Tra i temi del Sinodo amazzonico che hanno avuto più risonanza sui giornali e sui mass media italiani: il ruolo della donna nella Chiesa e la questione dei “preti sposati”, che più esattamente si riferisce ai viri probati (non intesi come sacerdoti che prendono moglie, ma uomini già sposati ammessi all’ordinazione).
Ruolo della donna
Per quanto riguarda il primo punto, lo ha ben riepilogato durante il Sinodo suor Marlene Fatima Betlinski, responsabile dell’amministrazione di 37 comunità rurali nell’area di Santa Clara in Brasile.
In un’intervista ha sottolineato che “a lavorare di più sono sempre loro, anche nelle comunità cristiane. Ad esempio, il lavoro di formazione e di catechesi con popolazioni indigene; ma sono anche ministri della Parola. Sono le donne che si prendono cura del popolo, però il loro ruolo non è ancora riconosciuto”. Quindi, “per prima cosa, occorre un riconoscimento ufficiale, con l’attribuzione di nuovi ministeri. E poi il diaconato femminile”.
Sullo sfondo c’erano alcuni decisi attacchi polemici, ad esempio dalle colonne di un noto quotidiano italiano: “Le istanze che riguardano il mondo femminile sono state purtroppo messe letteralmente in un angolo. Le trenta donne invitate ai lavori in qualità di relatrici e uditrici non hanno nemmeno potuto votare. Una presenza di serie B. Le loro sollecitazioni sono letteralmente cadute nel vuoto”.
Una presa di posizione che, anzitutto, non tiene conto del modo in cui funziona un Sinodo dei vescovi. In secondo luogo, non tiene conto del fatto che le decisioni operative non verranno dal Sinodo stesso, bensì dal Papa che ne raccoglierà le sollecitazioni.
In questo senso, a conclusione dell’evento Francesco ha dichiarato: “Bisogna riflettere su cosa significa il ruolo della donna nella Chiesa. Quando pensiamo al ruolo della donna nella Chiesa, pensiamo solo alla parte funzionale. Ma il suo compito va molto oltre la funzionalità”, estendendosi a tutto il processo di “trasmissione della fede e della cultura”.
Viri probati (preti sposati)
Molto discussa, non solo sulla carta stampata ma al Sinodo stesso, l’opportunità o meno di istituire i viri probati, il conferimento del sacerdozio a “persone mature”, “indigene”, “con una famiglia costituita e stabile”.
Anche su questo punto, come su altri, le spaccature interne alla Chiesa vertono non tanto sul problema in sé quanto su un’adesione o un rifiuto complessivo delle scelte del Pontefice. Rendendo così più difficile una serena disanima delle esigenze pastorali della comunità credente nel mondo odierno.
Nei lavori sinodali, su 12 Circoli minori di discussione, cinque erano a favore dei viri probati ; quattro contro; altri tre hanno demandato la decisione al Papa, o chiesto la convocazione di un Sinodo universale dedicato appositamente al tema.
“Il tema è sul tappeto” ha sintetizzato mons. Eugenio Coter, vicario apostolico di Pando e vescovo titolare di Tibiuca, in Bolivia. “Esiste – ha aggiunto – una ministerialità della comunità, che di fatto in Amazzonia già viviamo, a differenza di altre zone”.
C’è stato “un sentire comune dell’assemblea sinodale nel proporre al Papa la questione dell’ordinazione sacerdotale degli uomini sposati. Bisogna chiedersi come aiutare a riflettere per dare risposte concrete alle necessità di queste comunità”.
Della questione dei viri probati, ha ricordato del resto Coter, “il Papa aveva già parlato nel viaggio di ritorno da Panama. Tante ipotesi si stanno ventilando. Siamo una Chiesa della Parola, la nostra Chiesa vive per offrire questa ministerialità”.
D. R.