«Spoleto è San Ponziano e San Ponziano è Spoleto». Così si è espresso l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo nell’omelia per la Messa solenne in onore del Santo patrono celebrata giovedì 14 gennaio 2021 nella Cattedrale spoletina. Col Presule hanno concelebrato i presbiteri della Diocesi; erano presenti circa 200 fedeli, capienza massima del Duomo nel rispetto di tutte le norme in atto sul distanziamento per evitare il diffondersi del Coronavirus. La Messa, comunque, è stata trasmessa in diretta nei canali social diocesani. Tra le autorità civili e militari, c’erano il presidente della Giunta Regionale dell’Umbria Donatella Tesei, il sindaco di Spoleto Umberto de Augustinis, quello di Norcia Nicola Alemanno e altri primi cittadini. La liturgia è stata animata dalla corale diocesana diretta da Beatrice Bernardini, con all’organo Leopoldo Bartoli.
Coltivare un’anima “dilatata”
«Parlare di San Ponziano – ha detto mons. Boccardo nell’omelia – è dire della memoria della nostra città e della nostra Diocesi. Perché un popolo che ignora o dimentica le proprie radici si condanna a non avere futuro. Penso che San Ponziano ci direbbe oggi che se la comunità cristiana e civile di Spoleto vuole guardare con fiducia e fierezza verso il futuro, lo può fare solo coltivando un’anima che definirei “dilatata”. Dilatata per lo sguardo sulla vita delle persone e sui temi della città; dilatata per la passione che promuove nuovi legami sociali; dilatata per la cura del bene comune contro ogni particolarismo; dilatata per lo spirito di pace e di tolleranza; dilatata per il compito dell’educazione e del futuro dei giovani; dilatata per la carità rivolta verso tutti senza distinzione di religione e di provenienza; dilatata per la condivisione del destino della città e del territorio; dilatata ancora per il “supplemento d’anima” di cui questo tempo, ricco di mezzi e povero di significati, ha estremamente bisogno non solo per stare bene, ma per vivere bene».
San Ponziano insegna la determinazione per il bene.
«Da troppi anni l’agire politico, sia a livello nazionale che locale, – ha proseguito l’Arcivescovo – ha assunto le caratteristiche di una battaglia di potere più che di un confronto di idee leale e costruttivo: il risultato è una politica dal corto respiro e incapace di visione e di coraggio. U
n autentico confronto deve essere orientato a cercare ciò che è bene per la nazione e per la città in un determinato momento della sua storia e deve permettere a ciascuno di sentirsi partecipe di un processo positivo, sia che la partecipazione venga assicurata da chi governa che da chi sta all’opposizione. Purtroppo dobbiamo spesso assistere ad un triste spettacolo, simile ad una guerra senza esclusione di colpi, che produce inevitabilmente lacerazioni profonde.
Non sarà facile ricostruire un tessuto sano. Ma non c’è alternativa. Mi sembra che San Ponziano richieda a tutti noi di convertire il cuore e rimodulare il modo di pensare e di agire, offrendo ciascuno al Paese e alla città il proprio contributo di riflessione, di competenza e di dedizione operosa. I cristiani parlano in questi casi di un atteggiamento fondamentale: quello dell’amore per il prossimo».
«In questo nuovo anno, paradossalmente aiutati da un flagello che mette in discussione le certezze acquisite e sovverte le abitudini personali e sociali, ci è chiesto – ha concluso mons. Boccardo – di scrivere una pagina nuova della storia comune, dentro un avvenire che non è predeterminato, ma che dipende da noi. Insieme con l’intercessione di San Ponziano, ci sia di aiuto il monito di un antico Padre della Chiesa: “Il denaro e i beni che possiedi costituiscono il valore del tuo patrimonio. L’amore che hai dentro di te costituisce il valore della tua stessa vita” (S. Agostino, Sermo 34,7)».
Al termine della Messa, mentre Vescovo, presbiteri e fedeli uscivano dalla Cattedrale, un gruppo di ottoni dalla loggia del Duomo ha omaggiato S. Ponziano con l’inno in onore al martire e altri pezzi musicali.