“L’Irc (insegnamento della Religione cattolica) è il luogo più specifico in cui, nel rigoroso rispetto delle finalità della scuola, si può affrontare un discorso su Gesù”. Lo scrive la Presidenza della Conferenza episcopale italiana nel consueto messaggio in occasione delle iscrizioni alle prime classi della primaria e delle secondarie.
Iscrizioni che prevedono anche la scelta di avvalersi o meno dell’Irc, appunto, secondo la normativa conseguente alla revisione concordataria del 1984.
Tempo di iscrizioni
Le iscrizioni per l’anno scolastico 2019-2020 sono partite ufficialmente, con la procedura di registrazione online, il 27 dicembre scorso. Dal 7 gennaio è scattata la fase di iscrizione vera e propria.
Nei giorni scorsi, ecco il consueto messaggio che accende i riflettori su un aspetto importante del curricolo di ogni scuola: l’Irc, occasione di conoscenza e approfondimento del cattolicesimo – i cui princìpi fanno parte del “patrimonio storico del popolo italiano” – e, insieme, proposta educativa e occasione di crescita sulle tematiche religiose, secondo le finalità della scuola italiana, che prevedono la formazione globale dell’uomo e del cittadino.
Proprio questo aspetto è ripreso nel messaggio della Presidenza dei vescovi italiani, dove si ricorda tra l’altro come, negli anni, proprio l’Irc abbia saputo farsi apprezzare da studenti e famiglie che ancora in grande maggioranza scelgono di avvalersene.
Irc: perché sceglierla
È interessante questo dato, che potrebbe sembrare in controtendenza rispetto ai fenomeni di secolarizzazione, se non di scristianizzazione, che pure interessano la società italiana e non solo. Viene da pensare alla persistenza delle grandi domande di fondo dell’esistenza, alla loro continua attualità, nonostante la banalizzazione di una certa cultura dominante.
Domande che interessano in particolare i giovani e che chiedono di essere ascoltate, cercano “luoghi” e “persone” in cui e con cui esprimersi, confronti e approfondimenti per abbozzare risposte. Il messaggio sull’Irc cita tra l’altro il documento finale del recente Sinodo dei giovani, i quali “sono chiamati a compiere continuamente scelte che orientano la loro esistenza; esprimono il desiderio di essere ascoltati, riconosciuti, accompagnati…
In vari contesti si registra una scarsa attenzione al loro grido, in particolare a quello dei più poveri e sfruttati, e anche la mancanza di adulti disponibili e capaci di ascoltare”. Questo “richiamo” non può non interessare il mondo della scuola, nel quale – dice ancora il messaggio – “l’Irc intende essere proprio un’occasione di ascolto delle domande più profonde e autentiche degli alunni, da quelle più ingenuamente radicali dei piccoli a quelle talora più impertinenti degli adolescenti”. Insegnanti preparati, indicazioni didattiche appropriate: queste le risorse a disposizione.
No proselitismo
Ecco allora il valore di una scelta che caratterizza il percorso scolastico. L’Irc è un tassello prezioso del curricolo, del cammino di crescita complessiva degli studenti.
Permette di incontrare temi e questioni decisive, a partire da quella dell’incontro con l’altro e l’Altro, con Gesù, in modo culturalmente attrezzato, nell’ambito di una proposta formativa curata e specifica.
“Non si tratta di fare proselitismo – ricorda il messaggio Cei, citando il Papa – ma di offrire un’occasione di confronto per lasciare che ognuno possa, nell’intimo della propria coscienza, trovare risposte convincenti”.
Alberto Campoleoni