La Commissione ecclesiale regionale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università in una importante e vivace riunione che si è tenuta un mese fa a Villa Santa Tecla si è cimentata nella ricerca di una corretta interpretazione della legge del 10 marzo 2000 che detta le ‘Norme per la parità scolastica e disposizioni sul diritto allo studio’. La commissione, coordinatore don Corrado Melinelli e composta dai rappresentanti diocesani per il settore scolastico, ha elaborato una serie di criteri interpretativi che sono confluiti in un documento elaborato dal vescovo delegato, nonché presidente della Ceu, mons. Sergio Goretti. Il documento, che pubblichiamo a fianco, potrà costituire un aiuto a quanti nella legge trovano elementi di controversa lettura. Si tratta pertanto di una interpretazione autorevole che servirà di orientamento a quanti operano nelle scuole cattoliche. La questione riguarda soprattutto le scuole materne che sono oltre quaranta sparse nel territorio umbro. In tre punti le caratteristiche della scuola cattolicaCommissione ecclesiale regionale per l’educazione cattolica, la scuola e l’UniversitàNella riunione che questa Commissione ha tenuto il 19 febbraio scorso a Villa S. Tecla (Assisi) si è esaminata a lungo la legge 10.03.2000 “Norme per la parità scolastica e disposizioni sul diritto allo studio”, al fine di pervenire a una corretta interpretazione della medesima legge e a una coerente azione educativa e didattica. Infatti quasi tutte le scuole cattoliche della Regione hanno ottenuto tale parità scolastica. Si enunciano ora i criteri cui occorre attenersi: a)la Legge, di cui sopra, impone alle scuole cattoliche l’elaborazione di un proprio progetto, nel quale venga indicata “l’ispirazione di carattere culturale e religioso” (art. 1,3). A tale carattere cattolico, che rientra in quella “espansione dell’offerta formativa” (art. 1,1), voluta dalla stessa legge istitutiva, non si può rinunciare e va chiaramente ed espressamente indicata alle famiglie che chiedono l’iscrizione dei propri figli; b) La scuola cattolica, per sua profonda convinzione, accoglie con particolare cura alunni che dovessero presentare handicap o altre particolari difficoltà, ed è aperta a tutti. Tuttavia, qualora si dovesse chiedere l’iscrizione per alunni che professano altre ideologie o appartengono ad altre confessioni religiose, essa è tenuta a tenerne in debito conto, privilegiando la conoscenza oggettiva dei segni cristiani, allo scopo di favorire l’inserimento degli alunni nel contesto sociale e culturale del nostro Paese, e ad elaborare forme di preghiere che riconoscano il primato e la presenza di Dio e favoriscano la fratellanza e il mutuo rispetto, senza tuttavia che essa rinunci al suo specifico e alla proposta oggettiva del cristianesimo; c) E’ pienamente consentito, nelle forme che i docenti ritengono più consone alle peculiari condizioni in cui si trovano a operare, programmare preghiere e atti di culto cattolici. La legge, infatti, prescrive che tali atti siano non obbligatori per i non cattolici, ma che non possano essere impediti a coloro che si professano cattolici. Nessuno di questi criteri può risolvere del tutto la varietà di casi umani che possono presentarsi: molto viene lasciato al buon senso e alla prudenza di quanti operano nella scuola cattolica sia a livello didattico che formativo e direzionale. La Commissione esprime un vivo apprezzamento a quanti operano nelle scuole cattoliche, ben conoscendo gli enormi sacrifici che vengono affrontati per garantire alle famiglie e alla società questo prezioso e peculiare servizio educativo.
Scuole cattoliche aperte a tutti e con una chiara proposta di fede
Oltre quaranta le scuole materne in Umbria interessate dalla nota della Ceu
AUTORE:
Sergio Goretti