“Che lo Spirito ci dia la grazia di essere Padri sinodali unti col dono dei sogni e della speranza, perché possiamo, a nostra volta, ungere i nostri giovani col dono della profezia e della visione; ci dia la grazia di essere memoria operosa, viva, efficace, che di generazione in generazione non si lascia soffocare e schiacciare dai profeti di calamità e di sventura né dai nostri limiti, errori e peccati, ma è capace di trovare spazi per infiammare il cuore e discernere le vie dello Spirito”.
Il Papa ha cominciato con questo auspicio l’omelia della Messa di apertura del Sinodo questa mattina in piazza San Pietro alla presenza dei 267 padri sinodali che si riuniranno, a partire da oggi, insieme a Francesco fino al 28 ottobre, per confrontarsi sul tema: “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”.
Il saluto commosso ai vescovi cinesi
“È con questo atteggiamento di docile ascolto della voce dello Spirito che siamo convenuti da tutte le parti del mondo”, ha detto il Papa aprendo ufficialmente la XXV Assemblea ordinaria del Sinodo dei vescovi: “Oggi, per la prima volta, sono qui con noi anche due confratelli vescovi dalla Cina continentale. Diamo loro il nostro caloroso benvenuto: dell’intero Episcopato con il Successore di Pietro è ancora più visibile grazie alla loro presenza”, il tributo ai nuovi arrivati – mons. Giuseppe Guo Jincai, vescovo di Chengde, e mons. Giovanni Battista Yang Xiaoting, vescovo di Yan’an – fatto reso possibile anche grazie all’Accordo provvisorio firmato nei giorni scorsi a Pechino.
“All’inizio di questo momento di grazia per tutta la Chiesa, in sintonia con la Parola di Dio, chiediamo con insistenza al Paraclito che ci aiuti a fare memoria e ravvivare le parole del Signore che facevano ardere il nostro cuore”, l’invito a proposito della presenza dello Spirito Santo: “Ardore e passione evangelica che generano l’ardore e la passione per Gesù. Memoria che possa risvegliare e rinnovare in noi la capacità di sognare e sperare. Perché sappiamo che i nostri giovani saranno capaci di profezia e di visione nella misura in cui noi, ormai adulti o anziani, siamo capaci di sognare e così contagiare e condividere i sogni e le speranze che portiamo nel cuore”.
No a “conformismo, precarietà, esclusione e violenza”
“Unti nella speranza cominciamo un nuovo incontro ecclesiale capace di allargare orizzonti, dilatare il cuore e trasformare quelle strutture che oggi ci paralizzano, ci separano e ci allontanano dai giovani, lasciandoli esposti alle intemperie e orfani di una comunità di fede che li sostenga, di un orizzonte di senso e di vita”. “La speranza ci interpella, ci smuove e rompe il conformismo del ‘si è sempre fatto così’, e ci chiede di alzarci per guardare direttamente il volto dei giovani e le situazioni in cui si trovano”, le parole di Francesco: “La stessa speranza ci chiede di lavorare per rovesciare le situazioni di precarietà, di esclusione e di violenza, alle quali sono esposti i nostri ragazzi”.
“I giovani, frutto di molte delle decisioni prese nel passato, ci chiamano a farci carico insieme a loro del presente con maggior impegno e a lottare contro ciò che in ogni modo impedisce alla loro vita di svilupparsi con dignità”, lo scenario delineato dal Papa: “Essi ci chiedono ed esigono una dedizione creativa, una dinamica intelligente, entusiasta e piena di speranza, e che non li lasciamo soli nelle mani di tanti mercanti di morte che opprimono la loro vita e oscurano la loro visione”.
“Non prevalga la logica dell’autopreservazione e dell’autoreferenzialità”
“Stiamo attenti e badiamo bene che non prevalga la logica dell’autopreservazione e dell’autoreferenzialità, che finisce per far diventare importante ciò che è secondario e secondario ciò che è importante”. “L’amore per il Vangelo e per il popolo che ci è stato affidato ci chiede di allargare lo sguardo e non perdere di vista la missione alla quale ci chiama per puntare a un bene più grande che gioverà a tutti noi”, la ricetta di Francesco, secondo il quale “senza questo atteggiamento, tutti i nostri sforzi saranno vani”.
