Statuto, politica di basso profilo

Lo Statuto regionale promulgato dalla Lorenzetti. Sui temi fondamentali come i santi Francesco e Benedetto, matrimonio e forme di convivenza, numero dei consiglieri, i cattolici non hanno cambiato ide

La Presidente della Giunta regionale Maria Rita Lorenzetti ha promulgato lo Statuto regionale ignorando sia il parere del Consiglio di Stato che, da lei stessa interpellato, aveva indicato la necessità della ulteriore doppia lettura, sia le stesse richieste avanzate dalla società civile, in particolare dalla Consulta regionale e da gran parte dell’associazionismo cattolico umbro. Prendiamo atto con vivo rammarico di questa decisione coerente, peraltro, con le scelte di non alto profilo politico ‘ istituzionale adottate dopo la sentenza della Corte costituzionale. Scelte più preoccupate di vincere la corsa contro il tempo per andare alle urne con una nuova legge elettorale piuttosto che di riesaminare lo Statuto alla luce delle richieste provenienti da più parti. Ora si è voluto promulgare lo stesso lo statuto, allettati dalla possibilità che ne consegue di ampliare il numero degli assessori regionali. Un atto dovuto – è stato invece affermato – per dare seguito al mandato ricevuto dal Consiglio regionale del 10 dicembre scorso, con una votazione ‘ tutti lo ricordano ‘ politicamente debole, aggrovigliata e frammentata con solo 15 voti favorevoli contro 15 tra contrari, astenuti, assenti e fuoriusciti dall’aula. Non è entusiasmante che lo Statuto della Regione dell’Umbria ‘ un evento straordinario di grande importanza, destinato a durare nel tempo ‘ entri in vigore già indebolito in partenza, pesando, peraltro, su di esso il sospetto di illegittimità viste le motivazioni addotte dal Consiglio di Stato e le preannunciate iniziative del Comitato regionale referendario. Allo stesso tempo è stato preannunciato l’intendimento di integrare il dettato statutario con norme che accolgano le richieste avanzate dal mondo cattolico e dalle Parti sociali. Per poi magari mettere mano alla nuova legge elettorale, rimasta nel cassetto, che sancisca l’incompatibilità tra assessori e consiglieri regionali e consenta il recupero di quanti il responso elettorale ha lasciato fuori dall’Aula. Circa tali intendimenti desideriamo esprimere ancora una volta con chiarezza il nostro pensiero. Sui temi più volte ribaditi (esplicito riferimento ai santi Francesco e Benedetto, equiparazione tra matrimonio e diverse forme di convivenza, effettiva sussidiarietà, aumento del numero dei consiglieri regionali) la nostra posizione è nota e rimane inalterata. Non ci accontenteremo, pertanto, di semplici aggiustamenti. Su questi temi, che hanno per noi valenza massima, ci attendiamo l’impegno corale dei consiglieri regionali appena eletti con il voto prevalente del mondo cattolico. Con risultati lusinghieri, addirittura raddoppiando la presenza e anche la responsabilità di assumere posizioni chiare e coerenti con il pensiero sociale cristiano. Ci attendiamo che in piena unità d’intenti, indipendentemente dalle coalizioni di appartenenza, siano assunte posizioni di alto profilo politico.

AUTORE: Pasquale Caracciolo