Naturalmente non c’è una correlazione fra lo stato della Nazionale di calcio e quello del Paese. Due anni fa, la Nazionale arrivò onorevolmente in finale al Campionato europeo, e il Paese non stava certo meglio di ora. Però, visto come sono andate le cose, si può almeno dire che la Nazionale è una bella metafora (anzi, una brutta metafora) del Paese.
L’una e l’altra hanno conosciuto, in passato, prestigio e successo, mentre ora stanno vivendo un pessimo presente, e il futuro non incoraggia a sperare. L’eliminazione dai Mondiali in Brasile non è stata il frutto di qualche errore nell’impostazione della squadra e nella scelta dei calciatori; è l’intero calcio italiano che è scaduto di livello, come dimostra il fatto che le principali squadre della serie A mettono in campo fino a nove o dieci stranieri su undici (si potrà discutere quale sia la causa e quale l’effetto, ma è come discutere dell’uovo e della gallina) e di questo il buon Prandelli non ha colpa.
Allo stesso modo, se il Paese va male (disoccupazione, debito pubblico, crescita zero) la responsabilità non è – solo – di chi governa, e non basta cambiare i governanti perché tutto torni a posto. L’Italia è in declino perché il popolo italiano, nel suo insieme, nella massa, ha perduto i suoi riferimenti culturali ed etici. La corruzione è dappertutto: gli scandali di Venezia (Mose) e di Milano (Expo) sono terrificanti, e smentiscono la credenza che ci siano regioni più virtuose di altre. Lo scandalo delle autocertificazioni fasulle e quello dei falsi invalidi, a loro volta, dimostrano che imbrogli e truffe si fanno anche al livello del cittadino comune.
Certo, non tutti sono ladri, imbroglioni o corrotti. Non si può dire neppure che ladri, imbroglioni e corrotti siano la maggioranza del popolo italiano. Sono una minoranza. Ma, per quanto minoranza, sono troppi. Il loro numero ha superato quella soglia al di sopra della quale il sistema non è più strutturalmente capace di neutralizzarli e di isolarli. È così che si perdono non solo le partite ma lo stesso campionato.