In questo periodo molte famiglie iniziano a vivere un momento importante, spesso accompagnato da incertezze e preoccupazioni: la scelta della scuola secondaria di primo e secondo grado. A riguardo ci è sembrato opportuno condividere un’esperienza che racconta il nostro territorio, ma che dice molto anche del nostro Paese.
La nostra famiglia si è trasferita anni fa (era il 2005) e quasi per caso a Ponte San Giovanni, uno dei quartieri più popolosi di Perugia. Avevamo allora due bambini, che iniziarono uno dopo l’altro a frequentare prima un asilo nido davvero funzionale, e poi un’altrettanto valida scuola per l’infanzia.
Anche la scuola primaria fu per entrambi una bella esperienza.
Al momento del passaggio del primo figlio alla scuola secondaria, ci trovammo però di fronte a una situazione imprevista, che pure avevamo già iniziato a percepire: molti dei suoi compagni di classe non sarebbero stati iscritti a Ponte San Giovanni, bensì in altri istituti del centro storico.
Senza dilungarci sui motivi degli altri genitori, decidemmo di non rinunciare all’esperienza della scuola del territorio dove vivevamo: pesarono certamente sia il nostro punto di vista sul mondo per come stava cambiando, sia alcune valutazioni su come sarebbe quello che avrebbero abitato le future generazioni.
Avendo i nostri primi due figli tre anni di differenza, ci siamo trovati così dentro un percorso di sei anni, terminato lo scorso giugno, che ci sembra doveroso testimoniare. La scuola “Volumnio” ha permesso ai nostri figli l’esperienza, oggi imprescindibile, del confronto con la diversità che diventa ricchezza, ma soprattutto competenza ineludibile per cogliere le opportunità del mondo presente.
Ci ha fatto toccare con mano la capacità e il valore di mettere in circolo sinergie positive sul territorio, come testimoniato dal rapporto virtuoso dell’istituto con l’oratorio e il suo doposcuola.
Ma soprattutto, ha permesso ai nostri figli di crescere accompagnati da docenti che ci hanno impressionato per passione, competenza, capacità di presa in carico anche nei momenti di difficoltà che qualsiasi classe, che sia del centro o della periferia, si troverà sempre (vivaddio) ad affrontare. Eh sì, perché poi alla fine, per quanto sia necessario e vitale tutto quello che ruota attorno alla vita scolastica, sono proprio gli insegnanti a esserne anima e spina dorsale.
Insegnanti che alla Volumnio hanno nomi e cognomi, volti divenuti punti di riferimento in anni spesi per scelta convinta proprio in quell’istituto; e che da tempo, al riparo dalle tante “narrazioni” nefaste sulla scuola italiana che si vorrebbero legittimare, considerano vivo, degno, importante il futuro dei figli di questo territorio, guidando i ragazzi forti, sostenendo i deboli, valorizzando i talenti e le eccellenze, mettendo in comunicazione le culture.
A questi docenti va tutta la nostra riconoscenza di genitori che per sei anni hanno accompagnato (fermandosi idealmente sulla soglia e curandosi di mai oltrepassarla) i propri figli alla Volumnio. E un appello alle istituzioni preposte a decidere le sorti delle nostre scuole: che sappiano rendere reale il diritto all’istruzione per tutti, ma anche, ogni tanto, riconoscere il giusto tributo a tutti gli insegnanti che ogni giorno continuano, con i fatti, a permetterlo.
Roberto Contu, Flavia Marcacci