Terni celebra il suo patrono San Valentino, noto in tutto il mondo anche come protettore degli innamorati. Già da giorni, nella città dell’acciaio, sono tanti gli appuntamenti che hanno preceduto la giornata dedicata al santo, appunto il 14 febbraio, giorno della morte di Valentino. Il fine settimana dedicato alla festa di san Valentino, si è aperto con uno dei momenti più significativi delle celebrazioni religiose: la festa della promessa dei fidanzati nella basilica di San Valentino. Una promessa d’amore che hanno pronunciato circa 40 coppie di fidanzati provenienti da Terni e varie parti dell’Umbria, da Roma, Anzio, Pisa, dalle Marche e Abruzzo, davanti all’urna del Santo dell’amore, sabato nella solenne celebrazione presieduta dal mons. Francesco Antonio Soddu vescovo di Terni-Narni-Amelia. Una cerimonia che suggella ancora di più il legame tra san Valentino e i fidanzati che diranno il loro “sì” entro l’anno, con la testimonianza di un Santo che parla di amore fedele e paziente, un amore attento, generoso e rispettoso, che è patrono dell’amore sponsale e della famiglia cristiana, fondata sul sacramento del matrimonio.
Celebrazioni religiose
Lunedì mattina, alle 11, la celebrazione della Festa di San Valentino, presieduta da monsignor Domenico Sorrentino, vescovo di Foligno. Al termine, la benedizione e inaugurazione della vetrata “Ordinazione di San Valentino da parte di San Feliciano”. Domenica mattina, invece, è stata celebrata nella cattedrale di Terni la festa del patrono della città, San Valentino. La solenne celebrazione di San Valentino si è conclusa con la processione cittadina dalla cattedrale alla basilica di San Valentino, lungo le vie di Terni, con il passaggio davanti al palazzo Comunale, la chiesa del Sacro Cuore a Città Giardino e quella di Santa Maria del Carmelo al quartiere Italia, fino al colle dove si trova la chiesa che custodisce le reliquie e la memoria del Santo. La processione è stata accompagnata dai gonfaloni del Comune, Regione e Provincia e da quelli delle confraternite, insieme ai rappresentanti di movimenti e associazioni diocesane, dal sindaco di Terni Latini, dalla presidente della Provincia Pernazza e dalle altre istituzioni civili e militari presenti alla celebrazione del pontificale. Sul sagrato c’è stato il saluto del presidente dell’Azione Cattolica diocesana Luca Diotallevi che ha evidenziato l’insegnamento della Chiesa nel tenere in grande considerazione il bene comune: “Volere il bene comune e adoperarsi per esso è esigenza di giustizia e di carità. Impegnarsi per il bene comune è prendersi cura e avvalersi di quel complesso di istituzioni che strutturano giuridicamente, civilmente, politicamente, culturalmente il vivere sociale, che in tal modo prende forma di Città. E allora sì che strade e muri, fogne, piazze e negozi, scuole, fabbriche, carte, leggi e bolli, urne elettorali e “poltrone”, vigili, poliziotti e carabinieri, soldi e libri, cemento, ferro, legno, vernice e inchiostro possono diventare sostanza d’amore. Lo possono, se diventano la materia di una Città libera, aperta ed inclusiva, lo possono quando sono mosse e incontrano fame e lacrime, solitudine e dolore, talenti in cerca di espressione e istanze di libertà e di diritto”.
L’omelia di Soddu
“Sta davanti a noi il bell’esempio, fulgido, fresco e attuale di San Valentino che, amandoci come figli, ci incoraggia a non avere timore e perciò a nutrire il sentimento puro dell’amore” ha detto il vescovo durante la sua omelia di domenica. “Egli – ha proseguito il presule – offre pertanto anche oggi alla nostra città – così come nella tradizione – una rosa rossa. Una rosa, che andando ben oltre un ipotetico vago e fugace sentimento di infatuazione, indica una strada: quella che dagli occhi si dirige e si tuffa nel cuore e lo orienta verso l’amore vero; l’amore grande che sostanzialmente mira alla costruzione di un bene grande e totalizzante – proprio com’è l’amore – ossia il bene comune”. Durante il pontificale il sindaco Leonardo Latini ha acceso la lampada votiva e pronunciato l’atto di affidamento della città al santo patrono. Quindi la preghiera a San Valentino, per la città, per i lavoratori, per la città sia luogo di confronto intellettuale rigoroso, franco, gentile e paziente. “Valentino, intercedi perché anche noi, come te, se necessario, abbiamo la forza di combattere senza riserve e senza paure contro ogni potere che facendosi assoluto e sovrano tenti di trasformare la Città, la nostra città o un’altra città, in una Babilonia di oppressione e conformismo e perché non dimentichiamo mai che chi è cittadino o cittadina di una città, è cittadino o cittadina di ogni città”. È seguita la benedizione finale del vescovo Francesco Antonio Soddu che ha donato alla basilica di San Valentino un anello episcopale dono di una famiglia di Sassari come successore del vescovo Valentino. L’urna è stata quindi riposta all’interno della basilica alla venerazione dei fedeli.
La storia di San Valentino
San Valentino, vescovo e martire, oltre ad essere il patrono di Terni è considerato patrono degli innamorati e protettore degli epilettici. Valentino nacque a Terni da una famiglia patrizia nel 176, fu poi convertito al cristianesimo e consacrato vescovo della città dell’acciaio nel 197, a soli 21 anni. Il suo zelo non poteva passare inosservato ai pagani. Fu cercato ed arrestato. I soldati, dopo averlo malmenato, lo condussero al tribunale del prefetto che lo condannò alla decapitazione eseguita da un soldato romano il 14 febbraio del 270. Papa Giulio I fece edificare in suo onore una basilica a tre navate presso ponte Milvio di cui rimangono solo alcuni resti, però le sue reliquie si conservarono nella chiesa di San Prassede. Successivamente vennero probabilmente traslate sulla collina di Terni, nei pressi di una necropoli. Sul luogo sorse nel IV secolo la Basilica di San Valentino nella quale attualmente sono custoditi, racchiusi in una teca, i resti del santo.
La leggenda di Sabino e Serapia
Sabino, era un giovane centurione romano che s’innamorò di Serapia, una ragazza di religione cristiana. I due giovani decisero di sposarsi ma la famiglia di Serapia negò il consenso. I due ragazzi si rivolsero dunque al Vescovo Valentino. Sabino, però, non essendo battezzato, per amore di Serapia accettò di compensare la mancanza con il sacramento impartito da Valentino. Iniziarono allora i preparativi per festeggiare il battesimo di Sabino e le imminenti nozze. I due ragazzi erano molto felici ma Serapia contrasse una grave malattia. La ragazza fu colpita da una grave forma di tisi e si aggravò fino ad essere vicina alla fine. Sabino, disperato, chiese subito a Valentino di essere battezzato al più presto e di unirlo in matrimonio con Serapia prima che lei morisse. Valentino, commosso, battezzò il giovane e lo unì in matrimonio al capezzale di Serapia. La leggenda vuole che quando Valentino alzò le mani al cielo per benedire la loro unione, un improvviso sonno beatificante avvolgesse i due giovani per l’eternità. Un’altra leggenda vuole che San Valentino avrebbe donato a una fanciulla povera una somma di denaro, necessaria come dote per il suo matrimonio, che, senza di questa, non si sarebbe potuto celebrare, esponendo la ragazza, priva di mezzi e di altro sostegno, al rischio della perdizione. Il generoso dono – frutto di amore e finalizzato all’amore – avrebbe dunque creato la tradizione di considerare il santo vescovo Valentino come il protettore degli innamorati.