‘A metà agosto, nel vuoto di notizie, le televisioni ci hanno portato alla ribalta le vicende della Georgia: il dramma di uno scontro militare con morti, feriti e decine di migliaia di profughi. Poi, il ritmo della cronaca ha messo in secondo piano la miseria e la fame di oltre 120 mila persone. Le combinazioni della politica hanno appena tenuto vivo il riferimento alla Georgia, almeno per quel tanto che ai vari soggetti internazionali tornava utile, per dire al mondo quanto ciascuno fosse bravo, influente, capace’. Così si è espresso recentemente l’arcivescovo mons. Riccardo Fontana sulla delicata situazione della Georgia, Paese con il quale la Caritas di Spoleto-Norcia, dall’Anno santo, ha stabilito un ponte. ‘La terra di san Giorgio – dice mons. Fontana – fu in passato un Paese ricco di cultura e di una agricoltura fortunata. Evangelizzato da una donna, la martire santa Nino, contemporanea del nostro san Ponziano, ha conosciuto una straordinaria fioritura cristiana, che ha retto persino alla persecuzione comunista, pur essendo la patria di Stalin. Tbilisi è ancora una splendida città caucasica, che si snoda, con quasi un milione e mezzo di abitanti, lungo il fiume Mtkvari, grande affluente del Mar Caspio. Un tempo centro di alta cultura, di musica e d’arte, dal collasso dell’Urss ha perduto il maggior acquirente dei suoi frutteti e il partener della sua economia. Da un decennio la ricca Georgia è in ginocchio. Nella capitale e nelle sue campagne vi è un gran numero di gente costretta a vivere d’espedienti, delle poche rimesse dall’estero e di un’economia industriale arcaica, che risente ancora delle inadeguatezze del ‘socialismo reale’. Con grande dignità, un popolo avvezzo ad un alto tenore di vita sta sopportando la miseria nera’. L’Arcivescovo, appena possibile, insieme ad una delegazione della Caritas regionale, si recherà in Georgia a portare gli aiuti a quella popolazione ancora una volta provata, ma dignitosissima. ‘Ricordo ancora con commozione – dice mons. Fontana – le lunghe file di anziani pazientemente in attesa delle sole 1.500 porzioni di zuppa che la mensa della Misericordia di quella capitale riesce a distribuire ogni giorno. Mi tornano ancora davanti agli occhi nei magazzini, in attesa d’essere giorno per giorno cucinati, gli scatoloni di pasta inviati da Bastardo, l’olio della Valle spoletana, gli insaccati della Valnerina e del Ternano, la farina dei nostri mugnai, i cereali della nostra montagna e le derrate alimentari che il popolo umbro, volentieri, ha inviato in Georgia. Sono stati riempiti decine di container in questi anni, con significative raccolte’.