L’arcidiocesi di Spoleto-Norcia, lo scorso 17 febbraio, ha inaugurato ufficialmente i tredici nuovi oratori costituiti, con atto notarile, nel proprio territorio. E’ la prima Chiesa dell’Umbria a procedere in questa direzione, dopo l’approvazione della legge regionale sugli oratori, la numero 20 del dicembre 2004, uno dei pochi testi normativi ad essere passato con il consenso di tutte le forze politiche. A presentare le nuove realtà ecclesiali è stato l’arcivescovo Riccardo Fontana, che per gli oratori è il delegato della Conferenza episcopale umbra. Presenti anche Andrea Fora, presidente di Confcooperative Umbra, Giampiero Bocci, consigliere regionale e primo firmatario della legge in questione, Daniele Benedetti, vice sindaco di Spoleto e socio fondatore dell’oratorio Sacro Cuore, Marco Milella, coordinatore del corso diocesano per la formazione degli animatori e Caterina Comino consigliera dell’oratorio di Norcia. ‘I figli sono i figli, ha detto mons. Fontana nel suo intervento, e su di loro non possiamo litigare. Noi lavoriamo in nome di Gesù Cristo per l’uomo, alla ricerca della libertà. Il resto non ci interessa’. L’oratorio, dunque, si pone come un luogo di dialogo, non un qualcosa di esclusivo o isolato. Ne parliamo con don Marco Rufini, delegato per la pastorale giovanile della diocesi, responsabile del progetto oratorio nella realtà spoletana e nursina. Don Marco, abbiamo due realtà di fatto: la legge regionale sugli oratori e gli oratori costituiti nel territorio della diocesi spoletina. Quali sono i passi che le nuove realtà ecclesiali devono compiere, nel contesto normativo?’Gli oratori rientrano a pieno titolo tra i soggetti di cui la Regione riconosce e valorizza la funzione sociale, educativa e formativa. Questo riconoscimento si esprime concretamente nella possibilità per le diocesi di partecipare al tavolo alto della concertazione per quanto riguarda la definizione dei piani di zona all’interno del sistema sociale dell’Umbria. Le parrocchie, poi, che svolgono, attraverso gli oratori, la funzione sociale riconosciuta dalla legge possono partecipare ai cosiddetti tavoli di coprogettazione’. Qual è il progetto di oratorio portato avanti dalla diocesi di Spoleto-Norcia? ‘Il progetto prevede due dimensioni. La prima è quella della formazione degli educatori che opereranno nei diversi oratori e che acquisiranno una vera e propria professionalità attraverso un corso triennale (attualmente a Spoleto si è concluso il secondo anno) di livello universitario. La seconda dimensione riguarda la nascita degli oratori sul territorio attraverso la costituzione di varie associazioni che hanno la caratteristica di essere, prevalentemente, espressione dell’impegno dei laici nella Chiesa. Questi sono i due poli da cui si espande la ‘rete’ che costituisce la struttura vitale di ogni oratorio. Informazioni più dettagliate si possono avere consultando l’istruzione post sinodale ‘I nuovi oratori nel contesto della pastorale giovanile’ e nel documento applicativo ‘Non è un oratorio se non ha un progetto”. Quali sono gli elementi portanti del progetto formativo dell’oratorio? ‘Il motto che ci siamo dati è educare l’uomo per formare il cristiano. Abbiamo pensato all’oratorio come ad una strada che conduce verso l’uomo con quattro corsie: la cultura della pace, la cultura della giustizia, la cultura della solidarietà e la cultura della vita. Per rendere concreta queste aspirazioni è necessario progettare la ‘rete’, perché l’oratorio funziona nel momento in cui diventa una realtà di persone, di attività e di luoghi fisici adeguati, dove la comunità cristiana fa la propria proposta educativa ai più giovani’.
Spoleto, gli oratori fanno 13
Inaugurate da mons. Fontana le nuove realtà ecclesiali, le prime in Umbria che rientrano nella legge regionale del 2004
AUTORE:
Francesco Carlini