Caro don Verzini, ho notato più volte che alla Comunione il celebrante fa distribuire l’eucaristia da un “ministro” non presbitero, pur non avendo alcun impedimento fisico. Lui preferisce rimanere sull’altare o sull’ambone per dirigere il canto dei fedeli… È conforme alle norme liturgiche un simile comportamento?
N. N.
La Sacrosanctum Concilium, nell’ottica di una partecipazione attiva alla celebrazione eucaristica, e in generale alla liturgia, richiama in qualche maniera la ministerialità del popolo di Dio. Ai numeri 27 e 28 è molto chiara nel dire che ogni soggetto ha un proprio ufficio da svolgere con pietà, ordine e secondo le norme. Infatti: “Nelle celebrazioni liturgiche ciascuno, ministro o semplice fedele, svolgendo il proprio ufficio si limiti a compiere tutto e soltanto ciò che, secondo la natura del rito e le norme liturgiche, è di sua competenza”.
Continua poi al numero 28: “Anche i ministri, i lettori, i commentatori e i membri della schola cantorum svolgono un vero ministero liturgico. Essi perciò esercitano il proprio ufficio con quella sincera pietà e con quel buon ordine che conviene a un così grande mistero, e che il popolo di Dio esige giustamente da essi”.
Ciò significa che c’è chi presiede la celebrazione in quanto ministro ordinato, chi aiuta la preghiera con la musica e il canto, chi invece proclama la Parola di Dio, e così via, dando così possibilità al popolo di partecipare attivamente alla celebrazione. Tutti compiti necessari in una stessa celebrazione, ma svolti da diverse persone. Il presbitero che, in forza dell’Ordine, presiede il popolo di Dio radunato per la celebrazione, ha anzitutto il compito di guidare la preghiera, annunciare la salvezza, associare a sé il popolo nell’offerta del sacrificio, distribuire la comunione ai fratelli; questo per rendere viva agli occhi dei fedeli la presenza di Cristo.
Spetta quindi a chi presiede distribuire la Comunione, e questo è compito proprio del ministro ordinato in quanto ministro ordinario. Possono intervenire invece, in caso di necessità (ad esempio in un’assemblea numerosa) nella distribuzione della Comunione ministri straordinari, che in quanto “straordinari” svolgono il loro ministero quando è richiesto.
Rispettare i ruoli di ciascuno in una celebrazione eucaristica, o in una qualsiasi altra azione rituale, sottolinea anzitutto la ministerialità del popolo di Dio, che in quanto popolo sacerdotale celebra e loda il suo Signore. Confondere i ruoli rischia quindi di creare solo confusione, sminuendo non solo la ministerialità e la partecipazione di ciascun membro dell’assemblea celebrante, ma anche minando la potenza che ha ogni gesto, ogni parola, ogni azione, ogni persona, che entrano in gioco nella liturgia.