Sì, siamo una minoranza

Riconoscerlo è un po’ triste per quanti di noi non solo si qualificano cattolici perché registrati come tali alla nascita, ma avrebbero l’ambizione di darne testimonianza con la propria vita. Il nostro ambiente sociale (le nostre città, la nostra nazione, il nostro Continente europeo) è sempre più scristianizzato. O almeno così appare.
Pensiamo alle chiese vuote; a tante forme di pratica religiosa cadute in disuso; ai comportamenti di massa riguardo al matrimonio, alla famiglia, al sesso. Ciascuno di noi conosce coppie sposate ‘solo’ civilmente o addirittura non sposate, e che mai si sposeranno, pur avendo figli e qualche volta facendoli anche battezzare. Così come ci sono coppie omosessuali che ormai rivendicano un pieno riconoscimento legale. È naturale che tanti cattolici ne rimangano sconcertati. Il senso di crisi diviene più acuto quando dalle trasformazioni sociologiche (cioè dai comportamenti di massa) nasce anche la spinta verso un adattamento delle leggi dello Stato. Molti cattolici tentano di opporsi all’approvazione delle nuove leggi; salvo poi accorgersi di essere una minoranza, destinata a soccombere sul terreno del suffragio universale; e anche sul terreno della giurisprudenza delle Corti internazionali di giustizia.
Non sarebbe forse il caso (avanzo questo interrogativo con tutta la cautela e tutti i dubbi possibili) di prendere serenamente atto che siamo, appunto, una minoranza? Così è stato, del resto, nei primi tre secoli del cristianesimo, quando i discepoli di Cristo non si facevano un problema per il fatto che le leggi dell’Impero romano fossero ispirate alla morale pagana, ma chiedevano soltanto – spesso, come sappiamo, senza ottenerla – la libertà di poter vivere a proprio modo offrendo alla (corrotta) società contemporanea la loro testimonianza di un modo diverso di vivere e di rapportarsi; e così convertire gli altri con l’esempio, non con la forza delle leggi. Non è questo che ci si aspetta da un cristiano?
Del resto, anche nei secoli passati gli ordinamenti degli Stati erano lontani dalla morale cattolica, a parte le questioni matrimoniali. Gesù ha detto: “Il mio regno non è di questo mondo”.

 

AUTORE: Pier Giorgio Lignani