Padre Francesco Pierli, missionario comboniano in Africa ci scrive una sua riflessione sul ruolo che il continente africano ha avuto nel corso della storia nello sviluppo della nostra Europa. Ne riportiamo di seguito il testo.AFRICA ED EUROPA: URGENZA DI UN NUOVO PARTENARIATOAll’inizio di giugno il cardinale Ersilio Tonini rivolgendosi ad un gruppo di vescovi missionari affermò che l’Europa e l’Africa sono due gemelli i cui destini sono inseparabili. Poche settimane dopo il vertice dei G8 in Canada sotto la spinta di Romano Prodi presidente della Commissione europea e di 4 capi di stato africani, lanciò il Nepad, nuovo partenariato economico per lo sviluppo dell’Africa. Iniziativa afro-europea quanto mai urgente e appropriata! L’Asia, l’America e l’Oceania possono al limite dimenticare l’Africa, ma non l’Europa; la vicinanza geografica e la storia accomunano i destini. LA STORIA: UN VICINATO A VANTAGGIO DELL’EUROPA. Il Mediterraneo è un grande lago che unisce l’Europa e l’Africa bagnando la sponda Sud della prima e quella Nord della seconda. Il nome stesso: mare fra le terre indica il suo destino di collegare le terre africane a quelle europee e viceversa. L’acqua del Mediterraneo da dove viene? Il più grande immissario è il Nilo che serpeggia per quasi 6 mila chilometri dal cuore dell’Africa al delta di Alessandria d’Egitto. Gran parte dell’acqua del Mediterraneo proviene dalla regione delle grandi piogge e dei grandi laghi, Rwanda, Uganda, Congo, Sudan ed Etiopia; il Nilo vi versa ogni giorno milioni di ettolitri di acqua africana. In un certo senso noi della sponda Nord, Italia in particolare, godiamo di tale acqua più di tutte le nazioni africane bagnate dal Nilo. Fin dal tempo delle guerre puniche 200 anni prima di Cristo, l’impero romano includeva la sponda africana del Mediterraneo. Non era cosa da poco! Si dice fosse il granaio dell’impero! Il Nord Africa era la sponda agognata dai legionari romani una volta che andavano in pensione. La fede cristiana è venuta all’Italia, in gran parte, dall’Africa. Quando il centro e nord Italia erano ancora pagani il Nord Africa era già cristiano. Da lì i missionari venivano al Nord, cioè da noi. San Zenone per esempio fondatore della Chiesa di Verona era africano. L’Africa ha pagato moltissimo per lo sviluppo dell’Europa. Prima di tutto con le braccia di milioni di schiavi; la schiavitù della sponda occidentale dell’Atlantico verso le Americhe era organizzata dagli Europei: Portogallo, Spagna, Olanda, Inghilterra, Francia. Nel XlX secolo, una volta che con la rivoluzione industriale le braccia africane non erano più utili, la schiavitù fu abolita. Ma le macchine europee avevano bisogno di materie prime! L’Africa ne era ricchissima; attraverso il colonialismo del XIX secolo l’Africa divenne la grande riserva di materie prime per le avide industrie europee. Ecco il senso del colonialismo! Senza l’Africa il benessere che la rivoluzione industriale ha portato all’Europa sarebbe stato impossibile. Né si deve dimenticare che nelle due guerre mondiali, soprattutto nella seconda, l’Africa ha dato un grandissimo contributo di uomini e di mezzi oltre che logistico per la vittoria contro la barbarie nazista. In tutti i cimiteri di guerra si trovano africani mescolati ad europei. All’inizio del terzo millennio, una Europa povera di gioventù e di nuove energie umane ha ancora una volta bisogno dell’Africa per il suo futuro. Non sono solo gli africani ad avere bisogno dell’Europa, ma anche l’Europa degli africani. I destini dei due continenti ancora una volta si incrociano. ANNO 2000: VERSO UN PARTENARIATO AFRICA EUROPA Perché tutta questa lunga digressione storica? Perche è ora che ci convinciamo che senza l’Africa l’ Europa non sarebbe quella che è. L’Africa in un modo o nell’altro ha dato un grande contributo all’affermarsi dell’attuale Europa. E’ un dato di fatto di cui dobbiamo essere ben consci e da cui trarre debite conclusioni! Tale consapevolezza ci può aiutare a ridefinire nuovi rapporti fra Africa ed Europa all’inizio del terzo millennio, nell’era dell’Euro. Anche i vescovi africani, durante il Sinodo africano nel 1994 rivolsero un forte appello ai loro confratelli europei, perché si facessero paladini di un nuovo tipo di collaborazione fra i due continenti. Le chiese africane dell’Africa a Sud del Sahara sono state fondate durante gli ultimi due secoli da missionari prevalentemente europei, quindi c’è un profondo legame di solidarietà cristiana che non può non influenzare anche il sociale, il politico e l’economico. Non pochi di questi vescovi sono stati formati in Europa; i legami di amicizia dovrebbero facilitare la collaborazione e la mutua fiducia. Altro grande capitale che può facilitare la collaborazione fra i due continenti è il fatto che circa il 50% degli africani in un modo o nell’altro parla o almeno capisce lingue europee come, inglese, francese, portoghese, italiano. Quali potrebbero essere i punti salienti del nuovo partenariato, di una nuova stagione di collaborazione più equanime e più giusta? Si possono menzionare i seguenti punti nodali: rinegoziazione e abolizione del debito finanziario dell’Africa verso l’Europa, apertura delle frontiere europee ai prodotti agricoli, zootecnici e artigianali africani per un nuovo stile di mercato, gestione più equanime delle migrazioni africane verso il Nord assicurando condizioni giuste e umane per impedire il lavoro nero e malavitoso; facilitare le rimissioni fÈnanziarie degli africani che sono in Europa per promuovere lo sviluppo nelle nazioni di origine; coinvolgimento e maggiore responsabilizzazione sociale delle chiese e movimenti missionari per facilitare l’integrazione degli africani in Europa; educazione sistematica in Europa al pluralismo culturale e religioso. Obiettivi non impossibili e né costosì purchè lo si voglia. Una maggior sinergia fra il religioso e il sociale potrebbe essere la carta vincente.