Don Paolo Tomatis e don Paolo Carrara sono stati i due relatori intervenuti nella seconda giornata della Settimana liturgica nazionale 2021, promossa dal Centro di Azione Liturgica e celebrata presso la cattedrale di Cremona.
L’assemblea liturgica ieri
Don Tomatis, presidente dell’Associazione Professori e Cultori di Liturgia e docente di liturgia in diversi istituti, ha affrontato il tema delle assemblee liturgiche nei diversi contesti, non solo spaziali, ma anche temporali. Difatti, afferma il professore, “puntare l’attenzione sul tema dell’assemblea liturgica, non si tratta di piegare la teologia dell’assemblea liturgica alle mode del tempo, ma di pensare la fede celebrata in modo non atemporale, a prescindere dalla storia, dai contesti e dai soggetti in essa implicati”. Per far ciò, anzitutto, don Tomatis ha preso in esame i 50 anni di ricezione del Messale di Paolo VI, “per cogliere come nuovi contesti ecclesiali e culturali abbiano ispirato e influenzato il modo con cui l’assemblea liturgica è stata pensata e proposta”, suddividendo quest’arco temporale in quattro periodi: anni ’70, gli anni 80-90, il primo decennio del nuovo millennio e, infine, dal 2020 al 2020. “Negli anni ’70 – afferma Tomatis -, nelle diocesi italiane c’è stata la promozione di una coscienza comunitaria più viva da parte dell’assemblea radunata intorno all’altare”, ed anche un’emergente interesse per la ministerialità liturgica. Mentre, negli anni 80-90, si affaccia “l’intuizione della necessità di una duplice fedeltà a Dio e all’uomo, perché l’assemblea non sia spettatrice, ma neppure appiattita in un orizzontalismo sociologico”, ed al contempo una rinnovata attenzione al tema del ‘giorno del Signore’. Invece, nel primo decennio del terzo millennio ci si accorge di un “rilancio della centralità della comunità eucaristica domenicale, in un tempo di stanchezza e di perdita del centro”, ed anche dell’insistenza su “una liturgia “semplice, seria e bella”, contro la duplice tentazione del formalismo e della ricerca dello spettacolare”. Infine, nel secondo decennio del 2000, l’attenzione è stata posta, secondo don Tomatis, alla “difesa della liturgia come luogo educativo e rivelativo della fede e dell’Eucaristia domenicale come l’azione più vitale e formativa della comunità”, come “alla sfida dei nuovi assetti comunitari e territoriali” sta dando alla liturgia ed “alla spinta di Evangelii gaudium per una assemblea gioiosa, fraterna, popolare”.
L’assemblea liturgica oggi
Ora, quali nodi per ripensare all’assemblea liturgica oggi? Il relatore, concludendo l’intervento, ne suggerisce due: l’approfondire teologicamente e pastoralmente “l’unità dell’assemblea eucaristica e il rapporto tra eucaristia, assemblea e comunità”, e da considerare “il pluralismo delle assemblee liturgiche e la custodia dell’unità ecclesiale”.
La liturgia “sospesa”
Il secondo contributo della mattina è stato invece offerto da don Paolo Carrara, docente di Teologia Pastorale presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, mettendo a tema la ritualità e la partecipazione liturgica nel tempo della pandemia e le risposte liturgico-pastorali che le Chiese in Italia hanno sperimentato. Dopo un’analisi di ciò che si è vissuto nell’ultimo anno e mezzo, don Carrara indica un necessario approfondimento di tutto ciò che è emerso durante il periodo di sospensione della liturgia comunitaria come: l’utilizzo del digitale, la modalità partecipativa, ma anche lo studio dell’iniziazione cristiana, come del sacramento della penitenza e della terza forma, di quanto e come la ‘liturgia sospesa’ può stimolare una riflessione sulla forma rituale del culto cristiano, e del riaffiorare delle forme di pietà popolare. Riflessioni, queste, da affrontare con la libertà, afferma don Carrara, dalle contrapposizioni ma da una convergenza di considerazioni.