di Daris Giancarlini
“Ah, quelle scale del nostro duomo…”: anche nel corso dell’ultimo incontro con i giornalisti per la festa di san Francesco di Sales, il card. Bassetti, da Pastore che osserva con attenzione la vita della propria comunità, non aveva mancato di fare un accenno a questo luogo fisico ultrasecolare che è al contempo platea e teatro della vita perugina.
Nelle 24 ore che dura un giorno, su questi gradini siedono e si ritrovano ragazzi di ogni nazionalità, persone di ogni età e provenienza, residenti e turisti: per guardare da una postazione privilegiata le meraviglie di piazza IV Novembre, scambiare due chiacchiere, mangiare un panino e scattare fotografie.
Ma non c’è, purtroppo, solo questo aspetto “civile’ di chi occupa la scalinata della cattedrale. Dove lo stesso cardinale ha raccontato che qualche anno addietro si recava, in incognito, specie nelle sere d’estate, per parlare direttamente con quei giovani che in questo spazio hanno l’abitudine di bere fino a ubriacarsi, oppure vengono in cerca di chi spaccia droga.
Quella scalinata è stata teatro di risse violente, ma anche del gesto di John Kercher (padre di Meredith, la studentessa inglese uccisa nel 2007 in una casa di Perugia, dove studiava) che in questo luogo depositò una rosa in memoria della figlia. Uno spazio della città, le scale del duomo, dove scorre la vita. Che forse dovrebbe essere maggiormente custodito, per evitare che il degrado prevalga sulla civiltà.