Nell’ambito del primo dei tre incontri di riflessione sulla “Sfida educativa” promossi dalla Commissione regionale per l’educazione, la scuola e l’università (Cresu) della Ceu, il 26 febbraio alla Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli è intervenuto Davide Guarneri, presidente nazionale dell’Associazione italiana genitori (Age). Sposato, padre di quattro figli, è coordinatore dell’associazione “Comunità e scuola”, realtà da trent’anni attiva nella pastorale della scuola, nella formazione di insegnanti, genitori e studenti di Brescia. È stato invitato per parlare sul tema “Insegnanti e genitori: alleati o nemici? Tracce per un’intesa possibile”. Erano presenti il vescovo di Assisi mons. Domenico Sorrentino, delegato Ceu per la scuola, l’educazione e l’università, e Giovanni Carlotti, coordinatore della Cresu. Ha moderato la prof.ssa Rita Ferri. È intervenuta anche l’assessore regionale Maria Prodi. Presenti i responsabili dell’Age di Perugia e di Terni e dell’Agesc. Guarneri, è possibile un’intesa tra genitori e insegnanti? “Devo dire che è soprattutto necessaria e doverosa. In primo luogo perché, come persone adulte, siamo noi ad avere la responsabilità dei figli-studenti. Poi perché, nel momento in cui si mette al centro l’importanza e la necessità di educare, allora le alleanze scattano in modo naturale. E per farlo ci sono i tradizionali organi collegiali, i patti di corresponsabilità educativa, i percorsi formativi comuni da mettere in campo”.Cosa consiglierebbe ai genitori? “Di promuovere forme comunitarie di partecipazione. Non possiamo pensare alla scuola come a qualcosa dove ognuno sta per conto proprio. Il genitore da solo non ce la fa, e deve avere il coraggio di mettersi in gioco, partecipare alle proposte della scuola, non aspettando che siano gli altri a fare il primo passo. Se si aspetta sempre che qualcun altro si candidi per fare il rappresentante dei genitori, non partirà mai nessuno”. In questi giorni sul sito del ministero dell’Istruzione sono stati pubblicati i regolamenti sul riordino dei licei, degli istituti tecnici e professionali. La cosiddetta “riforma” della scuola va avanti. Qual è il parere dell’Age? “La necessità di un riordino era evidente. Il sistema scolastico risale sostanzialmente agli anni Venti del secolo scorso e da allora si sono susseguite solo continue sperimentazioni. Ora di positivo c’è che ogni ordine di scuola è stato istituzionalizzato. Pensiamo al liceo linguistico, al liceo artistico, che erano solo sperimentazioni. Condivisibile è anche l’aver dichiarato la pari dignità dei tre percorsi, il liceale, l’istruzione tecnica e professionale”. E i punti negativi? “Rimane il punto di domanda sul professionale: c’è stata una certa fretta, che non ha permesso di aprire un confronto sull’apprendistato, sulla formazione professionale e sull’istruzione professionale. Tre capitoli di un unico argomento affrontati ognuno in modo diverso e scollegato tra di loro. Altro problema è che il riordino non nasce da un confronto: non ci si è interrogati sul fine, su quali siano gli impianti pedagogici complessivi che la sottintendono. Nasce invece da un tipo di esigenza finanziaria, tramite decreti legge. Può essere che sia una cosa inevitabile in Italia, perché quando si passa per via parlamentare i tempi si allungano: è successo al ministro Berlinguer, è successo alla Moratti. Ambedue hanno rispettato i tempi parlamentari, ma le loro riforme di fatto sono decadute. E poi la praticabilità di alcune scelte introdotte: buone, positive, ma a nostro parere ad ora inattuabili. Ne cito due: l’insegnamento in lingua inglese di una disciplina non linguistica. È una cosa bellissima, la si fa in molti Paesi europei, ma in Italia avremo sì e no meno di cento insegnanti in grado di farlo. Qualunque riforma deve prevedere un piano di aggiornamento e formazione del personale docente, che però non è previsto”. E la seconda? “Si tratta delle opzioni e delle facoltatività introdotte per ogni indirizzo di scuola: molto positive, ma tutto ciò si scontra con la carente situazione finanziaria degli istituti. Se non finanziamo la legge cosiddetta 440 sull’autonomia degli istituti, con fondi veramente autonomi, non potrà partire nulla. Per cui il rischio è che siano i genitori a pagarne le spese, con contributi volontari che cominciano a diventare anche un po’ pesanti. Ed è questa la vera preoccupazione dei genitori”.
Scuola. Papà e mamma che dicono?
Si è svolto ad Assisi il primo dei tre incontri sulla sfida educativa promossi dalla commissione scuola della Ceu
AUTORE:
Manuela Acito