Sono tanti gli extracomunitari che chiedono lavoro, ma non solo

Per il 2000 bilancio più che positivo per la Caritas diocesana

E’ un bilancio tutto al positivo quello della Caritas diocesana Todi-Orvieto, relativo all’anno appena trascorso. Nella nostra diocesi sono attivi 2 centri di accoglienza e 5 di ascolto: i dati desunti da schede compilate per ogni intervento parlano – a partire da aprile (mese in cui è stato aperto al pubblico l’Istituto Crispolti) – di 491 pernottamenti gratuiti e di 843 pasti gratuiti nei primi e di 3.336 interventi nei secondi. Le persone che si rivolgono ai centri – in maggioranza stranieri – sono persone che hanno bisogno di soldi per pagarsi l’affitto, il biglietto di viaggio, i generi alimentari o le medicine. A Todi, nelle camere di cui la Caritas dispone al Crispolti, possono trovare una mensa e un letto. Ma le richieste maggiori restano legate al lavoro ed è per questo motivo che lo sportello di orientamento, nato da circa due anni e collegato al centro di ascolto, ha avuto “successo”. Le persone che si sono rivolte agli sportelli (Todi e Orvieto) sono al 30% italiani e al 70% stranieri: a 380 di loro, nel 2000, sono stati trovati posti di lavoro. Si è trattato, per lo più, di mansioni nel settore dell’agricoltura, dell’edilizia, dei pubblici esercizi e dell’assistenza familiare. La Caritas ha svolto, e svolge, un insostituibile ruolo anche nella fondazione delle 12 Caritas parrocchiali (sono state “formate” 80 persone per fare carità nelle parrocchie), nelle adozioni a distanza (sono stati adottati 33 bambini albanesi della missione di Fusche Arrez), nell’obiezione di coscienza (sono stati gestiti 12 obiettori) e nell’attività dell’Osservatorio sui bilanci comunali (recentemente si è svolto a Todi un corso per “formare” persone in grado di leggere i bilanci delle amministrazioni comunali). Non solo. La Caritas della diocesi, che sensibilizza cristiani e non cristiani alla dimensione della solidarietà attraverso azioni concrete, è andata oltre e nell’anno appena passato ha voluto tendere una mano – come opera “segno” del Giubileo – alle giovani donne venute in Italia con il miraggio di un lavoro e di una vita sicura e finite sul marciapiede. A queste donne, intenzionate ad uscire dal “giro”, la Caritas ha offerto una casa famiglia, alcuni metri quadri nel centro della città dove alloggiare, in attesa di regolarizzare la loro posizione con la Questura, di trovare un lavoro e di decidere il da farsi. “In questo primo anno di attività – ha affermato il direttore della Caritas Marcello Rinaldi – abbiamo ospitato ed accolto 17 ragazze, alcune delle quali con gravi problemi psichici”. Tutte sono extracomunitarie – in maggioranza provenienti dalla Nigeria ma anche dalla ex Jugoslavia – e spesso minorenni. Il contatto con queste ragazze avviene direttamente sulla strada: in collaborazione con la comunità “Papa Giovanni XXIII” di don Oreste Benzi, un gruppo di giovani tuderti si reca, periodicamente, sui luoghi più “frequentati” (non solo nel capoluogo ma anche sulla ben nota Orvietana, la strada che da Todi conduce ad Orvieto) e qui tentano di convincerle a venir via con loro.

AUTORE: Susi Felceti