È in corso in Vaticano, fino al 28 ottobre, il Sinodo dei vescovi dedicato al tema della nuova evangelizzione. Tra i numerosi eventi dell’assise, ne scegliamo alcuni che sono “caratterizzanti” per vari motivi: o perché – come l’incontro del Papa con il metropolita ortodosso Hilarion o gli interventi dei “delegati fraterni” delle altre Chiese cristiane – sottolineano la dimensione ecumenica del Sinodo, o perché – come nel caso dell’intervento del card. Bagnasco – toccano da vicino la situazione della Chiesa italiana.
Martedì pomeriggio, dopo la sessione ordinaria del Sinodo dei vescovi, Benedetto XVI ha incontrato il metropolita Hilarion, presidente del dipartimento per le Relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, che aveva appena pronunciato il suo intervento nell’aula sinodale. Il metropolita Hilarion – si legge in un lungo resoconto dell’incontro stilato dal Patriarcato di Mosca – ha portato al Papa i saluti del Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill. Nel colloquio con il Pontefice, si sono affrontate “una vasta gamma di questioni”. Il Metropolita ha parlato delle attività della Commissione sinodale per la ricerca biblica-teologica che lui stesso presiede, e dell’incontro che nella aveva avuto con il nuovo prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, mons. Gerhard Ludwig Müller, esprimendo “la speranza per lo sviluppo delle relazioni tra la Chiesa ortodossa russa e la Chiesa cattolica romana nel campo delle ricerche teologiche”. Con il Papa, il metropolita Hilarion ha parlato anche della “profanazione dei luoghi sacri cristiani in diversi Paesi” ed ha fatto riferimento in particolare anche agli “atti di vandalismo che hanno avuto luogo presso la cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca. “Papa Benedetto XVI – prosegue il comunicato del Patriarcato – ha espresso la sua solidarietà alla Chiesa ortodossa russa sulla questione, e la sua sorpresa per la reazione di alcuni dei mezzi di comunicazione a questi eventi”. Un importante argomento di conversazione è stata quindi la persecuzione dei cristiani in diverse parti del mondo. Il metropolita Hilarion ha sottolineato che “la protezione della popolazione cristiana in Medio Oriente e in altri Paesi, in cui si trovano ad affrontare discriminazione e violenze, è una preoccupazione comune di ortodossi e cattolici”. Al termine dell’incontro, il Metropolita ha donato al Papa un’icona ed ha presentato il suo seguito tra cui il segretario dell’Amministrazione delle parrocchie in Italia del Patriarcato di Mosca, lo “ieromonaco” Anthony (Sevryuk).
Il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, è al Sinodo intervenuto nella stessa giornata del 16 ottobre. “Occorre essere uomini di fede per essere maestri di fede” ha esordito. Parlando quindi in maniera più specifica della situazione in Italia, il porporato ha sottolineato “la presenza di 25.000 parrocchie” che “costituisce una rete di prossimità e un patrimonio da non disperdere”. Il card. Bagnasco ha indicato tra i diversi compiti “quello di fare con animo nuovo le cose di sempre, consapevoli cioè che la gente che incontriamo nelle nostre comunità spesso deve riscoprire la fede o scoprirla. Questa coscienza richiede ardore, generosità e fiducia, senza dimenticare che la presenza di tanti emigrati cristiani è una grazia che spesso edifica i credenti del nostro Paese”. Per il Cardinale, “il nuovo slancio della pastorale territoriale si deve, poi, coniugare con la pastorale degli ambienti, realtà vastissima del vivere umano che forse dobbiamo guardare con maggiore attenzione (scuola, università, ospedali, sport, media…)”. Infine, “la pastorale ordinaria e occasionale, territoriale e d’ambiente, con pazienza deve diventare una pastorale integrata con le molteplici aggregazioni laicali, associazioni, movimenti, gruppi ecclesiali. L’evangelizzazione – ha poi aggiunto – ha un carattere profetico”. Per questo, “il giudizio che a volte si legge, secondo cui nella Chiesa mancherebbe la profezia, è ingiustificato. Cristo deve essere annunciato per intero, nella sua Persona e nelle sue implicazioni antropologiche, etiche e sociali. Senza, la fede resterebbe emotiva e irrilevante per la vita concreta”. Per il Presidente della Cei, “se è evidente che alcune tendenze culturali sono contrarie al Vangelo, è anche vero che dalla parte del Vangelo c’è l’uomo. La cultura contemporanea, ad esempio, demonizza la categoria del ‘limite’ perché è intesa come negazione della libertà individuale e dello slancio vitale. Tale pregiudizio stravolge l’etica, le relazioni, la famiglia, l’esperienza della malattia. Ma l’esperienza del limite – ontologico, morale, affettivo, psichico – è un grande alleato del Vangelo, poiché dice che l’uomo ha bisogno degli altri e, innanzitutto, dell’Altro che è Dio”. Questo “aver bisogno”, ha concluso Bagnasco, “non è una debolezza ma un valore, perché spinge ad aprirsi nella reciprocità dell’Amore che non solo corrisponde ma salva”.