No, no: non è assolutamente roba del nostro sacco. Quando parliamo di “potere come servizio” Lor Signori – che il Cielo Li benedica – si sbellicano dalle risate, ed è giusto che sia così: zio Edgardo diceva che c’è chi è nato per ridere e chi è nato per essere riso; ma si degnino, Lor Signori, si degnino per lo meno di concederci, tra un sobbalzo gorgogliante e una contrazione squacquerata della Loro veneranda pappagorgia – che il Cielo benedica anch’essa -, si degnino di concederci un’attenuante: quella concezione del potere non è roba del nostro sacco. Ci è stata affidata, la concezione del potere come servizio, senza che l’avessimo minimamente sollecitata. E non è colpa nostra se quella concezione del potere è totalmente anomala rispetto a quelle sulle quali attraverso i secoli si sono arroventate le meningi possenti di legioni di pensatori. A partire da Erodoto e Tucidide per finire con Giuliano Ferrara e Elio Vito. Calata dall’alto. Senza nessuna nostra colpa, senza ombra di preavviso. Non è roba del nostro sacco. Peggio: nell’atto di comunicarcela, ci è stato detto che essa non può non confrontare, contrastare e se necessario ribaltare le concezioni correnti del potere. Nello stile e nei contenuti. Peggio ancora: ci sono state tracciate davanti due esemplificazioni di questo inedito modo di intendere il potere; governare – questo dice la prima indicazione – vuol dire innanzitutto evitare di spezzare le canne incrinate; governare – questo dice la seconda indicazione – vuol dire innanzitutto non spegnere i lucignoli fumiganti. Ci è stato detto, noi non ci siamo inventati nulla. Ecco, adesso che Lor Signori hanno finito di sghignazzare, e l’ultimo sghignazzo è sfumato in una lacrima, e le nostre giustificazioni sono state accettate (“Scusateci, ma non è roba del nostro sacco!”), possiamo dire anche il resto. E il resto è questo: non è roba del nostro sacco, ma speriamo che lo diventi. Sono duemila anni che speriamo che lo diventi. E ci viene chiesto di riprovarci ancora, e ancora, e ancora. Niente. Nemmeno all’interno della nostra Chiesa l’abbiamo fatta nostra. “Autorità come servizio”: preti, vescovi, papi l’hanno predicata agli altri senza praticarla essi per primi. Non parliamo poi dei Cristiani che hanno rivestito incarichi politici. A questo punto zio Edgardo diceva: Bah!