 aprile 2008: 40 anni fa un colpo di fucile spappolò il cranio di M. L. King e il suo sogno: il sogno che sulle rosse colline della Georgia sedessero un giorno bianchi e neri, a brindare insieme. Un sogno da riproporre oggi: sulle dolci colline dell’Umbria, imprenditori seri e operatori sociali motivati lavorano all’ipotesi di Uomo Nuovo. Pierluigi Grasselli, ci vogliamo lavorare a dare corpo a questo sogno? .
Stefano, il minatore
AUTORE:
Angelo Maria Fanucci