Durante la fase preparatoria del Sinodo, i giovani – dai 14 ai 30 anni – si sono incontrati a livello parrocchiale, interparrocchiale o vicariale. Decisivo l’impulso garantito da suor Rosaria Carpentieri (Francescane Alcantarine), dal 2012 segretaria dell’ufficio diocesano della Pastorale giovanile, organismo che può avvalersi dal settembre scorso di due direttori: fra Mirco Mazzoccato e fra Emanuel Saga. Suor Rosaria in varie circostanze è entrata in diretto contatto con la realtà giovanile diocesana, che presenta peraltro gruppi strutturati: Azione cattolica (Ac), Gioventù francescana (Gifra), Iniziazione per i giovani (Ipg), Ragazzi missionari (Ra.Mi), scout…
Nel corso dei loro incontri i giovani si sono confrontati su un questionario preparato dal citato ufficio, coadiuvato da un’apposita commissione composta da sacerdoti, religiosi e laiche.
Sulla base del questionario sono pervenute risposte che ufficio e commissione hanno sintetizzato in un documento inserito nello Instrumentum laboris. Due pagine che pongono riflessioni: in poche parrocchie è presente un cammino strutturato per i ragazzi dai 14 ai 18 anni; quasi del tutto assente è il cammino per i giovani oltre i 18 anni.
Come valorizzare all’interno della parrocchia la presenza giovanile? Come si possono formare animatori-educatori all’interno delle parrocchie? Evitare inoltre un frazionamento del contesto giovanile. Ecco riportati alcuni elementi e spunti che troveranno spazio nelle argomentazioni dell’assemblea sinodale.
Suor Rosaria parla con estrema schiettezza: “È necessario correre ai ripari. La famiglia deve ritrovare una sua identità per la trasmissione della fede ai propri figli, quindi si pone come prioritaria l’esigenza di aiutare a crescere evangelicamente il nucleo familiare. Pastorale e catechesi devono aprirsi a relazioni esterne nei più vari ambienti. Occorre anche una continuità dei referenti con il mondo giovanile. Indispensabile un percorso formativo, particolarmente utile e gratificante se calato in un ambito esperienziale: incentivare dunque il volontariato sociale in favore di persone sole, malate, anziane, ecc. Poi ancora, attività solidale e rapporti missionari; impegno culturale attraverso dibattiti su problemi di attualità; visite e gite; sane iniziative di carattere ricreativo (gruppi strumentali, corali, sodalizi teatrali o sportivi…). Va sottinteso uno sforzo pastoralmente collettivo”.
Non sembra giusto dire che, se i giovani non vanno alla Chiesa, è la Chiesa che deve andare verso di loro? “Lo trovo più che giusto – risponde -, anche alla luce del metodo ora accennato”.