Il Rapporto 2002 dell’Istituto nazionale di previdenza per i dipendenti dell’amministrazione pubblica (Inpdap) sullo Stato sociale, analizzato in particolare con riferimento all’Italia è molto articolato e complesso, come la realtà che cerca di rappresentare. Tra le tante possibili, una prima lettura del Rapporto può essere compiuta in chiave di “sistema di regolazione”, composto dalle principali Istituzioni che presiedono al funzionamento del sistema economico-sociale. Uno dei temi conduttori del Rapporto è appunto la relazione tra settore pubblico e settore privato, ovvero, secondo una distinzione un po’ grossolana, tra Stato e Mercato, che viene analizzata per tutte le più importanti categorie di servizi sociali (istruzione, sanità, previdenza). La valutazione compiuta dal Rapporto, anche alla luce delle esperienze compiute in molti Paesi, è che la natura dei servizi è tale che il mercato non è per lo più in grado di erogarli soddisfacendo pienamente le esigenze di efficienza e di equità, e che quindi il settore pubblico può svolgere al riguardo un ruolo determinante e insostituibile. Il sistema socio-economico reale peraltro non è solo un complesso intreccio di forme regolative, ma anche un continuo intrecciarsi di “livelli di governo” e di azione, che può rappresentare una seconda chiave di lettura del Rapporto Inpdap. Nel quadro delle politiche sociali, si dispiegano pienamente i noti principi della “sussidiarietà” verticale (tra diversi livelli di governo) ed orizzontale (tra settore pubblico e società civile). A questo riguardo, in Italia è in corso un imponente processo di decentramento dei poteri, dal Governo centrale ai Governi locali, secondo una strategia di federalismo, di cui il Rapporto esamina i principali rischi, con riferimento specifico all’erogazione e al finanziamento dei servizi sanitari, sottolineando in particolare il possibile aumento delle disuguaglianze al riguardo osservabili nelle diverse aree del territorio nazionale. E’ noto che anche l’Umbria potrebbe mostrare nel prossimo futuro, in assenza di adeguati meccanismi perequativi, un’insufficienza delle risorse disponibili rispetto a quelle necessarie. La molteplicità di livelli di governo e la partecipazione richieste per formulare ed attuare le politiche sociali è ben rappresentata – e lo sottolinea anche il recente Libro Bianco sul Welfare – dalle formule recentissime di “coordinamento aperto” e “programmazione partecipata”. Ricca e significativa è al riguardo l’esperienza dell’Umbria per la messa a punto del ventaglio di Piani d’azione sociale ai diversi livelli di governo del territorio. Sono comunque fortemente auspicabili progressi in tema di realizzazione di un adeguato sistema informativo sulle effettive esigenze socio-sanitarie della popolazione, e di una reale partecipazione di questa alla preparazione e al monitoraggio dei piani di intervento. Il complessivo sistema dei servizi sociali è attraversato da un articolato “sistema di valori”, che può costituire una terza chiave di lettura del Rapporto Inpdap. Continuamente questo fa riferimento alla terna costituita da “equità, efficienza e libertà”, e giustifica l’intervento pubblico nell’istruzione, nella sanità, nella previdenza, perché permette di superare i cosiddetti “fallimenti del mercato”, il quale non garantisce né l'”equità ex-ante” né l'”equità ex-post”, e può assicurare uno stato di coesione sociale. Come sottolinea a più riprese anche il già ricordato Libro Bianco sul Welfare, la coesione sociale è fondamentale per lo sviluppo, è il cuore dello sviluppo, come rimarca il Rapporto 1999 dello United Nations Development Program su globalizzazione e sviluppo. Nel sistema di valori che ho sopra ricordato manca un pilastro: quello della Verità, senza del quale tutto rimane indeterminato, ogni valutazione sospesa, ogni soluzione necessariamente declinata al condizionale, come si avverte nel Rapporto, nella cautela delle sue conclusioni, pur se orientate a sottolineare la rilevanza della componente pubblica, dell’equità che vi si può accompagnare, e di uno stato di coesione sociale. Per Verità intendo la verità sull’uomo, che è naturalmente una verità problematica, aperta a diverse interpretazioni. Vorrei rilevare l’importanza “oggettiva”, per una dinamica sociale più soddisfacente, di una concezione personalistica, basata cioè sul concetto di “persona”, ovvero di individuo in relazione, molto distante da un certo approccio individualistico che va attualmente per la maggiore. Intendo la persona come creatura, dotata di coscienza e responsabilità, consapevole di aver ricevuto tutto in dono, e di dover a sua volta donare… e ciò ci propone il fondamento profondo, la radice metafisica del presupposto di uno stato di effettiva e durevole coesione sociale: mi riferisco alla solidarietà, che è la corresponsabilità di ciascuno per il bene di tutti, per il ‘bene comune’, ovvero l’impegno prioritario di ciascuno per il bene comune, così sapientemente rappresentato nella mirabile Costituzione pastorale Gaudium et Spes.
Stato sociale: il mercato da solo non garantisce equità e efficienza
Nelle politiche sociali è centrale il valore della persona e la solidarietà
AUTORE:
Docente di Politica Economica e Finanziaria Facoltà di Economia Università di Perugia