La forte scossa sismica di domenica mattina 30 ottobre, con epicentro sempre nella dorsale appenninica tra le province di Macerata e Perugia, ha nuovamente provocato panico in migliaia di persone, già duramente provate da più di due mesi di terremoto, e distrutto irreparabilmente significativi edifici storici di culto e numerose abitazioni private, in particolar modo della Valnerina-Spoletino ma anche di altre zone dell’Umbria come il Folignate, il Perugino e il Ternano. In via precauzionale la Conferenzza episcopale umbra ha consigliato ai parroci della regione di celebrare le messe della giornata all’aperto dove fosse possibile. Nell’Archidiocesi di Spoleto-Norcia si è preferito non celebrarle in chiesa e per le celebrazioni eucaristiche della festività di Ognissanti (1° novembre) e della Commemorazione dei defunti (2 novembre) saranno comunicate successivamente le modalità.
L’arcivescovo di Spoleto-Norcia e segretario della Ceu mons. Renato Boccardo ha raggiunto Norcia nella mattinata e gli altri centri abitati dell’Archidiocesi per essere vicino alla popolazione. Ha effettuato un sopralluogo aereo della zona interessata insieme al sottosegretario all’Interno Gianpiero Bocci con un elicottero dei Vigili del Fuoco.
Mons. Boccardo è apparso provato, commosso, impietrito davanti alle macerie, intrattenendosi a lungo con le persone che incontrava per strada. «Siamo profondamente scossi, feriti nel fisico e nel morale – ha commentato il presule –, ma non dobbiamo cedere alla paura e alla rassegnazione. Ringraziamo Dio che ancora una volta ha protetto tante vite umane. E’ andato perduto per sempre il nostro inestimabile patrimonio di fede, di arte e di storia, ma adesso vengono prima di tutto le persone, le comunità civili e religiose alle quali la Chiesa è vicina con la preghiera e con gesti concreti di solidarietà. Con l’aiuto di tutti bisogna guardare avanti. Le parole servono a poco, le persone vanno abbracciate e incoraggiate a ripartire nuovamente».
Mons. Boccardo ha parlato anche di «un bel segnale di comunione ecclesiale in un momento così di dura prova», nell’aver ricevuto numerose telefonate di affetto, vicinanza e solidarietà di cardinali e vescovi un po’ di tutt’Italia. Il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti, presidente della Ceu, gli ha detto: «Sei nel mio cuore tu e tutta la tua gente». Un gesto di fratellanza nella fede che è seguito da una vicinanza concreta alle comunità colpite. Infatti, nel pomeriggio di domenica si è tenuta a Todi una riunione straordinaria della Delegazione regionale della Caritas alla presenza dei direttori delle otto Caritas diocesane della regione per predisporre gli aiuti necessari per affrontare questa nuova emergenza.
Come ha avuto modo di rilevare lo stesso arcivescovo di Spoleto-Norcia, la gente sta perdendo la speranza, è esasperata e nervosa, ma non vuole abbandonare il suo territorio anche se per motivi di sicurezza si tenderà ad evacuare le zone più compromesse e a rischio. Le persone anziane hanno detto al presule: «Basta, non ce la facciamo più!». Al riguardo mons. Boccardo ha ricordato che «il compito della Chiesa è quello di sostenere la speranza, ascoltare gli sfoghi e asciugare le lacrime». Lo stato d’animo di una popolazione davvero stremata è stato partecipato dal suo vescovo al presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi, che l’ha contattato più volte nel corso della giornata impegnandosi e ricostruire case e chiese. Mons. Boccardo ha detto al premier: «Il Governo ci stia vicino, perché l’inverno è alle porte e snellisca la burocrazia».
Molto provate dall’ultima forte scossa sono state anche le comunità religiose di Norcia, le cui immagini sono state riprese dai principali media nazionali. Le monache Benedettine e Clarisse, che hanno dovuto lasciare i loro monasteri inagibili, sono state accolte dalle monache Benedettine di Santa Lucia a Trevi, sempre nell’Archidiocesi di Spoleto-Norcia.
Mons. Boccardo, nell’imminente ricorrenza della Commemorazione dei Defunti, ha detto: «Ricordarli tra pochi giorni è un’iniezione di speranza, in quanto per ripartire è necessario e doveroso ricordare chi ci ha preceduto e chi si è impegnato a costruire queste belle comunità. Anche per rendere onore alla loro memoria non dobbiamo mollare in questo momento così difficile, ma ripartire».