– di Laphidil Oppong Twumasi – –
Come primo commento all’esortazione apostolica Christus vivit che raccoglie il lavoro e le indicazioni del Sinodo dei Giovani, pubblichiamo il testo dell’intervento fatto alla conferenza stampa di presentazione, martedì mattina in Vaticano, da Laphidil, responsabile del gruppo dei giovani della Comunità ghanese nella diocesi di Vicenza.
Sono Laphidil, ho 25 anni e sono una studentessa del corso magistrale di Ingegneria Biomedica all’Università di Bologna. Ho partecipato alla Riunione presinodale dei giovani qui a Roma e ho seguito il percorso del Sinodo fino all’emissione del Documento finale.
È un onore per me tornare qui oggi per dire la mia e cosa suscita in me l’Esortazione apostolica postsinodale di Papa Francesco.
Questo Documento suscita in me un’emozione indescrivibile, perché leggendolo mi è sembrato di parlare con una persona vicina, come un padre che mi offre consigli e suggerimenti. È un Documento che, alla luce della relazione con Cristo, illumina le diverse realtà della vita dei giovani. È facile da capire e non si perde in arcaismi, anzi, ho trovato termini come tutorial, zapping ed influencer che direi sono termini giovanili. È stata una scoperta piacevole scorgere tali termini in un Documento ufficiale della Chiesa.
Invito tutti, soprattutto noi giovani, a leggerlo con calma, con i nostri tempi, perché sono certa che ognuno di noi ci troverà qualcosa che lo riguarda. Per me è stato emozionante anche trovare citazioni testuali e anche interi paragrafi presi dal nostro Documento presinodale, ed avendo fatto parte del gruppo di redazione a suo tempo, sento che quelle notti dove siamo rimasti svegli a mettere insieme quel Documento non sono trascorse invano.
Devo dire che c’è stato uno sforzo e la volontà di sentire il nostro grido, di ascoltarci veramente.
Mi ha inoltre fatto molto piacere il fatto che questo Documento non sia un manuale di sola dottrina ed insegnamenti, ma per me sembra una guida e un insieme di suggerimenti, qualcosa alla quale fare riferimento quando ci sentiamo un po’ persi. Non ha risposte preconfezionate alle nostre domande perché sarebbe anche fisicamente impossibile inglobare e fare un tutt’uno della vastità e diversità di problematiche che abbiamo noi giovani e la Chiesa in generale nel mondo, perché appunto siamo diversi.
Sta a noi adesso come giovani nella Chiesa, inseriti nella pastorale giovanile, nelle parrocchie, nelle varie aggregazioni ecclesiali, nelle unità pastorali in generale, alzarci e darci da fare. Dobbiamo prendere in mano il Documento finale del Sinodo e questa Esortazione apostolica, estrapolare i temi e le realtà a noi più vicine ed adattarle alle nostre esigenze, altrimenti tutto il lavoro fatto in questi due anni diventerebbe fine a se stesso.
Vorrei concludere citando la parte finale del Documento di Papa Francesco: “E quando arriverete dove noi non siamo ancora giunti, abbiate la pazienza di aspettarci”. Questa frase mi ricorda l’episodio biblico dove Pietro e il discepolo giovane amato da Gesù corrono alla grotta del Risorto per vedere se è veramente vuota. Il giovane arrivò per primo ma aspettò che arrivasse Pietro prima di entrare.
Questo mi dice che c’è un bisogno reciproco, ci deve essere una vicinanza tra Chiesa “adulta” e Chiesa “giovane”, perché noi giovani abbiamo forza, entusiasmo, carisma, ma abbiamo bisogno dell’esperienza e della conoscenza degli adulti che ci mostrino la strada e ci aiutino ad incanalare i nostri doni. Devono camminare insieme a noi per aiutarci a realizzare le nostre idee ed i nostri sogni.