Settimana sociale. Alcune riflessioni sui risultati emersi

Nel corso della recente Settimana sociale di Trieste è stato affidato ai cattolici italiani l’impegno di “ripartire dalla centralità della persona della nostra Costituzione per andare al cuore della democrazia”. Si tratta di un “io” che si apre al “noi”, per un impegno straordinario per il bene comune, in un momento di difficoltà e di grande importanza per la vita del Paese.

L’invito ai cittadini a prendersi cura dei beni comuni

Dagli amministratori locali che hanno partecipato arriva un forte invito a un coinvolgimento dei cittadini nella “costruzione condivisa di progetti di cui sentirsi protagonisti. Un invito ai cittadini a prendersi cura dei loro beni comuni nella piena logica della sussidiarietà” (Avvenire, 14/7/2024). Le Amministrazioni hanno bisogno di aprirsi a un largo campo di attivismo e impegno, nella prospettiva dell’amministrazione condivisa, della coprogettazione, del coinvolgimento delle reti territoriali… Tante le tematiche da mettere a fuoco: famiglia, ambiente, carcere, sport, scuola, economia civile, pace, migranti, cittadinanza, eguaglianza, povertà…

Le piazze della democrazia

Nell’attuale crisi del partito politico, cioè dello strumento riconosciuto dalla Costituzione per favorire la partecipazione, un metodo che a Trieste viene proposto e sollecitato alle comunità locali è quello delle “piazze della democrazia”, in un confronto su temi specifici che coinvolga anche persone impegnate in politica, che si trovano a discutere insieme. Parrocchie, congregazioni religiose, associazioni, movimenti, attività cooperative, soggetti dell’economia civile, movimenti di opinione: tutti devono avvertire l’importanza di ripensare e ridisegnare la vita delle comunità, dando priorità all’impegno sociale e alla partecipazione alla vita democratica del Paese e dell’Europa.

Impegno civico e partecipazione politica

Alla crisi strutturale del sistema rappresentativo manifestatasi in questi anni è seguito un doppio movimento: una volontà dal basso, da parte di associazioni, movimenti e singoli cittadini, di riprendere il controllo politico attraverso attività di impegno civico e forme inedite di partecipazione politica; e la promozione dall’alto, da parte di Governi, di forme di coinvolgimento sociale e politico dei cittadini, dai primi tentativi di e-government alle diverse forme di “dibattito pubblico” nelle sue diverse forme, dalla distribuzione di informazioni alla consultazione nella presa di decisioni, alla concertazione (a monte del processo decisionale), alla co-decisione (con ruolo attivo dei cittadini nell’intero processo deliberativo).

La democrazia dal basso

Questo riavvio di democrazia dal basso può essere favorito da un rilancio della pianificazione sociale di zona, su cui richiama l’attenzione una recente ricerca Inapp (Istituto nazionale per le analisi delle politiche pubbliche, dinamiche di sviluppo della pianificazione sociale, maggio 2024, scaricabile online). È un’azione di pianificazione portata avanti, in particolare, a livello di Ambito territoriale sociale (Ats, forma di associazione tra Comuni; in Umbria si parla di Zone sociali, in numero di 12), volta a realizzare un sistema integrato di interventi e servizi sociali in un contesto orientato alla promozione della partecipazione, e dunque allo sviluppo della democrazia.

La Pianificazione di zona

Il processo di pianificazione sociale di zona e la stesura stessa del Piano di zona (introdotto dalla legge quadro di riforma socio-assistenziale 328/2000, e strumento di programmazione territoriale delle politiche sociali locali da parte dei Comuni) può essere pensato come processo partecipativo per raccogliere sia le letture dei bisogni che le proposte di molti attori locali (ricerca Inapp, p.18). Al riguardo possono ritenersi rilevanti anche le collaborazioni continuative e formalizzate con soggetti del volontariato e del terzo settore (anche con pratiche di coprogettazione).

Cittadinanza attiva

Ritorno infine su uno dei modi suaccennati attraverso cui può prendere corpo la partecipazione democratica, quello costituito dal civismo (l’impegno civico). Il riferimento è a forme di impegno civile, promosse dall’attenzione alla comunità e al perseguimento del bene comune, spesso definite come “cittadinanza attiva”, che si manifesta con la partecipazione ai processi sociali e politici presenti nella comunità. Come ha osservato Giovanni Moro, mentre nella democrazia partecipativa sono le istituzioni a includere i cittadini nei processi che stanno portando avanti, la cittadinanza attiva è un fenomeno di auto-organizzazione che può o meno incontrarsi con le istituzioni, ma che comunque rafforza la centralità delle persone e dei soggetti sociali nell’azione pubblica e nella politica.

Rimarco l’importanza di poter diffondere anche in Umbria, nei nostri territori, queste forme di partecipazione democratica.

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