Siamo scossi’ ma non molleremo MAI!!! 06/04/09. Questa breve frase, scritta sul muro di un palazzo all’ingresso de L’Aquila è la sintesi degli stati d’animo della gente abruzzese colpita dal terremoto; è una sorta di archivio pubblico che ricorda a tutti cosa è successo il 6 aprile. Paura per il movimento tellurico della terra, dolore e lacrime per la morte di congiunti o amici, incredulità nel vedere la propria casa sventrata dal sisma, ma anche tanta voglia di ripartire, di riprendere in mano la vita, di far di nuovo volare L’Aquila, come auspicato anche da Papa Benedetto XVI. Appena giunti nel capoluogo abruzzese ‘ noi giornalisti della commissione Comunicazione della Caritas umbra ci siamo recati nelle zone colpite dal sisma il 29 aprile scorso – la prima cosa che ti colpisce è il silenzio. Non già quello di una città deserta, di vie spopolate, dove gli unici rumori sono le sirene delle forze dell’ordine e i latrati dei cani. Ciò che ti rimane inciso nella mente è il silenzio e la grande dignità con cui la gente aquilana affronta questo delicato momento. Nella parrocchia di San Francesco a Pettino, uno dei pochi edifici di culto non lesionati, dove ha sede il campo di Caritas italiana, abbiamo visto donne e uomini, giovani e anziani, operai e avvocati, muratori e medici, mettersi in fila per prendere vestiti e alimenti, per ricevere farmaci, per chiedere informazioni su un futuro incerto e imprevedibile. Nessun commento, nessuna esternazione, solo i segni della sofferenza sui volti. Il grande silenzio è stato rotto da una coppia di coniugi anziani. La moglie ha detto al marito: ‘Questo foglio rosa lo dobbiamo conservare, ci serve per ritirare le medicine la prossima volta’. Don Marco Gasparri, coordinatore del campo Caritas dell’Umbria, ci ha accompagnato a fare un giro nel quartiere che ruota intorno all’ospedale della città. Ciò che ho ancora dinanzi agli occhi sono questi enormi palazzi scesi di un piano. Le colonne non hanno retto, le porte basculanti dei garage si sono ridotte fino a due centimetri, i muri perimetrali si sono frantumati a tal punto che è possibile, da fuori, vedere l’interno degli appartamenti, come in una sezione di un progetto. Gli aquilani, particolarmente gli uomini, erano dinanzi alle loro abitazioni a chiedersi il perché le fatiche di una vita fossero state spazzate via in una manciata di secondi. Quei palazzi devono essere abbattuti. Non si conoscono ancora con precisione i tempi di ricostruzione. La nostra visita è terminata in una tendopoli realizzata su un terreno della parrocchia di San Francesco. Lì, a turno settimanale, ci sono anche i volontari dell’Umbria che portano a tavola, aiutano in cucina, puliscono i bagni chimici, fanno la spola con il supermercato a comprare beni di prima necessità per le persone. Nella tendopoli ci siamo resi conto della peculiarità del servizio che viene offerto dalla Chiesa, nello stile Caritas. Oltre alla distribuzione degli aiuti, i volontari si mettono in ascolto della gente. ‘Dalla notte del terremoto – ci ha detto un signore – abbiamo ricevuto moltissimi aiuti da parte delle istituzioni pubbliche, e ne siamo gratissimi. Nessuno, però, ci aveva chiesto come stavamo, cosa provavamo. Gli operatori della Caritas sono stati i primi a farlo. Si mettono al nostro fianco, ci ascoltano’. Tutto rientra nel passo del Vangelo di Luca che Caritas italiana ha scelto come fonte del servizio in Abruzzo: ‘Con la gente’.
Si sente solo il silenzio di chi non mollerà. Mai
Commissione Comunicazione di Caritas Umbria
AUTORE:
Francesco Carlini