Partita da Reggio Calabria, nel suo itinerario per l’Italia e in alcune città europee, la Carovana antimafie nel pomeriggio di sabato scorso si è fermata a Perugia, nella piazza davanti alla stazione ferroviaria di Fontivegge a pochi passi da piazza del Bacio, al centro di un quartiere con tanti problemi di microcriminalità e per lo spaccio di droga.
Il tema di questa sua 21a edizione è infatti quello delle periferie, “luoghi – ha detto Mauro Sasso, coordinatore nazionale della Carovana – di malessere sociale e spesso di forte pressione malavitosa, ma anche realtà in cui crescono e si sviluppano esperienze positive, di aggregazione civica e sociale, che si contrappongono ai contesti di illegalità”.
Come sta succedendo anche a Fontivegge, dove sono nati spontaneamente comitati di cittadini (in piazza del Bacio, in via del Macello e al Bellocchio) che promuovono iniziative di socializzazione per cercare di riportare a una vita normale zone difficili della città, stravolte da un’urbanizzazione non sempre corretta e dall’insediamento di tanti stranieri.
La Carovana antimafie è promossa dai sindacati Cgil, Cisl e Uil e dalle associazioni Libera, Arci e Avviso pubblico. La prima esperienza è del 1994 quando, dopo le stragi di Capaci e di via D’Amelio, fu organizzata in dieci tappe nella sola Sicilia per tenere alta l’attenzione sul fenomeno mafioso e promuovere impegno sociale e progetti concreti. Dal 1996 è diventata nazionale, poi anche internazionale. Quest’anno, con il suo furgone con a bordo volontari e materiale illustrativo delle sue finalità, ha già attraversato Calabria, Basilicata, Campania, Lazio.
A Perugia è arrivata dopo Avellino, per proseguire per Fano e successivamente in Emilia Romagna e Toscana. La prima parte del viaggio si concluderà a Bruxelles il 30 giugno. Ripartirà a settembre con altre tappe in Italia e poi anche in Belgio, Spagna, Malta, Romania, Germania e Francia.
Ad attenderla a Perugia nel pomeriggio di sabato c’erano, con bandiere e cartelli, volontari dell’associazione Libera contro le mafie, con il suo cordinatore regionale Walter Cardinali, sindacalisti e un furgone dell’Unità di strada di Perugia che si occupa dell’aiuto e della assistenza a persone con dipendenza da stupefacenti. “Cerchiamo – ha detto Sara dell’Unità di strada – di prenderci cura degli ultimi, persone emarginate e abbandonate dalla società che talvolta hanno anche soltanto bisogno di essere ascoltate e di raccontare a qualcuno il loro dramma”. A loro, italiani e stranieri, l’Unità, gestita dalla cooperativa Borgorete, offre anche la possibilità di usufruire dei servizi del centro diurno di accoglienza di via del Giochetto, della mensa di via del Roscetto e di un ostello in via Romana.
Una società che vuole davvero sconfiggere le mafie – è stato sottolineato durante la manifestazione – deve preoccuparsi anzitutto di essere inclusiva, a partire da tutti coloro che vivono “lontani dal centro” non solo nel senso della distanza fisica: i marginali, i periferici appunto, siano essi persone, comunità intere o popoli. Perché, se i luoghi periferici sono il tessuto più vulnerabile all’infiltrazione mafiosa, alla sua violenza e sopraffazione, sono però anche i “luoghi” in cui resistere e partire per autorigenerarsi.