Siamo tutti bravi a dare consigli al Governo per superare la crisi e far ripartire l’economia, se l’idea base è quella di far girare più soldi, e così rilanciare i consumi, e di riflesso la produzione. Sarebbe l’uso della spesa pubblica a debito come strumento di politica economica. Si chiama economia keynesiana, dal nome dell’economista inglese la cui ricetta permise agli Stati Uniti di uscire dalla crisi del 1929. Ma c’è un problema, anzi due.
Il primo è che l’economia keynesiana funziona se usata per risolvere crisi occasionali nell’ambito di un sistema di per sé sano; ma non può essere utilizzata in permanenza. Ora, in Italia la politica keynesiana la stiamo facendo da sessant’anni, ed è ben per questo che lo Stato è indebitato fino agli occhi e un po’ più su.
Il secondo problema è che i vincoli europei ci vietano di avere un deficit annuo superiore al 3% del Prodotto interno lordo (che sarebbe il valore complessivo di tutto ciò che si produce in Italia in un anno). Noi al deficit del 3% ci arriviamo già in partenza, quindi non c’è margine per spendere neppure un euro in più. Qualcuno dice: “Ribelliamoci a questa imposizione dell’Europa. Che sarà mai questo limite del 3%? Perché non possiamo arrivare al quattro o al cinque?”. Il fatto è che non stiamo discutendo di cifre scritte sulla carta, ma di debiti concreti e reali che vanno ad aggiungersi al debito complessivo che già esiste, e che attualmente supera il 132% del Pil. Se a fine anno avremo un deficit annuo del 3%, vuol dire che ad anno nuovo il debito totale sarà del 135%, e così via.
Sul debito si pagano gli interessi; attualmente paghiamo per gli interessi, ogni anno, più del 5,5% del Pil, un peso enorme. Ecco perché non possiamo indebitarci neppure per un euro in più: non perché i tedeschi o i belgi non ce ne danno il permesso.Senza contare che, se la nostra economia peggiora, sale il tasso degli interessi (il famoso spread), e quindi finiamo col pagare più interessi anche se il debito non è cresciuto. Insomma: aspettarci la cura di tutti i mali dalla generosità del Governo è un sogno fantastico e irrealizzabile.