Scuola, cultura ed educazione

aula-scuola-studenti-bambiniUn nuovo anno scolastico è iniziato, carico di attese e di promesse da parte di tutti, alunni genitori, dirigenti, insegnanti operatori della scuola ma anche di polemiche e malumori dovute alla recente approvazione della legge di riforma del Governo.

Non è questa la sede per esaminare in dettaglio un provvedimento che come altri del passato presenta luci e ombre; mi limito a constatare che nel dibattito, anche molto vivace, di questi giorni mi sembra si sia fatto poco riferimento al benessere degli studenti, che poi sono gli attori principali del processo formativo – ed è bene ricordare a tutti che la scuola deve essere un servizio prima di tutto alla loro crescita culturale e personale.

La scuola si muove entro una società che abbiamo imparato a definire complessa, che ci spinge a confrontarci con pluralità di prospettive valoriali, rapidi cambiamenti, molteplicità di punti di vista.

È necessario dunque rimettere al centro delle nostre riflessioni il ruolo della scuola, confrontandoci sul significato di alcune parole chiave: cultura, competenza, cura, comunità, autonomia.

Per cultura si intende l’insieme dei sistemi simbolico-culturali attraverso i quali la persona può conoscere il mondo e rappresentare tale conoscenza, comunicare le proprie conoscenze agli altri, esprimere e rielaborare i propri vissuti esperienziali.

In un contesto sociale così complesso, è evidente che la pretesa della scuola di consegnare saperi, abilità e capacità definitive risulta in parte superata, e che occorre puntare piuttosto allo sviluppo di competenze trasversali quali la capacità di apprendere, scegliere, cooperare, risolvere i problemi.

Sembra dunque importante integrare alla comunicazione di conoscenze consolidate, di tradizioni, di consuetudini – che è stato il nucleo fondamentale della formazione tradizionale – l’apprendimento di metodi, la sollecitazione dell’intelligenza critica, della ricerca, dell’approfondimento, la coniugazione stretta tra sapere e saper fare, tra momento cognitivo e intellettuale e momento applicativo e di indagine.

Di fronte alla molteplicità, eterogeneità di informazioni e alla diversità delle risorse culturali, la scuola deve offrire all’allievo le chiavi di lettura dei dati, la capacità di orientarsi e di appropriarsi degli elementi necessari per la crescita, per l’impostazione dei problemi, per la scelta dei settori ai quali dedicare un approfondimento. Obiettivi formativi sono dunque la capacità di adattamento al cambiamento, il potenziamento delle competenze logiche su basi reticolari, la capacità di risoluzione dei problemi, l’autovalutazione e il senso di responsabilità, la conoscenza dei diversi linguaggi della comunicazione , l’educazione alla solidarietà, alla tolleranza, alla convivenza democratica.

Si costruisce così un rapporto fecondo tra i concetti spontanei (costruiti in modo intuitivo dall’allievo nella sua esperienza diretta e immediata sulla realtà) e i concetti scientifici che costituiscono la struttura del sapere disciplinare, e si pongono le basi per la conquista delle competenze. Ma sappiamo bene che si può apprendere solo se il contesto formativo è caratterizzato da un clima affettivo e sociale positivo, un clima di fiducia, condivisione, sicurezza che stimola la formazione di un sentimento di autostima e di assunzione di responsabilità.

In questo senso la scuola è un contesto formativo in cui centrale è la cura delle persone, cioè attenzione per l’altro, ascolto delle sue parole e impegno nel promuovere la sua crescita personale, attivazione delle sue energie interiori. Il clima di cura è la base perché la scuola possa riscoprirsi come comunità di persone che condividono un comune progetto educativo orientato a valori condivisi, e si impegnano a realizzarlo, assumendosi ciascuno uno specifico compito e adottando comportamenti congruenti.

Senso di appartenenza, partecipazione, condivisione, impegno reciproco sono dunque le coordinate di un proficuo patto pedagogico che permette alla scuola di essere un contesto ad alta valenza educativa. In questo senso l’ autonomia scolastica può essere un utile strumento: non solo autonomia didattica e organizzativa, ma anche autonomia di ricerca in base alla quale una scuola, o meglio più scuole collegate in rete individuano specifici momenti di ricerca e di confronto sulle diverse esperienze didattiche, per individuare e affrontare i molteplici problemi che la prassi didattica pone quotidianamente agli insegnanti.

La ricerca è alla base delle scelte e delle decisioni, è strumento di vera formazione. L’autonomia implica un diverso rapporto con le esperienze formative che l’allievo fa fuori della scuola, dando dignità alla molteplice e ricca esperienza dell’extra-scuola, e anche un ruolo attivo dei genitori e degli alunni che sono chiamati a essere corresponsabili dell’azione formativa. L’autonomia è quindi alla base di ogni vera innovazione che, lungi dall’essere solo un cambiamento nominale e burocratico, implica un cambiamento autentico nella cultura e nell’approccio didattico.

 

AUTORE: Floriana Falcinelli Ordinaria di Didattica generale e tecnologie dell’istruzione - dipartimento di Filosofia, scienze sociali, umane - Università di Perugia