In questi giorni si celebra in in tutta la Chiesa la solennità di Tutti i santi. Di tutti. Non solo e non tanto di quelli proclamati tali dai Papi e messi nell’elenco (canonizzati, posti nel canone cioè) ed anche nel calendario liturgico, ma di quanti, innumerevoli, sono stati (o sono) veramente santi, forse nascosti o anonimi, non di rado incompresi. I santi, tutti – si sa -, sono dono di Dio, sono modelli, sono intercessori. La festa di questi giorni, più specificamente, è stata proclamata dalla Chiesa italiana Giornata della santificazione universale, alla quale quest’anno è stato dato il titolo: ‘La Chiesa madre di santi’. È infatti nella Chiesa, visibile o invisibile, che la persona umana accoglie la grazia di Dio e la lascia crescere in sé, legandosi sempre di più al Signore, ponendola e ponendosi a servizio degli altri. Ma di solito ci si accosta al tema della chiamata alla santità con un tal quale senso di massimalismo, quasi fosse un mondo utopico di sogno o come particolarissima eccezionalità. Tutti, tutti siamo chiamati alla santità: certamente secondo la situazione personale di ciascuno, ma senza pensare che la santità consista nel compiere opere eccezionali. Questa santità è appropriato chiamarla santità della quotidianità (non in un senso riduttivo, s’intende). Tanti ricorderanno l’insegnamento della ‘piccola via’ di santa Teresina o della Filotea di san Francesco di Sales. I bambini – santi come bambini, s’intende -: Nemorina Meo di Roma, morta a sette anni, di cui è in corso il processo di beatificazione. I giovani, che aspirano con entusiasmo a cose grandi: Pina Suriano di Monreale e Alberto Marvelli di Rimini. Gli anziani, per i quali è il momento della preghiera contemplativa. Nella famiglia (gli sposi, i genitori, i figli – la famiglia Chiesa domestica): i coniugi Beltrame Quattrocchi di Roma. Nel lavoro e nella professione, che è fatica, ma servizio alla propria famiglia e alla società: Tinarelli a Terni, Moscati a Napoli. Nella scuola e nella cultura, nell’impegno sociale e nella politica: La Pira a Firenze. Nella festa, nel tempo libero, nel piacere, nella gioia. La santità nella salute, e in particolare nella malattia, nel dolore, nel lutto, nell’emarginazione, nel carcere, nell’esilio. Certamente la santità trova un luogo speciale nella vita consacrata coi valori evangelici della povertà radicale, nella verginità per il Regno, nell’obbedienza evangelica. In quanti sono ordinati nel sacramento del diaconato, del presbiterato, dell’episcopato; però non si dimentichi che povertà, castità, obbedienza sono valori evangelici validi per tutti, e così la partecipazione all’impegno pastorale è invito rivolto a tutti. La santità cresce nella preghiera e nella liturgia, nella catechesi e nell’approfondimento della fede, nelle opere di carità. Ma indubbiamente la santità ha come fari che ci orientano i santi canonizzati, posti dalla Chiesa stessa come modelli. Eminente stella che illumina e riscalda e invita alla santità è Maria santissima, immacolata, corredentrice, assunta. La Chiesa allora, certo, è madre di santi, e la Chiesa diviene effettivamente santa.
Santificazione universale
AUTORE:
' Franco Gualdrini