Unirsi insieme per contare di più di fronte alle istituzioni pubbliche, ma anche per curare meglio la formazione degli operatori, per migliorare i servizi, per creare un coordinamento regionale che possa favorire la conoscenza reciproca. Erano oltre una ventina gli istituti, le associazioni e le cooperative sociali di ispirazione cristiana, che operano nel settore dell’assistenza agli anziani e ai disabili, rappresentati all’incontro che si è svolto in settimana a Collevalenza. L’Ufficio regionale della Conferenza episcopale umbra per la pastorale sociale e il lavoro, la giustizia e la pace ha convocato i responsabili delle circa sessanta strutture gestite da diocesi, istituti religiosi e enti vari per decidere la costituzione di un soggetto giuridico che possa rappresentare tutte le strutture, in particolare di fronte alla Regione dell’Umbria.
Una iniziativa attesa da tempo in questo settore, dove la sopravvivenza di molte strutture è resa sempre più difficile da normative via via più complesse e da problemi organizzativi vari. L’idea di costituire un’associazione regionale risponde a bisogni concreti degli istituti e degli enti di assistenza. Per questo all’incontro di Collevalenza c’è stata una grande partecipazione e l’adesione alla proposta è stata vasta e convinta. E’ stato costituito un gruppo di lavoro di quattro persone, chiamato a censire la presenza di case di riposo e realtà di assistenza sanitaria, attraverso una scheda che possa descrivere nel dettaglio capacità ricettive, strutture, servizi e ogni altra informazione sull’Ente. Subito dopo partirà la fase costituente vera e propria dell’associazione regionale, con la redazione dell’atto costitutivo e dello statuto, sempre affidata al gruppo di lavoro ristretto.
Nell’assemblea di Collevalenza, il dibattito sui problemi e sui bisogni degli enti che operano nel settore è stato lungo e dettagliato. La costituzione dell’associazione viene richiesta essenzialmente per garantire una rappresentanza unitaria di fronte agli enti pubblici locali, per migliorare in quantità e qualità l’assistenza, la formazione, le consulenze, la conoscenza reciproca e per avere una visione regionale del settore socio-assistenziale. “E’ necessario risolvere le tante difficoltà che si incontrano nell’operare da soli, soprattutto nel rapporto con le istituzioni”, ha detto monsignor Arduino Bertoldo, che era a Collevalenza come presidente di una casa di riposo. “Spesso si incontrano problemi – ha continuato il Vescovo di Foligno – anche per ottenere ciò che è dovuto, per questo dobbiamo riunirci insieme per far valere le nostre ragioni”.
Anche Maria Mastrone, dell’Opera Don Guanella di Perugia, ha parlato del complesso rapporto con gli enti pubblici. “Su queste problematiche – ha sostenuto – la sensibilità delle istituzioni è molto scarsa e spesso limitata solo all’interesse personale di qualche assessore. Non possiamo più coltivare ognuno il proprio orticello e dobbiamo risolvere anche incongruenze, ad esempio, sui parametri per la valutazione delle rette di assistenza”. Le strutture perugine che operano nel settore sono oltre la metà del totale regionale. Per questo era inevitabile che la spinta a costituire l’associazione arrivasse soprattutto dall’area del capoluogo umbro.
Giacomo Calducci, presidente della Fondazione Fontenuovo, è stato fin dall’inizio uno dei sostenitori più convinti del progetto e a Collevalenza non ha nascosto la soddisfazione per questa idea che sta diventando realtà. A vantaggio di tutte quelle associazioni e strutture cattoliche che insieme potranno farsi sentire di più e meglio. Anziani o disabili: un umbro su 4Anziani, invalidi e disabili rappresentano nella nostra regione un quarto della popolazione totale. Su oltre 830 mila residenti, infatti, quasi 175 mila sono anziani con età superiore ai 65 anni (il 22,5 per cento), mentre 35 mila sono gli invalidi e i disabili. Ma – secondo i dati forniti dall’Ufficio regionale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace – la percentuale della popolazione con più di 65 anni supera ampiamente il 30 per cento del totale nelle zone collinari e di montagna, o nei centri storici. In quello di Perugia su 9.000 residenti, oltre 3.000 sono anziani. A Sellano, epicentro del terremoto del 1997, sono 700 su 1.500 abitanti. L’ultimo dato ufficiale sulle case di riposo risale proprio al ’97. Un’indagine della Regione aveva censito 74 residenze per anziani con 2008 ospiti, il 78,4 per cento dei quali in parte o totalmente non autosufficienti. In questi anni le strutture residenziali sono cresciute fino a quota 115. Di queste, nel 2000, solo 33 avevano dichiarato di possedere tutti i requisiti strutturali richiesti per l’esercizio dell’attività, mentre 13 garantivano una regolarizzazione in tempi brevi
Gli ultimi dati, contenuti nelle previsioni del Piano sociale regionale, parlano poi di oltre 650 casi di anziani che non hanno trovato posto nelle Residenze sanitarie assistite e nelle Residenze protette. Per i disabili, oltre ai problemi dell’accoglienza, ci sono anche quelli del lavoro. I “diversamente abili” iscritti negli elenchi provinciali previsti dalla legge 68 del 1999 sul collocamento obbligatorio sono 5.500. Dal ’99 a oggi poco più del 10 per cento (570) sono stati avviati al lavoro. Nelle aziende private (circa 600) e in enti e aziende pubbliche (oltre 50) che non hanno rispettato l’obbligo di assunzione dei disabili ci sono circa 1.500 posti di lavoro non ancora ricoperti dai soggetti svantaggiati. Caracciolo: i vantaggi di stare uniti”Con la nuova legislazione sociale, la creazione di un’associazione regionale ormai è diventata un’esigenza. Si richiede un protagonismo della società civile, ci vogliono soggetti in grado di partecipare, di dare un proprio contributo in termini di competenze, di rappresentanza, ma anche in termini di verifica e di controllo di come vanno realizzate le cose”.
Pasquale Caracciolo, responsabile dell’Ufficio Ceu per i problemi sociali e il lavoro, ha raccolto l’idea nata proprio sul terreno del “privato-sociale” cattolico e ha coagulato l’interesse di enti e associazioni intorno al progetto.Che cosa vi proponete in particolare con la creazione di questa associazione? “Da una parte c’è l’esigenza di una rappresentanza corretta delle varie realtà. Poi, noi riteniamo che le strutture residenziali o semiresidenziali rivolte agli anziani e ai disabili siano una realtà importante della regione, si rivolgono a persone verso le quali le nostre comunità cristiane hanno esperienze consolidate nel tempo, penso a Fontenuovo che ormai ha 160 anni di esperienza nell’assistenza agli anziani, e quindi ci interessa stare accanto a queste realtà”. Quali le esigenze espresse da istituti ed enti? “Intanto, ognuno sente il bisogno di non essere solo, rispetto soprattutto alle nuove normative sulla gestione che sono sempre più esigenti. Penso alle questioni di natura strutturale, alle assicurazioni, ai contratti, al personale, alla qualità dell’inserimento all’interno della comunità locale. Di fronte a tutte queste necessità ognuno ha bisogno di non stare da solo, ma di avere supporti e sostegno. L’associazione dovrà avere anche il compito di fornire servizi di consulenza e di sostegno alle singole realtà”.