Dopo la riforma delle Province, potrebbe toccare alle Regioni. L’ultima proposta – presentata da due parlamentari del Pd il mese scorso – prevede di ridurle a 12, creando quindi una “macroregione appenninica” della quale dovrebbe fare parte anche l’Umbria.
Un processo che, se mai partirà concretamente, sarà necessariamente lungo, e che vede confrontarsi principalmente due ipotesi: Umbria e Marche insieme, oppure Umbria con la Toscana e un po’ di Lazio. “L’Umbria però – ha detto la presidente Catiuscia Marini – non ci sta a finire in una sorta di tentativo di spezzettamento che mortifichi la sua identità. Vogliamo, al contrario, essere protagonisti di questo dibattito, portando un nostro positivo contributo. E non ci piace che qualcuno, nelle chiuse stanze, ridisegni la nuova carta geografica delle Regioni italiane”. Invece la riforma delle Regioni – ha detto ancora – dovrà “partire dal basso, favorendo e privilegiando l’integrazione tra territori limitrofi”.
Come avvenuto la settimana scorsa a Terni, con la firma di due protocolli di intesa su sanità e promozione turistica tra Umbria e Lazio da parte dei presidenti delle due Regioni: la Marini appunto e il suo collega Nicola Zingaretti.
“Con questa iniziativa – ha detto la governatrice – vogliamo perseguire innanzitutto l’obiettivo di realizzare un ‘federalismo solidale’ che promuova una maggiore integrazione tra territori al fine di migliorare i servizi per i cittadini e al tempo stesso produrre significative economie di spesa. Una integrazione tra territori limitrofi – ha sottolineato ancora -, nel rispetto delle loro naturali e storiche connessioni, che qui a Terni sono con le province laziali di Rieti e Viterbo, mentre per altre aree dell’Umbria sono con la Toscana a nord e con le Marche sul versante appenninico”.
Anche per il presidente Zingaretti questi due protocolli di intesa tra Umbria e Lazio sono un “esempio italiano” di come si possono riformare le Regioni e il loro ruolo. “Questo – ha affermato – è un inizio concreto di una sperimentazione della collaborazione interregionale che ha anche come obiettivo il superamento dei limiti che ha oggi il regionalismo italiano. Persone, merci, imprese, tutto in questo tempo si muove a prescindere dai confini regionali, mentre le istituzioni regionali restano ingabbiate in una rigido schema amministrativo. Con questi atti – ha concluso Zingaretti – vogliamo anche dimostrare come sia possibile spendere meno e al tempo stesso migliorare i servizi offerti ai cittadini”.
Insomma, per i due governatori serve una maggiore integrazione tra territori confinanti. Per impiegare meglio le risorse pubbliche e offrire servizi migliori. Lo stesso obiettivo di chi, giustamente, vuole riformare le Regioni per ridurre i tanti sprechi denunciati negli ultimi tempi. Anche senza modificarne i confini.
I protocolli: stesse tariffe per la sanità e promozione comune del turismo religioso
L’80% del bilancio delle Regioni è assorbito dalla sanità: Umbria e Lazio vogliono collaborare per spendere meglio questi soldi con “reti di servizi da riorganizzare in modo integrato in ambito sovraregionale”. Anche “con la mobilità di équipe di professionisti” che si spostino da una regione all’altra e con la possibilità, nei casi di urgenza, di utilizzare l’ospedale più vicino, che sia in Umbria o in Lazio. Tra gli impegni assunti con il protocollo, anche quelli di favorire “l’integrazione fra professionisti delle due regioni” e di giungere gradualmente a tariffe comuni. Da Roma ad Assisi e Norcia: per il turismo si prevede lo sviluppo di “azioni comuni promozionali verso i mercati turistici europei e del Sud America, con particolare attenzione ai percorsi religiosi, coinvolgendo opportunamente tutte le realtà territoriali di riferimento, in particolare l’organizzazione, valorizzazione e promozione di itinerari interregionali di particolare valore storico, artistico, ambientale, spirituale, quali la ‘Via di Francesco’, la ‘via Lauretana’ e la Via Benedicti”. È previsto, inoltre, il “potenziamento dell’attrattività dell’offerta archeologica, con la promozione degli itinerari etruschi”, già definiti in accordi tra le Regioni Umbria, Lazio e Toscana. Saranno attuate “azioni mirate” con particolare riferimento al mercato cinese e russo, e verranno sviluppate sinergie tra gli operatori turistici umbri e i più importanti tour operator presenti a Roma.