p align=”justify”In apparenza Umbria Jazz è sempre la stessa, con la sua carovana di gente che invade rumorosamente la città, mentre le note della musica si librano nell’aria. A guardare però fra le varie proposte si possono trovare non solo eventi artistici o felici ritorni, ma anche occasioni che aiutano la gente a riflettere sulla vita e, perché no, a pensare anche a Dio. Sicuramente ha avuto un impatto di tipo musicale-religioso molto forte la gioiosa esibizione del coro gospel di Nashville che ogni sera si è esibito nella splendida cornice di piazza IV Novembre e ha concluso domenica a mezzogiorno la sua performance a Perugia. Questa formazione musicale non solo ha saputo coinvolgere il pubblico con canzoni e ritmi, ma le parole appassionate e calde del direttore del coro hanno invitato, con un tono tipicamente predicatorio, ad innalzare lo sguardo verso il cielo. Non era tanto un generico appello alla pace e all’amore, ma un invito esplicito a confidare in Dio, a sentirsi veramente tutti fratelli e, con un’emozionante riferimento alle vicende di guerra dell’Iraq, a pensare alla pace nella sicurezza per tutti, perché è trapelato con chiarezza che questi cantanti americani si sentono parte di una Nazione in guerra. Canzoni come “When the saints go marching in”, cantate insieme al pubblico per lodare Iddio ed altri inni intonati per rendere grazie della guarigione di una vocalist dalla mole e dalla voce possenti, reduce dall’aver sconfitto una terribile malattia grazie alla preghiera come è stato precisamente ricordato, hanno avuto un impatto di grande suggestione spirituale che, senza nulla togliere alla musica, hanno forse aiutato i numerosi presenti anche a riflettere un po’. È stata una vera e propria forma di “evangelizzazione” attraverso la musica. Molto suggestiva è stata anche la performance di un grande artista presente all’arena Santa Giuliana: Burt Bacharach, autore di numerose melodie e colonne sonore di film famosi. Nel corso di una stupenda serata molti brani sono stati proposti con grande maestria e forte impatto emotivo, scrivendo così una pagina alta di questa edizione di Umbria Jazz a giudizio della stessa critica di settore. Mi ha molto colpito la positività dei messaggi lanciati: a differenza del coro gospel, il grande artista americano non ha usato toni predicatori, ma con poche parole all’interno di una sofisticata esibizione, ha espresso l’auspicio che il mondo riscopra il senso di una universale fratellanza fra i popoli, dando la sensazione che dopo i fatti dell’11 settembre 2001, il clima culturale americano dia segnali significativi di rinnovata attenzione sia ad alcuni valori spirituali di matrice cristiana, sia ad una volontà sincera di pace e di costruzione di nuove relazioni fra le genti del mondo. Umbria Jazz, dunque, non mi è sembrata solo un contenitore di musica, affari e tanta gente, ma anche un modo interessante di porre domande e di invitare a pensare positivamente.
Spazio a Dio e anche alla pace
Umbria Jazz, Gospel e Bacharach
AUTORE:
Annarita Caponera