di Daris Giancarlini
Mahmood votato dalle élite, Ultimo sorretto dal popolo ma sconfitto dalla giuria di qualità e dai giornalisti… Per i tre-quattro poveri cristi che non hanno seguito il Festival di Sanremo, ricordo che Mahmood (italiano di padre egiziano e madre sarda) ha vinto con il voto decisivo delle giurie di esperti, mentre al televoto aveva ottenuto il 14 per cento.
Ultimo, giunto – a dispetto del nome d’arte – al secondo posto, aveva invece trionfato nel voto da casa, quello espresso via telefono. Ebbene, anche su questo esito il mondo della politica – e non solo – si è esercitato ad applicare le categorie alle quali adesso sembra non si possa sfuggire: quelle della contrapposizione sociale tra ‘alto’ e ‘basso’ , tra popolo e categorie privilegiate.
Con il sottinteso che l’alto e il privilegiato sta lì per sovvertire l’unica ‘verità vera’ che esiste, quella del popolo e, soprattutto, di chi dice di agire in suo nome. In più, Mahmood (che abita al Gratosoglio, periferia sud di Milano, e di nome fa Alessandro) ha un cognome implacabilmente nordafricano.
E anche questo non ha deposto a sua favore nei commenti seguiti alla sua vittoria. Ha vinto il Festival, ricordo ancora, dopo aver preso il 14 per cento al televoto; tutto sommato, c’è chi governa il Paese avendo ottenuto il 17 per cento alle urne. E poi – cantava Bennato anni fa – “sono solo canzonette”.