L’eco si va smorzando e i toni si attenuano. Ma gli schieramenti non hanno arretrato di un passo e stanno portando a galla contraddizioni, ipocrisie, pregiudizi, provocando anche qualche resa dei conti all’interno di partiti. La resistenza è più dura tra coloro che non hanno capito (e lo hanno confessato) come sia stato possibile che un 75 per cento di cittadini elettori non abbia seguito l’esempio di Ciampi e di Prodi, non abbia ascoltato gli inviti dei radicali, puri e suadenti, dei democratici di sinistra accompagnati dagli scienziati e intellettuali organici, da alcune attrici e soubrette molto popolari dello spettacolo, non abbia neppure dato ascolto ai grandi giornali come Repubblica, Corriere della Sera, Stampa e altri, non si sia fatto trascinare da trasmissioni di parte e neppure dalla patetica chiamata alle urne di Enzo Biagi. E non abbia neppure valutato con rispetto la scelta di Fini o della Prestigiacomo ministra delle pari opportunità, e neppure del liberale avvocato Biondi. Insomma Sartori, tanto per citarne uno tra tutti, massimo filosofo della politica, non ha capito e ha detto che una massa di cittadini pari al 75 per cento, svariati milioni, sono indecifrabili dal punto di vista politico, non collocabili, non valutabili, perché si sono dissolti come nebbia al sole non andando a votare. Sarebbe stato bello e più evangelico, dice, se avessero detto un sì o un no. Non si è accorto che tutta questa gente non ha detto solo un no, ma ne ha detti due, due no, come abbiamo ormai spiegato fino alla noia. Ma quello che non hanno capito o voluto capire tutto questo fior fiore di intelletuali e opinion leader, l’ha capito la gente comune, trascinata, questa volta sì, da altra gente consapevole e preparata che ha fatto da traino e da vettore di un movimento a favore della verità della comunicazione e del rispetto della vita fin dal suo primo sorgere. È bastato che uno avesse dato il ‘la’ perché il coro partisse con le sue mille voci. Chi è stato dentro questo coro, come una delle tante voci, sa che queste erano veramente migliaia e tutte intonate. Diverse nell’intensità, nel timbro, nel ritmo, ma non nel tono che è risultato unisono e chiaro, come il ritornello di un salmo responsoriale: quando inizia la vita di un essere umano non si deve fermare, non si deve distruggere, non si deve usare per fini diversi da quello di compiere il naturale processo della sua esistenza. Un famoso testo del Concilio afferma che l’essere umano è l’unica creatura che Dio ha voluto per se stessa. Da questo principio deriva l’alto principio di morale filosofica secondo cui l’essre umano è sempre da considerare come fine e non come mezzo.La memoria dei giorni 12 e 13 giugno 2005 rimarrà a lungo e sarà rievocata in molte occasioni: come ammonimento per coloro che hanno perduto il contatto con la gente; come motivo di incoraggiamento per i cattolici quando dovranno prendere coraggio per combattere battaglie di civiltà. Qualche nostro lettore ci scriveva tempo fa auspicando che il gigante (il mondo cattolico) si svegliasse e un altro invocava un segnale per questo risveglio. Forse ci siamo. Oltre la memoria si può nutrire una speranza.