“Questa capacità di sognare insieme, che il Signore oggi regala a noi come Chiesa – ha detto il Papa citando San Paolo – esige di sviluppare tra di noi un atteggiamento ben preciso: ‘Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri’. E nel contempo punta più in alto chiedendo che con umiltà consideriamo gli altri superiori a noi stessi. Con questo spirito cercheremo di metterci in ascolto gli uni degli altri per discernere insieme quello che il Signore sta chiedendo alla sua Chiesa”.
“Ascoltare Dio e ascoltare la gente”. Il Papa cita il Concilio e Hölderlin
“Il dono dell’ascolto sincero, orante e il più possibile privo di pregiudizi e condizioni ci permetterà di entrare in comunione con le diverse situazioni che vive il Popolo di Dio”. Ne è convinto il Papa che, citando le parole pronunciate durante la Veglia del Sinodo sulla famiglia, ha esortato ad “ascoltare Dio, per ascoltare con Lui il grido della gente; ascoltare la gente, per respirare con essa la volontà a cui Dio ci chiama”.
“Questo atteggiamento ci difende dalla tentazione di cadere in posizioni eticistiche o elitarie, come pure dall’attrazione per ideologie astratte che non corrispondono mai alla realtà della nostra gente”, ha garantito Francesco, ponendo “questo tempo sotto la materna protezione della Vergine Maria. Che lei, donna dell’ascolto e della memoria, ci accompagni a riconoscere le tracce dello Spirito affinché con premura, tra sogni e speranze, accompagniamo e stimoliamo i nostri giovani perché non smettano di profetizzare”.
“Molti di noi eravamo giovani o muovevamo i primi passi nella vita religiosa mentre terminava il Concilio Vaticano II”, ha poi detto il Papa rivolgendosi ai padri sinodali: “Ai giovani di allora venne indirizzato l’ultimo messaggio dei Padri conciliari. Ciò che abbiamo ascoltato da giovani ci farà bene ripassarlo di nuovo con il cuore ricordando le parole del poeta: ‘L’uomo mantenga quello che da bambino ha promesso’”, la citazione di Hölderlin.
Il messaggio di Paolo VI ai giovani
Il Papa ha terminato l’omelia della Messa di apertura del Sinodo sui giovani con una lunga citazione del messaggio rivolto da Paolo VI – che sarà canonizzato in questa stessa piazza il 14 ottobre – ai giovani, al termine del Concilio, l’8 dicembre 1965: “Così ci parlarono i Padri conciliari”, ha ricordato Francesco: “La Chiesa, durante quattro anni, ha lavorato per ringiovanire il proprio volto, per meglio corrispondere al disegno del proprio Fondatore, il grande Vivente, il Cristo eternamente giovane. E al termine di questa imponente ‘revisione di vita’, essa si volge a voi: è per voi giovani, per voi soprattutto, che essa con il suo Concilio ha acceso una luce, quella che rischiara l’avvenire, il vostro avvenire.
La Chiesa è desiderosa che la società che voi vi accingete a costruire rispetti la dignità, la libertà, il diritto delle persone: e queste persone siete voi. Essa ha fiducia che voi saprete affermare la vostra fede nella vita e in quanto dà un senso alla vita: la certezza della esistenza di un Dio giusto e buono. È a nome di questo Dio e del suo Figlio Gesù che noi vi esortiamo ad ampliare i vostri cuori secondo le dimensioni del mondo, ad intendere l’appello dei vostri fratelli, e a mettere arditamente le vostre giovani energie al loro servizio.
Lottate contro ogni egoismo. Rifiutate di dare libero corso agli istinti della violenza e dell’odio, che generano le guerre e il loro triste corteo di miserie. Siate generosi, puri, rispettosi, sinceri. E costruite nell’entusiasmo un mondo migliore di quello attuale!”.
“Padri sinodali, la Chiesa vi guarda con fiducia e amore”, ha assicurato il Papa ai presenti.