All’Istituto teologico di Assisi nella sessione estiva è stata discussa recentemente una tesi di licenza in teologia (Mariano Borgognoni) che ha avuto per oggetto la personalità e la vita di sorella Maria, al secolo Valeria Pignetti, nel periodo trascorso all’ Eremo di Campello sul Clitunno. Inquadrata nel clima di ricerca religiosa del tempo e nel quadro di molteplici relazioni con le personalità operanti nel campo degli studi teologici e dell’innovazione, è stata descritta la spiritualità di un’esile religiosa, dedita alla sequela dello spirito evangelico con grande libertà di spirito. Di origine piemontese, nata nel 1875 e morta nel 1961, fin da giovane era attratta dal silenzio, solitudine, contemplazione della natura, dopo un periodo di vita religiosa con le Francescane missionarie di Maria durato 16 anni, durante i quali ha svolto molte attività, tra cui quella di superiora dell’ospedale militare degli alleati durante la prima guerra mondiale. Lascia l’ordine nel 1917, non per ribellione, ma per una via di maggiore semplicità e libertà indicatale dal Signore. Si mette alla ricerca di un luogo dove fare l’esperienza di vita solitaria, che, dopo alcuni anni di peripezie, trova in Umbria e vi prende dimora con alcune compagne i primi di agosto del 1926: è un vecchio convento francescano posto sulla collina di Pissignano, che si raggiunge dopo Pigge attraverso una mulattiera tra gli olivi. Qui trascorrerà il resto della sua vita, in preghiera e solitudine con alcune amate sorelle, in semplicità e povertà. La regola non scritta della piccola comunità è ispirata allo spirito francescano, a una grande libertà e all’amore della pace con tutti. Questa dimensione fa dell’eremo un centro di attrazione e di comunicazione con personaggi allora discussi per le loro posizioni teologiche e culturali come Ernesto Bonaiuti e di altre confessioni cristiane e di altre religioni. Persino Gandhi ha una corrispondenza con sorella Maria. Tali contatti hanno gettato qualche sospetto di ortodossia sull’eremo e tensioni con la diocesi di Spoleto, che per anni non ha concesso la presenza dell’Eucaristia nella cappella dell’eremo, fino alla concessione avvenuta nel periodo dell’arcivescovo Poletti. Sorella Maria non ha dubbi e tentennamenti sulla sua appartenenza alla Chiesa cattolica in cui è nata ed interpreta la “cattolicità” come universale apertura di amore in Cristo verso tutti, senza esclusioni, accogliendo senza giudicarli, i lontani, gli incerti, i diversi. Sorella Maria rappresenta, prima dell’inizio ufficiale dell’ecumenismo conciliare assunto dalla Chiesa cattolica, un segno del tempo in cui si è alla ricerca cristiana dell’essenziale vissuto con semplicità e radicalità, che trova il proprio baricentro nella cristologia di san Paolo e san Francesco, il Cristo che riconcilia e ricapitola tutte le cose. L’Eremo ha continuato e continua a vivere ed ama rimanere nascosto e solitario davanti a Dio solo.