di Pier Giorgio Lignani
Ci sono in discussione due proposte di legge, entrambe per contributi in denaro a spese dello Stato. Una è in favore delle donne vittime di abusi e molestie sessuali. L’altra in favore dei cosiddetti orfani del femminicidio, i ragazzini che si trovano con la madre ammazzata e il padre suicida o in galera. Sia l’una che l’altra categoria di vittime hanno tutta la mia solidarietà. Però sono contrario agli indennizzi a spese dello Stato. Per tre motivi. Primo: il bilancio dello Stato è già sovraccarico e il debito pubblico è enorme. Chiunque propone un solo euro di spesa in più in una direzione, deve sapere che significa togliere la stessa somma da un’altra parte, e deve dire chiaramente da dove la toglierebbe, altrimenti non se ne parla. Secondo: ci sono innumerevoli reati e disgrazie che colpiscono tanti innocenti, perché indennizzare a spese dello Stato solo alcuni? Per esempio, se è la madre ad ammazzare il padre (qualche volta succede), perché quegli orfani dovrebbero meritare di meno? Terzo: il compito naturale dello Stato non è quello di indennizzare le vittime dei reati (quali che siano) bensì quello di scoprire i colpevoli e punirli, e soprattutto prevenire la commissione dei reati, proteggendo i cittadini onesti. Come si prevengono i reati? Uno degli strumenti è la punizione stessa dei reati già commessi – e qui, come insegna Beccaria, più che la gravità della pena vale la sua certezza. Per il resto, la prevenzione si fa con l’educazione, con il controllo del territorio, la vigilanza, la prontezza con la quale gli apparati pubblici reagiscono ai primi sintomi di deviazione e di minaccia. Ma tutto questo, sia per la punizione che per la prevenzione, richiede impegno, organizzazione e grosse spese. E da parecchi anni a questa parte, proprio per le difficoltà di bilancio che sappiamo, lo Stato lesina più del tollerabile sulle spese per la giustizia e per la polizia. Si sono chiusi qua e là tribunali, commissariati di polizia e stazioni dei carabinieri, si sono ridotti gli organici, gli orari e gli strumenti. A questo si dovrebbe pensare, non agli indennizzi per le vittime.