È tempo di bilanci per il festival Segni Barocchi che, per la sua XXII edizione ha voluto rievocare un Barocco insolito, raccontato anche attraverso produzioni meno note e percorsi che ben si accordano con la passione moderna per le contaminazioni. Un’edizione, questa del 2001, caratterizzata dalla varietà delle espressioni culturali che hanno spaziato dalla Russia al Messico, dal poema epico alla fiaba, al racconto per immagini; un pot-pourri che il soprintendente artistico Massimo Stefanetti ha riassunto, con le parole di Josè de la Vega, in una sorta di dichiarazione di intenti: “lusingare il palato con la varietà dei sapori e la diversità dei gusti”.
Un bilancio positivo come ha sottolineato Stefanetti “pur in presenza di un quadro finanziario che non presenta variazioni ormai da numerosi anni il Festival ha raggiunto una rilevante notorietà e una sicura identità a livello nazionale e di internazionale. Mentre aumenta l’attenzione sulla cultura barocca in tutti i Paesi del mondo e nascono nuovi festival monosettoriali, prevalentemente musicali, Segni Barocchi costituisce un luogo d’incontro di diversi settori produttivi dello spettacolo, proponendosi di affrontare la complessità e la stravaganza della cultura barocca in tutte le espressioni artistiche e sviluppando, fra passato e presente il dialogo delle arti nella festa barocca”. Un bilancio che getta uno sguardo sul futuro con la chiara volontà, quasi in controtendenza, di ampliare i confini di una definizione per scoprire le diverse sfaccettature che, pur le sfasature temporali che ciò comporta, possono riallacciarsi al tema barocco.
E il pubblico sembra aver gradito le proposte del 20 settembre 2001 con un minor numero di appuntamenti rispetto agli anni passati,. Questa XXII edizione ha proposto spettacoli di diversa fruibilità, dalle forme tradizionali del teatro “frontale” e dei concerti, allo spettacolo itinerante e di contatto con il pubblico, valorizzando a tutto campo la città e sfruttandone i diversi angoli, come ha sottolineato Stefanetti: “Quest’anno abbiamo presentato spettacoli e concerti che hanno prodotto un impatto notevole e forti emozioni, lasciandone alla memoria degli spettatori un ricordo durevole. Oltre 10mila spettatori hanno assistito allo spettacolo itinerante del teatro Guirigai di Madrid e alla festa barocca raccontata per immagini in piazza della Repubblica da Valerio Festi nella Allegoria della Fortuna, che ha costruito un consenso generale intorno al festival. Penso di poter dire che il festival è entrato nel cuore della città: la corte di palazzo Trinci e il chiostro di san Giacomo, ad esempio, si sono rivelati dei luoghi di spettacolo che hanno portato valore aggiunto alle rappresentazioni durante le quali il pubblico ha riscoperto anche il valore di stare insieme nello spazio e nella scena teatrale”. E tirate le somme per il 2001, già? si pensa al futuro e alle possibili collaborazioni con altri eventi cittadini, primo fra tutti la Quintana, il cui rapporto potrebbe essere consolidato, senza per questo annullare le specifiche identità delle due manifestazioni. “Dalla mostra ‘Le favolose maschere della Commedia dell’Arte’, potranno sicuramente nascere nuove iniziative sia nell’ambito della attività produttive del festival sia in occasione della prossima edizione del ‘Carnevale ritrovato’ promosso dall’ente Giostra della Quintana con il quale abbiamo realizzato un costruttivo rapporto di collaborazione che andrebbe ulteriormente sviluppato attraverso protocolli di intesa riferiti agli aspetti organizzativi, promozionali e del programma. Al tempo stesso ritengo che sarebbe un errore ricondurre le due manifestazioni ad un’unica realtà istituzionale: Quintana e Segni Barocchi hanno compiti e ruoli diversi che vanno mantenuti proprio per accentuare l’identità delle due manifestazioni e la loro complementarità all’interno del quadro culturale cittadino”.